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editoriali

Salvini si piega al vincolo esterno

Redazione

Draghi, le condizioni del Recovery e la Lega che rinuncia alle proprie idee

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Non è necessario andare molto indietro, a quando Matteo Salvini insieme agli scudieri Borghi e Bagnai voleva uscire dall’euro e definiva Mario Draghi un “complice di chi sta massacrando la nostra economia”. Tre-quattro anni sono un’èra geologica per questa politica. Ma basta tornare a pochi mesi fa, a luglio 2020, dopo che l’Unione europea aveva raggiunto l’accordo sul Recovery fund. Per la Lega si trattava di una tragedia nazionale. Da allora i consiglieri economici di Salvini hanno spiegato che il Recovery “è un abbandono di sovranità, decide l’Unione europea” (Borghi) o sono arrivati ad evocare in Parlamento il nazismo: “In un afflato europeista, il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia perseguendo a modo suo l’obiettivo, che nel frattempo è cambiato nelle forme ma non nella sostanza, dell’unificazione del continente a suo uso e consumo” (Bagnai).

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Non è necessario andare molto indietro, a quando Matteo Salvini insieme agli scudieri Borghi e Bagnai voleva uscire dall’euro e definiva Mario Draghi un “complice di chi sta massacrando la nostra economia”. Tre-quattro anni sono un’èra geologica per questa politica. Ma basta tornare a pochi mesi fa, a luglio 2020, dopo che l’Unione europea aveva raggiunto l’accordo sul Recovery fund. Per la Lega si trattava di una tragedia nazionale. Da allora i consiglieri economici di Salvini hanno spiegato che il Recovery “è un abbandono di sovranità, decide l’Unione europea” (Borghi) o sono arrivati ad evocare in Parlamento il nazismo: “In un afflato europeista, il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia perseguendo a modo suo l’obiettivo, che nel frattempo è cambiato nelle forme ma non nella sostanza, dell’unificazione del continente a suo uso e consumo” (Bagnai).

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All’epoca Salvini aveva sollevato un problema democratico perché l’Europa imponeva condizioni come il rispetto dello stato: “Quando la Lega torna al governo e blocca gli sbarchi, non uno ma due secondi dopo uno di questi signori dicono che non rispettiamo lo stato di diritto e bloccano l’erogazione del prestito”. All’epoca anche intellettuali liberali parlarono di un “ricatto” nei confronti degli elettori. In realtà si trattava semplicemente di un minimo vincolo esterno, di fatto molto più leggero di quelli imposti dagli Stati Uniti con il sempre evocato piano Marshall, che oltre alle condizionalità economiche prevedeva un forte vincolo politico come l’esclusione dei comunisti dal governo. Allora per Washington era fondamentale il fattore K, ora è ovvio che per Bruxelles sia importante il fattore Euro. In ogni caso, il leggero vincolo esterno europeo ha avuto effetti immediati, anche perché le idee di Salvini sono molto meno solide di quelle del Pci e malleabili all’occorrenza. I nemici dell’euro si sono piegati al vincolo esterno e ora appoggiano un governo guidato dall’ex presidente della Bce che come compito ha spendere bene i soldi del Recovery fund.

 

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