Il racconto

Dossier, donne e gelosie: la taranta dei sottosegretari. Ma ora Draghi ha fretta

Il M5s è alla lotta nel fango tra veleni e posti che non tornano, Salvini va da Draghi per scansare Giorgetti, traffico impazzito nel Pd e in Forza Italia

Simone Canettieri

Ultima stretta per il sottogoverno. Il premier vuole chiudere e intanto pensa al nuovo dpcm. Con l'altolà di Speranza: niente azzardi

Montecitorio, sole che batte sul palazzo in fibrillazione. In cortile:  capannelli di deputati in cerca di un posto da sottosegretario. Mosche in un bicchiere. Agitatissimi. Non parlano d’altro. C’è chi millanta. I furbi smentiscono. C’è chi scherza.

 

Il grillino Luigi Iovino,  arrivato qui nel 2018 con una Panda   tutta scassata da San Paolo Belsito (Napoli): “Mi  mette tra i papabili? Così  poi appena esce la notizia dico:  non sono all’altezza. E ne esco  bene, non come i big che ci sperano, ma  saranno segati”. Primi accenni di primavera,  ultime code della politica. Intanto, soffiata: a Palazzo Chigi è stato avvistato l’economista Francesco Giavazzi.

 

Si capisce dunque come questi vasi che dovranno comunicare al momento sembrano così distanti. Qui o si fanno i sottosegretari o si muore, sembrano dire tutti gli aspiranti a un posto di sottogoverno. Ecco Stefano Buffagni, primo grillino a dire di sì Draghi, raro esempio di M5s  contro la decrescita e con fare da cummenda: era viceministro al Mise. Adesso rischia: o va alla Transizione ecologica o se la prende nel taschino.

 

Parentesi: i grillini si stanno letteralmente prendendo a morsi. Hanno dieci posti, una miseria dopo le scorpacciate fatte con Conte. Anche Luigi Di Maio sembra faticare a difendere i suoi. Trattative in mano a Vito Crimi.

 

Ecco, dov’è Vito Crimi? Sta a casa. Barricato. Forse per sfuggire a tutti quelli che lo cercano in queste ore. Troppi. Nei pressi del Pantheon passeggia il suo portavoce, Fabrizio Di Benedetto, che viene subito braccato da tale Patrizia Terzoni, deputata made in Fabriano, che in un marchigiano strettissimo gli fa: “Di’ a Vito di ricordarsi delle Marche”. E se ne va, senza nemmeno ascoltare la risposta del paziente giornalista. 

 

Il M5s ormai è una questione da addetti ai livori. Esce il nome del senatore Agostino Santillo al Mit? E  arriva puntuale una foto che lo ritrae come testimone di nozze di Valeria Ciarambino, grillina campana, in compagnia di Di Maio (altro testimone di nozze). Oppure, per dirne un’altra: Gilda Sportiello, fichiana, potrebbe andare al Sud. E subito una vocina maliziosa fa notare che  sarebbe “molto vicina” al vicecapogruppo M5s Riccardo Ricciardi. Il livello è questo. Bestiale. Primordiale. 

 

Meglio cambiare aria. La Lega, per esempio. Intorno alle 11 di mattina Matteo Salvini è stato chiamato a rapporto da Mario  Draghi a Palazzo Chigi. Hanno parlato di chiusure (che la Lega di governo approva) ma anche di aperture (che Salvini vuole). Ma poi certo il segretario del Carroccio si è presentato dal premier per parlare di sottosegretari e viceministri: “Siamo il primo partito italiano, non possiamo prenderne come il Pd”.

 

Dunque almeno nove. E dovranno essere tutti salviniani perché insomma non è possibile che Giancarlo Giorgetti adesso si senta il Re Sole: Lucia Borgonzoni, Vannia Gava, Claudio Durigon, Riccardo Molinari.

 

Inciso: Salvini in questa fase non ci sta a passare da secondo del suo vice, e quindi, come gli piace dire, ci mette la faccia. A partire da Draghi. La lista è nelle mani del paziente sottosegretario Roberto Garofoli. Che caos, che caldo,  tra le vie di una Roma senza turisti, ma piena di parlamentari alla ricerca dell’ultimo posto al sole. 

 

Rapido e brevilineo spunta da un vicoletto Peppe Provenzano, ex ministro  per il Sud. Per lui è complicata. Al contrario del collega, sempre del Pd, Enzo Amendola: radio-Trasantlantico dice che alla fine rientrerà nel governo   mantenendo la delega agli Affari europei. Non in quota Pd, bensì in quota Quirinale. Sarà vero? Meglio intanto registrare pure questa.

 

Perché il Pd è un altro caso pazzesco: gli toccano sei posti, ha il problema della donne e un congresso ben avviato in modalità Balcani. Nicola Zingaretti dice che se ne stanno occupando i tre capicorrente che nel dubbio sono tre ministri: Franceschini-Orlando-Guerini. Fate vobis, io penso ai vaccini nel Lazio.

 

Alla fine della fiera il segretario potrebbe non avere nemmeno un nome nella squadra di sottogoverno. Roberto Morassut seduto, solo soletto, su una panchina osserva questo folle cantiere: “Vediamo”. Era sottosegretario all’Ambiente.  

 

Scende la sera. Notizie da Palazzo Chigi: Draghi ha visto i capi delegazione in vista dell’informativa di oggi alla Camera di Roberto Speranza. Inoltre c’è da costruire il nuovo dpcm. E ci sarà da trovare una mediazione con l’ala aperturista leghista e forzista. Speranza ripete: “Niente azzardi, please”. Le varianti impazzite riguardano anche Forza Italia. L’altro giorno Antonio Tajani è stato a dir poco circondato dalle parlamentari azzurre. E lui per giocare d’anticipo: “Ragazze, facciamoci una foto ricordo”. Anche qui: sei posti. Di cui la metà devono essere donne. Francesco Paolo Sisto è in rampa per la giustizia, lo incrocia Alfonso Bonafede, sì l’ex Guardasigilli, e gli fa gli auguri. E Sisto si esibisce nel più classico dei gesti  apotropaici. Sgomma Vincenzo Spadafora che incrocia Bonafede. Questa è facile: ecco due reduci! Spadafora, che punta  ancora allo Sport, risponde: “Tiè!”.   Italia Viva non ha di questi problemi: gliene toccano due di posti (Faraone e Annibali).

 

O forse per questo Renzi qualche problema ce l’ha. Ma attenzione a Bruno Tabacci. L’altro giorno ha sussurrato a un amico: “Ma non mi vedresti bene come sottosegretario ai rapporti con il Parlamento?”. Tra oggi e domani Draghi chiude, si spera. Intanto bisogna registrare che ci sarebbe in palio anche un posto da vicepresidente della Camera. Forse per Forza Italia.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.