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Reale o apparente?

La svolta "europeista" di Salvini, parla Sergio Romano

Marianna Rizzini

"I sovranismi hanno fallito, speriamo di poter fare altri passi avanti", dice lo storico, diplomatico ed editorialista del Corriere. "L'esistenza di un Tesoro europeo è il contrario di quello che avrebbero voluto i nazionalisti"

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Matteo Salvini che dice a Mario Draghi: ci sono, senza condizioni. Matteo Salvini che cita il professor Draghi “che ci ha parlato di Europa”. Matteo Salvini che non brandisce più, come un tempo, l’arma no-euro. Matteo Salvini che non definisce le istituzioni europee, come aveva fatto, “covo di sciacalli”. E tutto in una notte. La chiamano “svolta europeista di Salvini”. Ma è credibile, la svolta, specie se vista con lo specchio rovesciato delle cancellerie europee?

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Matteo Salvini che dice a Mario Draghi: ci sono, senza condizioni. Matteo Salvini che cita il professor Draghi “che ci ha parlato di Europa”. Matteo Salvini che non brandisce più, come un tempo, l’arma no-euro. Matteo Salvini che non definisce le istituzioni europee, come aveva fatto, “covo di sciacalli”. E tutto in una notte. La chiamano “svolta europeista di Salvini”. Ma è credibile, la svolta, specie se vista con lo specchio rovesciato delle cancellerie europee?

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E’ una mossa episodica o definitiva? Lo storico Sergio Romano, già diplomatico ed editorialista del Corriere della Sera, qualche giorno fa, sempre sul Corriere, ha parlato di una Unione Europea che nei mesi scorsi, “senza che molti se ne accorgessero, ha fatto un passo da gigante verso la sua integrazione…per fare fronte agli enormi danni economici provocati dalla pandemia e dare un colpo d’acceleratore alle diverse economie nazionali, i leader delle istituzioni di Bruxelles hanno deciso che la somma necessaria per l’intero continente non poteva essere inferiore a 750 miliardi di euro”.

     

E notava, Romano, che “la Ue non è ancora uno Stato pienamente federale e non ha ancora l’esercito auspicato dal presidente francese”, ma che “esiste finalmente un Tesoro europeo e, con il denaro, una cosa che ancora qualche mese fa non esisteva: una sovranità europea”. Motivo per cui la stessa Europa “non può più permettersi di avere fra i membri dell’Unione un governo zoppicante” e “incapace di fare un buon uso della cascata di denaro che riempirà fra qualche mese i suoi forzieri”.

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Che cosa ne pensa Romano del Salvini “neo-europeista”, a questo punto? “Non sono sorpreso”, dice al Foglio: “Tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi ha portato al punto in cui si è oggi, punto in cui poter dire che il sovranismo ha fallito. Assistiamo alla crisi di vari partiti e movimenti sovranisti che avevano pensato, dopo aver conquistato il potere, di mantenerlo a lungo. E assistiamo alla crisi dei loro leader: quando il potere è arrivato, alla prova dei fatti, non hanno retto. Primo tra tutti Donald Trump. E Salvini, che pure ha ancora frecce al suo arco, se vuole continuare a galleggiare deve digerire Draghi”. L’elemento pandemia è stato un acceleratore di un cambiamento già in atto, dice Romano, “e l’effetto più importante è stato il Recovery fund, strumento che permette di affrontare i problemi della pandemia anche con strumenti istituzionali. La cosa straordinaria è la creazione di un debito europeo. Per anni ci siamo scontrati contro la resistenza di questo o quel paese che non voleva cedere sovranità. L’esistenza di un Tesoro europeo, oggi, è il contrario di quello che avrebbero voluto i sovranisti. Che però devono far prevalere, al momento, l’istinto di sopravvivenza, davanti all’infrangersi della loro strategia politica. Non vedo insomma nulla di nobile, nella svolta europeista della Lega. O la fa o è tagliata fuori”.

 

L’auspicio, dice Romano, “è che questa battuta d’arresto dei sovranismi crei le condizioni per fare altri passi avanti sull’integrazione a livello Ue e per raggiungere obiettivi prima considerati impossibili. Non per niente il presidente francese Emmanuel Macron aveva lanciato l’idea di una Nato europea. E io spero si possa procedere in quella direzione”. 
 


 

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