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La credibilità della svolta

Il "nuovo" Salvini visto dalla vecchia Lega. Parlano Pagliarini e Castelli

Dal Papeete a Draghi, ma fino a quando?

Marianna Rizzini

"Non è che la Lega abbia poi fatto questa svolta enorme, e Salvini sta con Draghi perché gli conviene", dice Pagliarini. "E' l'Europa a essere cambiata, non la Lega", dice Castelli

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La Lega vista dalla Lega. O meglio Matteo Salvini visto dalla Lega d'antan, nel momento in cui ci si domanda, davanti alla svolta “europeista” vera o presunta del leader della Lega, se il medesimo stia facendo politica-politica, dimenticando la fase Papeete, oppure no. E' un Salvini “europeista” credibile sulla lunga distanza oppure un Salvini che alla prima occasione può tornare sovranista, per riflesso condizionato da Dottor Stranamore? Giancarlo “Mimmo” Pagliarini, anche detto “Paglia”, storico dirigente del Carroccio nonché ministro del Bilancio nel 1994 con Silvio Berlusconi (poi uscito dal partito) guarda la realtà e dal suo punto di vista, che non coincide certo con quello del Salvini del Papeete, va bene così.

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La Lega vista dalla Lega. O meglio Matteo Salvini visto dalla Lega d'antan, nel momento in cui ci si domanda, davanti alla svolta “europeista” vera o presunta del leader della Lega, se il medesimo stia facendo politica-politica, dimenticando la fase Papeete, oppure no. E' un Salvini “europeista” credibile sulla lunga distanza oppure un Salvini che alla prima occasione può tornare sovranista, per riflesso condizionato da Dottor Stranamore? Giancarlo “Mimmo” Pagliarini, anche detto “Paglia”, storico dirigente del Carroccio nonché ministro del Bilancio nel 1994 con Silvio Berlusconi (poi uscito dal partito) guarda la realtà e dal suo punto di vista, che non coincide certo con quello del Salvini del Papeete, va bene così.

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Qualche mese fa, infatti, intervistato dall'Huffington Post, Pagliarini si augurava proprio un governo Draghi, con tanto di Mes ed eventualmente anche con intervento annesso della Troika. Ora però c'è anche la Lega, con Draghi: “Le cose finora dette dal presidente incaricato mi sembrano ragionevoli, anche se in questo quadro non si può sperare nel mio sogno: una riforma federale. E poi mi piace moltissimo il fatto che sia un governo dei diversi. Avete presente la Costituzione Svizzera? Beh, comincia con cinque premesse, una della quali dice in sintesi: siamo diversi e vogliamo lavorare insieme per il paese. Sono e restano diversi, ma trovano un punto di equilibrio”. Si, ma Salvini in questo quadro ci arriva per ragionamento, per istinto, per calcolo? “Ma non è che la svolta abbia fatto poi questa enorme svolta”, dice Pagliarini. “E' come se fosse tornata indietro: ai miei tempi era pro Europa. Io stesso ho più volte scritto sulla Padania che Bruxelles, sì, poteva magari rompere le scatole, ma mai quanto Roma. E insomma la Lega di una volta preferiva un'Europa forte, a patto che fosse davvero un'Europa dei popoli. Non so se Salvini abbia cambiato idea o meno. Puoi avere fede in un'idea o puoi voler credere nelle cose più utili per il tuo obiettivo di politico che non vuole perdere il suo lavoro, e quindi io credo che a Salvini convenga stare con Draghi”. Fino a quando, è il punto. “Io so che tanti anni fa eravamo tutti d'accordo sull'Europa dei popoli. Poi Salvini è andato da un'altra parte. Il perché è difficile spiegarlo, se non con ragioni elettorali, e adesso è tornato indietro. E finché gli conviene resta qui, ma al momento è un vantaggio per tutti”. Ne ha anche per Giorgia Meloni, Pagliarini: “Cito di nuovo la Svizzera, dove è previsto per Costituzione che il governo decida sempre all'unanimità. Poi ci siamo noi, ora, con Giorgia Meloni che ha acquisito il diritto di essere l'unica a criticare senza avere problemi”.

 

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Visto con gli occhi di un altro storico esponente della Lega, Roberto Castelli, due volte ministro della Giustizia con Berlusconi, il “nuovo” Salvini si inserisce nel quadro di un governo “in cui nessuno governa con nessuno: Draghi con ogni probabilità farà quello che crede più opportuno e poi si presenterà di volta in volta in Parlamento con i suoi provvedimenti – e chi lo vota li vota”. Quanto al Salvini “europeo”, Castelli vede l'Europa andare alla Lega e non viceversa: “E' l'Europa che ha cambiato totalmente rotta. Fino a qualche tempo fa era davvero 'matrigna', basti pensare al comportamento delle istituzioni europee dopo la crisi del 2009, quando l'unica preoccupazione era che non si sforassero i parametri di Maastricht. Ora l'Europa sta adottando politiche opposte a quelle del 2009-2011: inonda di denaro. E noi non eravamo anti-europeisti, è che non ci piaceva quell'Europa. Le possibili divergenze nel futuro di questo governo non saranno a mio avviso sulla politica economica, ma su altro: l'immigrazione, per esempio”.

 

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