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Misurarsi sui contenuti

È venuta l’ora di riscoprire l’importanza dei corpi intermedi

Sergio Silvestrini

Il sondaggismo continuo dell’ultimo decennio non può sostituire le relazioni tra eletti e rappresentati

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Nel futuro immediato dell’Italia ci sono la gestione dell’emergenza sanitaria ed economica ma la prospettiva del paese non può ignorare l’evoluzione politica recente e cercare di leggere cosa rimanga della verticalizzazione e della personalizzazione delle decisioni. È auspicabile lasciarsi alle spalle il decennio della disintermediazione che le forze politiche hanno declinato in modi diversi ma con lo stesso filo conduttore: il rapporto diretto tra eletti e rappresentati, tra capo e popolo. Una visione miope di finta efficienza che ha mascherato la progressiva impotenza della politica davanti alle profonde e rapide trasformazioni. Le stesse letture fenomenologiche sulla crisi politica ed economica come la fine delle ideologie e la società liquida non offrono strumenti capaci di individuare risposte efficaci.

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Nel futuro immediato dell’Italia ci sono la gestione dell’emergenza sanitaria ed economica ma la prospettiva del paese non può ignorare l’evoluzione politica recente e cercare di leggere cosa rimanga della verticalizzazione e della personalizzazione delle decisioni. È auspicabile lasciarsi alle spalle il decennio della disintermediazione che le forze politiche hanno declinato in modi diversi ma con lo stesso filo conduttore: il rapporto diretto tra eletti e rappresentati, tra capo e popolo. Una visione miope di finta efficienza che ha mascherato la progressiva impotenza della politica davanti alle profonde e rapide trasformazioni. Le stesse letture fenomenologiche sulla crisi politica ed economica come la fine delle ideologie e la società liquida non offrono strumenti capaci di individuare risposte efficaci.

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La disintermediazione non ha riguardato soltanto i corpi intermedi come i partiti e le forze sociali e l’associazionismo in senso ampio. Si è manifestata in modo confuso anche sull’impalcatura istituzionale sul pensiero che ci riporta alla Rivoluzione francese, al tentativo di spazzare via qualsiasi cosa si frapponga tra l’individuo e lo stato. La cancellazione delle province, il tentativo di marginalizzare le camere di commercio e di abolire il Cnel, la stessa riduzione del numero dei parlamentari rispondono all’idea di semplificare la governance delle società aperte e complesse per poter rispondere in modo tempestivo ai cambiamenti e alle esigenze dei cittadini. Le forze sociali sono state additate come ostacolo e intralcio alla governabilità mentre la storia dell’ultimo quarto di secolo mostra che la rinuncia alla funzione dell’intermediazione ha prodotto il più lungo periodo di ingovernabilità dell’Italia.

 

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Nella storia della Repubblica tutti i periodi in cui la mediazione è stata accantonata il paese ha sperimentato profonde crisi sociali e politiche prima ancora che economiche. Si è immaginato di rispondere alla frammentazione politica e sociale con il centralismo decisionale che ha subito evidenziato l’incapacità di leggere la società. Il sondaggismo continuo e l’irruzione dei social media hanno mostrato i limiti fisiologici della tecnologia che non può sostituire la capacità di relazioni, la presenza sul territorio. La verticalizzazione e la personalizzazione della politica hanno deformato anche lo stesso consenso che è diventato sempre più strumentale e poco convinto contribuendo a minare la coesione sociale. I corpi intermedi vantano autorevoli estimatori, da John Maynard Keynes a un liberale come Luigi Einaudi. Più recentemente il presidente della Repubblica Mattarella ha richiamato la classe politica a una maggiore attenzione verso le rappresentanze sociali che svolgono un ruolo molto importante che “supera la pur fondamentale dimensione delle relazioni del lavoro, perché riguarda in realtà anche la salute del tessuto democratico del paese”. Ascoltare i corpi intermedi significa ascoltare gli italiani, emarginare la mediazione rende più vulnerabili i cittadini.

 

La stessa Commissione europea nel Next Generation Eu richiama in modo esplicito il processo di concertazione, riconosce come determinante il contributo delle forze sociali e della società civile nella definizione dei piani nazionali e nella loro implementazione. Non è una concessione liturgica ma il riconoscimento di un ruolo e l’affidamento del compito di svolgere la funzione di collante. Tanto più rilevante per un tessuto produttivo diffuso e articolato che necessita di momenti di sintesi. Anche la nostra Carta costituzionale si ispira al criterio guida di valorizzare l’essere umano non solo come individuo ma come persone in relazione. L’intera Costituzione è una fonte costante di indicazioni e protezioni in ordine alle “relazioni”, dai rapporti economici a quelli sociali.



Puntare al bene comune. L’effimera epoca della disintermediazione non è l’effetto della crisi della rappresentanza. Anzi, la pandemia ha evidenziato la vitalità delle forze sociali, la loro capacità di ascolto e di conoscenza delle specificità territoriali e settoriali superando qualsiasi suggestione corporativa ma ponendo la barra sul bene comune. È stato il sistema della rappresentanza a evidenziare a governo e Parlamento una serie di correzioni ai vari provvedimenti nell’emergenza pandemica per rimediare a dimenticanze ed errori grossolani frutto dello scollamento tra l’apparato pubblico e i cittadini. Tuttavia occorre riconoscere che anche le forze sociali non sono immuni da responsabilità. Su tutte aver immaginato la mediazione come un percorso lineare e in alcuni momenti non aver resistito alla cultura del risultato a breve termine. Anche i corpi intermedi devono dimostrare di essere all’altezza della sfida.

 

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Misurarsi con i bisogni e le aspettative del paese non significa reclamare un posto ai tavoli di confronto ma elaborare proposte e progetti da mettere a disposizione delle istituzioni. Significa vigilare attentamente affinché le riforme non scompaiano tra le nebbie nella fase di attuazione. Oggi va recuperato e rinnovato questo spirito che ha segnato i tornanti della storia repubblicana. La rappresentanza deve essere esigente con la politica che a sua volta deve essere uno stimolo per un profilo alto della rappresentanza innescando un circolo virtuoso per far vincere l’Italia. La tensione dialettica tra rappresentanza e politica deve misurarsi sui contenuti e non su formule liturgiche di cui nessuno ha più nostalgia. Il panorama davanti a noi offre l’opportunità di far rinascere la mediazione, attraverso il mutuo riconoscimento e uscendo dall’equivoco della rappresentanza molecolare. Non si tratta di riaprire i tavoli della concertazione immaginando di tornare a un mondo che non esiste più. Per noi della Cna significa creare un sistema al quale contribuire con i valori della partecipazione, con la reputazione, la credibilità e con il senso della responsabilità. Sono i beni fondamentali per la rinascita dell’Italia.

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*Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA

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