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L'incantatore

L'orecchio di Draghi. Mette d'accordo sindacati e imprenditori. Con il silenzio

Cosa scrive nei suoi appunti? Annuisce ma nessuno sa in verità quello che pensa

Carmelo Caruso

Nell'ultimo giorno di consultazioni Mario Draghi allarga l'agenda. Incontra l'Italia che produce che si schiera con lui. Da Landini a Bonomi. Per il Wwf è pronto il ministero della Transizione ecologica. In realtà non si è mai svelato

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Roma. Il suo flauto magico era il silenzio. Li ha incantati perché taceva e non parlava. Annotava e annuiva. Sapete cosa lodavano di Mario Draghi? L’orecchio. Nell’ultimo giorno di consultazioni si sono avvicendati assicuratori e industriali, sindacalisti e imprenditori, bancari e artigiani. Tutte le volte che uscivano dalla sala  ripetevano che l’ascolto era stato “attento”. Trovavano in quello che non diceva lui quello che in realtà volevano sentirsi dire loro. 

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Roma. Il suo flauto magico era il silenzio. Li ha incantati perché taceva e non parlava. Annotava e annuiva. Sapete cosa lodavano di Mario Draghi? L’orecchio. Nell’ultimo giorno di consultazioni si sono avvicendati assicuratori e industriali, sindacalisti e imprenditori, bancari e artigiani. Tutte le volte che uscivano dalla sala  ripetevano che l’ascolto era stato “attento”. Trovavano in quello che non diceva lui quello che in realtà volevano sentirsi dire loro. 

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Maurizio Landini ha come udito una voce di dentro e la chiamava già “concertazione”. Donatella Bianchi, presidente del Wwf dava l’informazione decisiva, ma pure questa non era altro che una sintesi: “La buona notizia su cui abbiamo insistito tutti è che ci sarà il ministero della Transizione ecologica”. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, dopo l’incontro, inseguiva con più forza la “riforma della Pubblica amministrazione e del fisco” che da sempre chiede. Non ha accettato domande perché “noi non alimentiamo indiscrezioni” ma voleva manifestare “il più vivo sostegno e la più viva speranza che Draghi possa avere una maggioranza ampia e solida”. Daniele Vaccarino, della Cna, era invece così commosso che di fronte ai giornalisti ha chiesto: “Ma devo fare un discorso?”.

 

Doveva essere davvero un paese intontito se per un momento, per venti minuti circa (questa era la durata dei colloqui) ha avuto la sensazione che il futuro sarebbe stato un po’ meno difficile grazie a questo premier incaricato. Antonio Decaro, presidente dell’Anci, e dunque in rappresentanza, rivelava: “Draghi vuole fare una campagna vaccinale straordinaria”. Ma lo ha detto così? E allora Decaro: “Lo ha fatto capire”.

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Perfino Annamaria Furlan, segretaria della Cisl, che è stata la più decisa nel chiedere “la proroga del blocco dei licenziamenti” precisava che la sua disponibilità nei confronti di Draghi “è massima”. Non gli dispiaceva neppure la possibilità di prolungare l’anno scolastico perché con “questo metodo è possibile trovare una soluzione”. C’era chi di mattina, scorrendo la lista degli inviti, parlava di una passerella, di uno spettacolo teatrale. Draghi non solo non escludeva nessuno. Di pomeriggio allargava addirittura la sua agenda. Venivano infatti incluse una delegazione dell’Agis e subito dopo un’altra del forum Terzo settore.

 

E’ stato un lavoro paziente che ha seguito personalmente Maria Teresa Calabrò. E’ la donna che tiene viva la fiamma del cerimoniale della Camera. Ieri era la sua giornata più lunga ma era felice perché era andata come l’etichetta esigeva. Non appena è arrivato Bonomi, puntualissimo, gli ha indicato la direzione e la stessa cosa ha fatto con Carlo Sangalli, di Confcommercio, che ha chiesto al “professore Draghi” risposte urgenti. E’ stato già detto che erano vestiti come se partecipassero alla laurea dei figli. Ma perché non dirlo ancora? Landini aveva un abito grigio che probabilmente ha indossato una sola volta nella vita. Stefano Bonaccini, che rappresentava le regioni, ha scelto una cravatta azzurra e una camicia bianca al posto di quelle scure che dicono continui ad acquistare. Studiava da candidato segretario del Pd. Faceva le prove. Maurizio Casasco di Confapi ha sentito il bisogno di rivendicare l’armadio della memoria perché dal “1947 rappresentiamo la piccola industria privata”. Ha formulato quattro proposte, ragionato di “riforme prodromiche”, citato l’università di Harvard, chiesto di vaccinare i dipendenti in azienda. Si davano tutti un tono e non c’è nulla di male. Erano preparatissimi. Era una gara a mostrarsi all’altezza.

 

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Che dire ad esempio dell’ufficio comunicazione della Camera guidato da Moreno Marinozzi? Non ha sbagliato nulla. E’ un’istituzione che c’è sempre stata ma Draghi ha dato fiducia. Ha delegato a quest’ufficio il compito di gestire temporaneamente i suoi rapporti con la stampa perché è “neutro” come lui. Ed è stata questa qualità, la sua cifra. Anche ieri. Quando i giornalisti chiedevano a presidenti e segretari di quest’Italia che lavora: “Ma insomma, Draghi vi ha anticipato se prorogherà il blocco dei licenziamenti? E sui ristori? Cosa intende fare?”. Rispondevano così: “Ma di questo non abbiamo parlato”. Sembrava di stare nel nuovo romanzo di Don Delillo, “Silenzio”. Era facile sapere quello che gli hanno detto. Il difficile è sapere quello che Draghi ha scritto. Sono stati sedotti da lui che gli ha offerto il piacere più piccolo. Sedersi di fronte a lui.
 

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