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“Carfagna ministro mi fa vomitare”. Parola di sardina pugliese

Michele De Feudis

La parabola di Alessandra Caiulo, cantante di pizzica e portavoce del presidente del Consiglio regionale pugliese: prima le accuse spavalde, poi le scuse con la coda tra le gambe. Dopo gli insulti alla Meloni un’altro caso di attacchi agli avversari politici

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Carfagna da vomito. Parola di sardina. Doveva rivoluzionare il linguaggio pubblico intossicato dalle sparate truci dei sovranisti e invece si esprime così: “Ma è brutto brutto se dico che mi viene da vomitare al solo pensiero della Carfagna ministro del Sud? Povera Italia mia, Carfagna, Brunetta, Gelmini, Giorgetti al Mise? Neanche io avrei saputo fare peggio”. Il post sui social è firmato dalla ex leader delle 6000 Sardine del Salento, Alessandra Caiulo, entrata nelle istituzioni dalla porta principale come portavoce del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone (Pd). Inevitabili le polemiche, le richieste di dimissioni e le scuse - vera piroetta dal sapore strumentale - per salvare il posto.

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Carfagna da vomito. Parola di sardina. Doveva rivoluzionare il linguaggio pubblico intossicato dalle sparate truci dei sovranisti e invece si esprime così: “Ma è brutto brutto se dico che mi viene da vomitare al solo pensiero della Carfagna ministro del Sud? Povera Italia mia, Carfagna, Brunetta, Gelmini, Giorgetti al Mise? Neanche io avrei saputo fare peggio”. Il post sui social è firmato dalla ex leader delle 6000 Sardine del Salento, Alessandra Caiulo, entrata nelle istituzioni dalla porta principale come portavoce del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone (Pd). Inevitabili le polemiche, le richieste di dimissioni e le scuse - vera piroetta dal sapore strumentale - per salvare il posto.

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La cronistoria della vicenda. Il post della Caiulo, pubblicato dopo la diffusione dell’elenco dei ministri del governo di Mario Draghi, ha suscitato un vespaio di polemiche. Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia e coordinatore in Puglia, è insorto: “Un portavoce che si allena in dichiarazioni lesive della dignità di ministri del governo del calibro di Carfagna, Gelmini e Brunetta, ignorando di servire l’intero ufficio di presidenza del Consiglio regionale, quest’ultimo composto anche da esponenti dello stesso partito dei ministri in questione, è evidentemente non all’altezza di ricoprire ruoli così delicati che richiedono terzietà”. D’Attis quindi la invita ad andare in scuole modello vecchie Frattocchie per evitare queste gaffe: “Chi fa dichiarazioni così pesanti sui social era più consono che lavorasse per un partito o una segreteria politica anche per acquisire la necessaria competenza”. Pure i meloniani evidenziano l’inadeguatezza del quadro emerso: “Aver scelto una militante politica in un ruolo così istituzionale è stata una leggerezza che non è possibile giustificare”.

 

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La Caiulo nei giorni scorsi era stata al centro di altre polemiche proprio per l’incarico ricevuto dalla Capone: un contratto con una indennità di 91mila euro lordi per tredici mensilità (quasi cinquemila euro netti ogni 30 giorni). Per regolamento doveva essere in possesso di “comprovata esperienza”, ma al di là del suo percorso giornalistico non memorabile, è nota soprattutto come voce solista nell’orchestra popolare della “Notte della Taranta”.

 

Per porre rimedio alla invettiva anti Carfagna, ecco il dietrofront della Caiulo: “Mi scuso se ho usato toni eccessivi nei confronti di alcuni Ministri di Forza Italia e della Lega, quando uno sbaglia lo deve ammettere. Faccio i miei migliori auguri di buon lavoro per il ruolo che sono chiamati a svolgere”. Il caso è chiuso, ma dopo gli attacchi alla Meloni dall’accademico toscano Giovanni Guzzini, sorge il dubbio che la missione delle Sardine per bonificare il lessico pubblico non si stata un successo. Anzi. La parabola di Santori e Co. sembra questa: nacquero rivoluzionari per introdurre il linguaggio gentile in politica e finirono triviali come gli hater che volevano contrastare

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