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L’eurodeputato Sofo lascia Salvini e va con la Meloni

Michele De Feudis

“Non sono un anteuropeista, ma il Carroccio non inciderà nel governo Draghi. Il Recovery? Ho votato a favore ma ho perplessità sulle condizionalità etiche”, ci dice il parlamentare europeo

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“Addio al progetto identitario nel Carroccio, dopo l’alleanza con Renzi, Di Maio e Zingaretti la mia strada è con i Conservatori, guidati da Giorgia Meloni in Europa”: Vincenzo Sofo, giovane eurodeputato eletto nella Lega (con 32mila preferenze nella circoscrizione meridionale), lascia il partito di Alberto da Giussano, rappresentando così la punta dell’iceberg del malumore di una parte degli elettori salviniani, poco convinti della repentina svolta governista del leader milanese. Il passaggio del parlamentare calabro-milanese è una nuova tappa del derby “a destra” tra Meloni e Salvini.

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“Addio al progetto identitario nel Carroccio, dopo l’alleanza con Renzi, Di Maio e Zingaretti la mia strada è con i Conservatori, guidati da Giorgia Meloni in Europa”: Vincenzo Sofo, giovane eurodeputato eletto nella Lega (con 32mila preferenze nella circoscrizione meridionale), lascia il partito di Alberto da Giussano, rappresentando così la punta dell’iceberg del malumore di una parte degli elettori salviniani, poco convinti della repentina svolta governista del leader milanese. Il passaggio del parlamentare calabro-milanese è una nuova tappa del derby “a destra” tra Meloni e Salvini.

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Con la fiducia pro Draghi non potevo rimanere nella Lega - spiega al Foglio Sofo, legato sentimentalmente a Marion Le Pen, ex parlamentare francese, nipote di Marine -. Sono stato da subito perplesso sull’apertura alle larghe intese, non per l’ex presidente della Bce, ma per le modalità con cui si è sviluppato il percorso”. “Sono entrato in Lega nel 2009 - racconta ancora - come reazione all’assenza di una alternativa al Pdl, una formazione più di centro che di destra: mi piaceva il coraggio di distinguersi nella coalizione. Questa era la mia stella polare, seguita dal centro studi de Il Talebano, che ha marcato una presenza identitaria nel Carroccio”.

 

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Sofo ci tiene a chiarire di non essere un antieuropeista: “Non ho votato a favore del Recovery da malpancista. Sono stato tra i primi nel gruppo Identità e democrazia ad aprire all’uso dei fondi Ue. Quelle risorse sono fondamentali per il Sud, che è impoverito ulteriormente dalla pandemia: quegli investimenti, usati per le Infrastrutture, sono una occasione per riunificare il Paese. Bisogna però evitare di non restare ostaggio delle condizionalità troppo pesanti: ho forti perplessità - connesse al piano europeo - legate alle condizionalità etiche e alle cessioni di sovranità al pensiero unico Lgbt, con effetti anche sulla legislazione nazionale".

 

L’addio alla Lega avviene senza polemiche (“nulla da rimproverare nulla a Giorgetti o Salvini, che stimo”): “La mia è una differenza di vedute strategiche, una scelta di coerenza con le mie idee personali. Nel nuovo governo la Lega potrà incidere poco. Poi “Identità e democrazia” a Bruxelles come gruppo sta perdendo coesione. Sono stato un convinto sostenitore, già dal 2013, della formazione di una federazione tra Lega e Fdi e ora questo percorso lo ritrovo nello spirito della famiglia dei Conservatori, dove convivono forze identitarie e partiti di destra conservatrice. Resto convinto che ci voglia una azione europea, per dare forza all’Europa latina”, conclude. Nelle scorse ore Sofo ha comunicato la sua adesione da indipendente ai Conservatori al capo delegazione Carlo Fidanza e al presidente del gruppo Raffaele Fitto: torna sotto le insegne della Fiamma, area nella quale ha mosso i primi passi politici quindici anni fa.

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