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Un'agenda vasta

L'endorsement dei sindacati per Draghi

Nunzia Penelope

Al premier incaricato Cgil, Cisl e Uil hanno rivolto, nell'incontro alla Camera, esattamente le stesse richieste già portate a Conte. Adesso serve un patto di ampio respiro, per decidere il futuro del paese per i prossimi decenni

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L'endorsement piu convinto per Mario Draghi è arrivato da Maurizio Landini. Il capo della Cgil ha dichiarato la sua ampia disponbilità nei confronti del futuro governo ben prima di incontrare il premier incaricato. Una apertura che ha suscitato qualche stupore perfino nel gruppo dirigente cigiellino. Tanto più che col precedente governo il sindacato di corso Italia ha avuto un rapporto a dir poco stretto, sia con Conte stesso, sia con i suoi ministri, dal Lavoro a Trasporti e Infrastrutture, al Mise: pronti a collaborare in maniera assai diretta con la Cgil. Un governo decisamente amico, tanto da suscitare qualche gelosia nella Cisl, che con Conte invece non ha mai davvero legato, e che a maggior ragione ha accolto con soddisfazione l'arrivo di Draghi. Dello stesso avviso la Uil, i cui dirigenti oggi dichiarano che l'Italia con Conte era ''bloccata'', e che ora grazie a Draghi si potrà ripartire. Insomma, raramente un governo, ancora prima di insediarsi, ha avuto una tale apertura di credito da parte dei sindacati. 

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L'endorsement piu convinto per Mario Draghi è arrivato da Maurizio Landini. Il capo della Cgil ha dichiarato la sua ampia disponbilità nei confronti del futuro governo ben prima di incontrare il premier incaricato. Una apertura che ha suscitato qualche stupore perfino nel gruppo dirigente cigiellino. Tanto più che col precedente governo il sindacato di corso Italia ha avuto un rapporto a dir poco stretto, sia con Conte stesso, sia con i suoi ministri, dal Lavoro a Trasporti e Infrastrutture, al Mise: pronti a collaborare in maniera assai diretta con la Cgil. Un governo decisamente amico, tanto da suscitare qualche gelosia nella Cisl, che con Conte invece non ha mai davvero legato, e che a maggior ragione ha accolto con soddisfazione l'arrivo di Draghi. Dello stesso avviso la Uil, i cui dirigenti oggi dichiarano che l'Italia con Conte era ''bloccata'', e che ora grazie a Draghi si potrà ripartire. Insomma, raramente un governo, ancora prima di insediarsi, ha avuto una tale apertura di credito da parte dei sindacati. 

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C'è da dire però che anche in passato Cgil, Cisl  e Uil non hanno mai veramente messo i bastoni tra le ruote ai governi tecnici. Non era avvenuto con Carlo Azeglio Ciampi, nel 1993, accolto anzi con particolare benevolenza, non foss'altro perchè inaugurò la concertazione, sanando il vulnus inferto appena un anno prima  dal governo (tutto politico) di Giuliano Amato, che aveva imposto la fine della scala mobile, il blocco della contrattazione e altri capestri dolorosi per i sindacati. Non era avvenuto con Lamberto Dini nel 1995, il ''Rospo'' baciato non solo dalla sinistra radicale ma anche dalla Cgil di Sergio Cofferati, che dopo aver bocciato in piazza la riforma delle pensioni di Berlusconi ne firmò  una col suo successore. E non era avvenuto, in sostanza, nemmeno nei confronti del "mani di forbice'' Mario Monti: sarà perché l'Italia se la vedeva, un'altra volta, davvero brutta – e i sindacati ne avevano piena consapevolezza – ma sta di fatto che perfino contro l'odiata riforma Fornero, alla fine, si fece solo un mini sciopero e si ingoiò la pillola amara. E se perfino Monti e' stato accettato, perche' mai non dovrebbe esserlo Draghi, che si presenta con un pacchetto di spesa da 300 miliardi?

    

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A Draghi, peraltro, Cgil, Cisl e Uil hanno rivolto, nell'incontro alla Camera, esattamente le stesse richieste già portate a Conte. Alcune contingenti, come la proroga del blocco dei licenziamenti, altre di piu larga portata, come il coinvolgimento nel recovery plan. Ma l'agenda dei sindacati per il nuovo governo comprende anche molto altro: riforma degli ammortizzatori sociali e fiscale, exit strategy per quota 100, riforma della Pa e stabilizzazione dei precari, riforma della sanità, della scuola, sblocco dei cantieri, revisione delle stazioni appaltanti e infine, stando a quanto ha riferito Landini dopo il colloquio con Draghi, anche Ius soli o Ius culturae per i figli dei migranti. 

  

Un'agenda vasta, che per realizzarsi richiede tempi lunghi. Ma che, soprattutto, richiede un metodo di confronto tra governo e parti sociali. Su questo però i sindacati hanno pensieri divergenti. La Cisl è per tornare all'esperienza del 1993 con Ciampi, realizzando un grande Patto sociale che contenga tutto; la Cgil invece e' propensa a patti su singoli temi, ma senza impelagarsi in una vera e propria concertazione, che parte della confederazione peraltro non ha mai amato. Questo, almeno, è quanto ha più volte ribadito Landini, anche lunedi sera, nel corso di una riunione prima dell'incontro con Draghi. Resta che se davvero questo è il momento di decidere il futuro del paese per i prossimi decenni, se il sindacato vuole "starci dentro" occorre, appunto, un patto di ampio respiro. E per ora da Landini – uomo pragmatico almeno quanto Draghi – è arrivato, a ben vedere, più un ''ni'' che un no. 

  

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