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Il retroscena

Giorgetti è ministro e Salvini spara sul governo: giochi pericolosi nella Lega

Speranza, Ricciardi, Arcuri, Lamorgese, il Cts: a 48 ore dal giuramento la lista nera di Salvini è già lunghissima.

Simone Canettieri

Malessere nel Carroccio per la svolta pro Draghi voluta con forza dal braccio destro del segretario. Che nelle ultime sembra essere rimasto all'opposizione

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Sabato al Quirinale, sotto la mascherina, il più sorridente era lui: Giancarlo Giorgetti, commercialista di Cazzago Brabbia, ultimo reduce del celodurismo, forte tifoso del Southampton, ma ancora di più di “Cristiano Ronaldo”, come  chiama Mario Draghi.

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Sabato al Quirinale, sotto la mascherina, il più sorridente era lui: Giancarlo Giorgetti, commercialista di Cazzago Brabbia, ultimo reduce del celodurismo, forte tifoso del Southampton, ma ancora di più di “Cristiano Ronaldo”, come  chiama Mario Draghi.

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Da domenica ride anche Matteo Salvini. Solo che intanto   ha iniziato a sganciare missili terra aria sul governo:   Speranza,  Ricciardi,  Arcuri, sul Cts,  Lamorgese. Sorriso beffardo?  

E non si capisce dunque quanto sia il gioco delle parti, quello tra l’estroverso Capitano e il suo ombroso Richelieu, o quanto, questa volta, per la prima volta, le strade di “Matteo” e “Gianca” potrebbero se non dividersi, magari allontanarsi un po’. Bisogna aspettare, certo. Ma intanto occorre raccogliere un po’ di indizi sparsi qua e là. In queste ore nella Lega c’è abbastanza caos: tutti dicono che alla fine lo sconfitto sia stato proprio Salvini. Tre ministri ha preso la Lega e nessuno dei tre è diretta emanazione del segretario: Erika Stefani è vicina a Luca Zaia, Giorgetti è Giorgetti, Garavaglia è Giorgetti.

Adesso, l’attenzione si sposta sui posti di sottogoverno. Quanti saranno i salviniani, quelli che prendevano l’ombrellone al Papeete per pranzare, toccare, fare accendere una sigaretta all’allora ministro dell’Interno e quanti saranno invece i solidi amministratori della vecchia guardia che quante ne hanno viste dai tempi dell’Umberto e di Berlusconi?

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In Lombardia in queste ore vedono i pianeti allinearsi: c’è la filiera dello Sviluppo economico che da Roma, con il neo ministro Giorgetti, arriva fino al Pirellone con il suo braccio destro Guido Guidesi, entrato nella giunta di Fontana per dare, con Letizia Brachetto Moratti, una sterzata alla locomotiva d’Italia finita su un binario morto. E quindi  lo scenario sarebbe ideale.  Ma a Roma si percepisce malessere qua e là. Alla Camera chi parla con il capogruppo Riccardo Molinari riferisce di sfoghi incredibili: “Ma dove andiamo con questo governo? Ma chi ce lo ha fatto fare? Ma tanto duriamo poco”.
 

Molinari è un abile oratore del Carroccio, piemontese, molto vicino al segretario. Parlerà così perché non è diventato ministro? O è convinto di ciò che dice. O peggio: raccoglie, riferisce e interpreta lo stato d’animo del segretario? Salvini, come si sa, da un po’ di tempo si è tolto la felpa. E gira con dei maglioncini, così casual e rassicuranti misto lana e cachemire, dove non trova spazio nemmeno la spilletta di Alberto da Giussano. E intanto ride, certo.  Ma nelle ultime 36 ore, da quando cioè ha giurato il governo, non fa altro che andare in batteria contro l’esecutivo. Ieri alle 19.28 se l’è presa “con le vergognose code per i controlli dell’Austria sui nostri camionisti”. Per dire. 

Ma è la coda, anche questa, di una giornata passata a picchiare come un fabbro sul governo per la vicenda dello stop agli impianti sciistici. Una roba stupenda. Una versione della Lega, di lotta e di governo, che a sinistra ricorda la stagione di Rifondazione. Nel dubbio anche Massimo Garavaglia, neo ministro del Turismo, ha attaccato Speranza: “La sua ordinanza è una mancanza di rispetto”.

E mentre lo diceva c’era però Gian Marco Centinaio, già titolare del Turismo, che proprio al Foglio spiegava che per la Lega aver preso questo dicastero “è stato un errore”. E che lui, Centinaio, nel dubbio non farà il sottosegretario alla Salute. Sotto la cenere cova qualcosa di più di una semplice strategia, di un gioco di specchi tra chi sta dentro (al governo) e chi ne è rimasto fuori. Di sicuro questo tramestio preoccupa un po’ tutti i partiti della maggioranza, ma più di tutti il Pd.

Non a caso al Nazareno continuano a far passare la teoria secondo la quale Salvini ci sarebbe rimasto male, malissimo per l’esclusione dal governo a favore del suo vice e braccio destro, che tanto ha fatto per far nascere questo esecutivo a guida Draghi. O forse è stato direttamente il premier che nello scegliere i nomi e dovendo maneggiare la Lega, con le sue mille pulsioni kriptoniche, ha fatto la cosa più normale: ha scelto l’ala moderata ed europeista, più riflessiva e meno social (quella di Giorgetti, appunto che non sta nemmeno su Facebook).

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Ah, a proposito: ieri sera il ministro dello Sviluppo economico è stato avvistato a Palazzo Chigi. Il gioco dei sospetti è fin troppo facile così come quelle umane gelosie.  Sentite questa: gli uomini di Salvini mesi fa per accreditare Matteo leader responsabile dicevano che la rottura del Papeete con Conte non fu lui a volerla. Ma indovinate chi?

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