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Draghi parla, e i renziani già pensano al sogno del grande centro

Marianna Rizzini

Da Italia Viva a Forza Italia, passando per Azione e +Europa. Con la nascita di un intergruppo M5s-Pd-Leu "ci si aprono praterie", dice Rosato

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E' mattina, Mario Draghi è arrivato in Senato e sta per parlare. Intanto il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato, su Rai 3, commenta l'evento parlamentare del giorno prima, la costituzione di un intergruppo M5s.Pd-Leu, con la benedizione dell'ex premier Giuseppe Conte. Il tono è pacato, il senso è: bene, ci si aprono “praterie” (questo il termine usato da Rosato). Se alla nostra sinistra c'è un rassemblement a guida Cinque stelle, vorrà dire che i riformisti guarderanno a noi. E fa i nomi: +Europa con Emma Bonino, Azione con Carlo Calenda e “la parte moderata di Forza Italia”, con cui già è aperto il dialogo, dice Rosato.

 

Intanto, su Twitter, Roberto Giachetti, subito ritwittato da Luciano Nobili, ha inchiodato gli ex compagni Pd: “Scusate ma di che vi indignate per la scelta dell'intergruppo con M5s e LeU da parte del Pd. Dopo che hai indicato Conte nuovo leader dei riformisti e dopo aver detto o Conte o morte è una logica conseguenza. A chi resta nel Pd i miei auguri sinceri”. La sera prima, per la verità, nel Pd qualcuno aveva espresso perplessità, anche se il segretario Nicola Zingaretti, a “Cartabianca”, aveva difeso l'iniziativa al grido di “si crea un'area omogenea pre presidiare l'europeismo”. E però tre senatori pd, Tommaso Nannicini, Vincenzo D’Arienzo e Francesco Verducci, in una nota, avevano criticato le “forzature e fughe in avanti”. Per non dire di Matteo Orfini: “Intergruppi che guardano al passato hanno davvero poco senso”. E mentre Matteo Renzi, su Facebook, lodava in retrospettiva il se stesso che ha dato avvio alla crisi: “A chi ancora oggi si domanda: ma aveva senso aprirla? Rispondo semplicemente di leggere il discorso del nuovo Premier. E direte insieme a noi: si', ne valeva la pena”, la questione “grande centro”, rilanciata da Rosato, atterrava sul centrodestra agitato sotto la coltre di apparente uniformità: ci sono movimenti da Forza Italia verso “Cambiamo” di Toti, e c'è una parte di Forza Italia che ha mal digerito la lista dei ministri, con gli azzurri rappresentati da esponenti europeisti e moderati.

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E se Silvio Berlusconi aveva fatto capire che per FI voleva recuperare “una funzione trainante”, i renziani, in prospettiva, se l'operazione “grande centro” andasse in porto e li portasse a crescere nei numeri, avrebbero, in un futuro a medio termine, due fronti cui guardare per potenziali, future alleanze: da un lato la destra non più invisa alle cancellerie europee, dall'altra la parte di Pd insofferente verso la sudditanza alla linea Cinque stelle (per non dire di un Pd non più guidato da Zingaretti). E stesso Renzi, dopo il discorso di Draghi, lo ha detto oggi in chiaro in Senato: "Nei prossimi due anni ci sarà una riorganizzazione della politica. Se a sinistra si fa l'intergruppo Pd-M5s-Leu sulla linea Zingaretti-Bettini e i partiti a destra si europeizzano e diventato spendibili in Europa, al centro si apre un'area liberal democratica riformista che in Europa è rappresentata da Macron, Michel e Vestager…Italia viva si può fare promotrice e aggregatrice".

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