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La sfida del governo “tecnico-politico”: riscattare la competenza

Guido Tabellini

Negli ultimi anni i populisti hanno raccolto spesso i voti dei gruppi sociali più deboli. Il nuovo esecutivo dovrà invece dimostrare che conoscenza e preparazione possono essere al servizio di tutti, soprattutto di chi è rimasto più indietro

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In Italia e all’estero, il nuovo governo è stato accolto con grande compiacimento per la competenza e autorevolezza di molti ministri tecnici, a cominciare dal primo ministro. Implicita in questo giudizio è la valutazione che una parte rilevante dei politici italiani non sia all’altezza delle sfide da affrontare. Rispetto ad altre democrazie avanzate, l’Italia sembra meno capace di selezionare i suoi rappresentanti politici. Certamente la frequenza dei governi tecnici non depone a favore del nostro ceto politico. Vi sono paesi europei in cui i politici sono selezionati molto bene. La Svezia è una di questi. Uno studio recente di Dal Bó, Finan, Folke, Persson e Rickne sfrutta l’unicità dei dati svedesi, che riguardano non solo i titoli di studio e la professione dei candidati politici alle elezioni nazionali e locali, ma addirittura il loro quoziente di intelligenza e altri test attitudinali raccolti in occasione del servizio militare.

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In Italia e all’estero, il nuovo governo è stato accolto con grande compiacimento per la competenza e autorevolezza di molti ministri tecnici, a cominciare dal primo ministro. Implicita in questo giudizio è la valutazione che una parte rilevante dei politici italiani non sia all’altezza delle sfide da affrontare. Rispetto ad altre democrazie avanzate, l’Italia sembra meno capace di selezionare i suoi rappresentanti politici. Certamente la frequenza dei governi tecnici non depone a favore del nostro ceto politico. Vi sono paesi europei in cui i politici sono selezionati molto bene. La Svezia è una di questi. Uno studio recente di Dal Bó, Finan, Folke, Persson e Rickne sfrutta l’unicità dei dati svedesi, che riguardano non solo i titoli di studio e la professione dei candidati politici alle elezioni nazionali e locali, ma addirittura il loro quoziente di intelligenza e altri test attitudinali raccolti in occasione del servizio militare.

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I politici svedesi sono davvero selezionati tra “i migliori”: rispetto al resto della popolazione svedese, essi appartengono alla coda alta della distribuzione per istruzione, intelligenza, capacità di leadership, potenziale di guadagnare redditi elevati nel settore privato. In media, un parlamentare svedese ha caratteristiche attitudinali (intelligenza e capacità di leadership) e anni di istruzione analoghe a un amministratore delegato di un’impresa medio grande, e solo di poco inferiori a quelle di un medico o di un avvocato. Questa selezione positiva non è a scapito della rappresentanza sociale: i politici svedesi provengono da tutti i ceti sociali (al contrario di medici, avvocati o dirigenti d’azienda, che invece tipicamente vengono dai ceti più abbienti). Addirittura, i politici svedesi provengono dalla parte alta della distribuzione anche all’interno della famiglia, rispetto ai loro fratelli e sorelle! Cosa spiega questa capacità della Svezia di selezionare così bene i suoi rappresentanti politici? È difficile dire.

 

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Può essere autoselezione, con gli individui più dotati che seguono la vocazione politica. Forse i partiti sono particolarmente meritocratici, e scelgono la capacità anziché la lealtà. O forse è merito degli elettori, che privilegiano la competenza rispetto all’ideologia o all’interesse di parte. I dati svedesi rivelano anche un altro fatto interessante. C’è un’eccezione alla regola della selezione positiva dei rappresentanti politici: è il partito populista svedese, Sweden Democrats. Diversamente dagli altri casi, i candidati eletti nelle liste di questo partito sono selezionati negativamente rispetto al resto della popolazione, con riferimento a istruzione, vita lavorativa e altre caratteristiche personali. È probabile che l’associazione tra populismo e selezione negativa delle qualità dei politici non valga solo per la Svezia. L’amministrazione Trump è un altro esempio. E anche in Italia, l’emergere del populismo sembra essere stato accompagnato da uno scadimento della preparazione dei rappresentanti politici, se non altro perché i politici che si definiscono populisti sono nuovi e tipicamente in opposizione all’establishment e alle élite.

 

Ma se il populismo spesso porta a un peggioramento della qualità dei politici, non è solo per via dell’inesperienza. Vi è una ragione più profonda. I partiti populisti tipicamente rappresentano chi è stato lasciato indietro da globalizzazione e progresso tecnico, cioè chi è meno istruito e specializzato. Non è sorprendente se elettori delusi e privi di prospettive vogliono essere rappresentati da qualcuno come loro. Più che tra destra e sinistra, il conflitto politico oggi è tra vincitori e perdenti nella competizione scatenata dal progresso tecnico e dalla globalizzazione. L’istruzione e la specializzazione sono lo spartiacque di questo scontro. Paradossalmente, il boom dell’economia della conoscenza spinge i gruppi più deboli a scegliere politici meno preparati, perché questi meglio di altri sembrano in grado di rappresentare le loro istanze. Se è così, tra le molte sfide del nuovo governo “tecnico-politico”, ve ne è una da non trascurare: mostrare che la competenza e la preparazione possono essere davvero al servizio di tutti i cittadini, e possono fare la differenza anche e soprattutto per chi è rimasto più indietro.

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