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Il racconto

"Trovate subito il numero del portavoce". Draghi e il nuovo corso Rai: di tutto, di più

Viale Mazzini si prepara: tra le ansie di Fdi e la riscossa della Lega pronta a tornare centrale

Simone Canettieri

Ma anche la Roma delle trattorie, del Campidoglio, dei ministeri e delle società di stato aspetta un cenno dal premier indicato. Ed è tutto un "Mario mi stima"

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Primo lunedì draghiano, menù del pranzo del Tg1: quattro servizi in apertura. Ovvero: i “nodi” del premier incaricato   e la “sintesi”; situazione nel M5s con pari visibilità per Di Maio e il premier dimissionario (come da sottopancia) Conte; i tormenti del Pd (con inserti di Leu); il bivio nel centrodestra tra Salvini, Tajani, Meloni. Anche in Rai, vedetta dei tempi che mutano, ci vanno con i piedi di piombo. “Sarà interessante capire come comunicherà il premier”, confida Giuseppe Carboni, direttore del Tg1.   

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Primo lunedì draghiano, menù del pranzo del Tg1: quattro servizi in apertura. Ovvero: i “nodi” del premier incaricato   e la “sintesi”; situazione nel M5s con pari visibilità per Di Maio e il premier dimissionario (come da sottopancia) Conte; i tormenti del Pd (con inserti di Leu); il bivio nel centrodestra tra Salvini, Tajani, Meloni. Anche in Rai, vedetta dei tempi che mutano, ci vanno con i piedi di piombo. “Sarà interessante capire come comunicherà il premier”, confida Giuseppe Carboni, direttore del Tg1.   

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Al settimo piano di viale Mazzini  non conoscono il destino che li attende. Chi è vicino all’ad Fabrizio Salini riflette sull’ovvio: bisognerà vedere chi sarà il prossimo ministro dell’Economia. In molti – eccetto forse il diretto interessato – danno Salini in uscita quando scadrà il consiglio d’amministrazione  in estate. E riflettendo sulla figura di Draghi, commentano: “Il prossimo ad sarà un uomo di gestione e non di produzione. Un manager: dovrà pensare a 60 milioni di passivo”. La Rai come ai tempi di Monti? “Draghi privatizzerà i canali?”, riflettono nel  potente sindacato Usigrai. Paura. Di sicuro la Lega prepara la riscossa: Massimo Ferrario, giorgettiano già presidente della provincia di Varese e già direttore di Rai2, potrebbe prendere il posto in cda di Igor De Biasio. Così come raccontano – ma in Rai si sa si chiacchiera molto – dell’attivismo di Giampaolo Rossi, nel cda in quota Fdi, per convincere Giorgia Meloni ad aprire   canali con Draghi (nel BisConte in Rai Meloni aveva costruito un patto con il Pd per contare più della Lega).

 

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La Rai dunque rientra in quel pezzo di Roma curioso e scalpitante (sembra il Salotto rosso di Nantas Salvalaggio) che cerca di prendere le misure al premier incaricato. Nel dubbio: panico e ansia da prestazione. “Come si chiama la portavoce, insomma, la dottoressa di Bankitalia che cura, per adesso, la comunicazione di Draghi? Troviamo il numero!”, sono gli ordini alle redazioni dei tg.

 

Sono tutti un po’ spaesati. E  in attesa. In queste ore Roma chiama Milano. Anzi Milanello. Nel Pd, e non solo, sono in molti a cercare Paolo Scaroni, “amico” (dice lui) di Draghi per un’intercessione, una buona parola, un ragionamento. Roma s’offre e soffre. E non solo perché l’ex capo della Bce  mancava dalla Capitale da diversi anni.

 

Ma perché il suo giro  è così ristretto, così Bankitalia, così impenetrabile. Eppure è romano, romanissimo e romanista. E anche in Campidoglio aspettano un cenno. La laziale Virginia Raggi quello che doveva fare l’ha fatto: “Un sì convinto per rompere gli schemi”. Uscita scattante in pieno psicodramma grillino. Le varrà una telefonata, certo. Ma quando? La curiosità del Palazzo ha le sembianze delle fregole. E più tutti lo cercano e più lui non chiama nessuno.  “Ma Mario lo conosco”. “Ma Mario mi stima”, dicono dai    garage del ceto medio italiano  (ministeri, agenzie, partecipate di stato). Anche la comunità ebraica, eterno potere romano trasversalissimo, è alla finestra: “Con Draghi siamo solidi sull’asse internazionale”. Meglio andar per ristoranti. “Da Vincenzo”, trattoria del potere economico  tra il Cdp e il Mef, capita d’incontrare Laura Castelli, viceministra dell’Economia (“Aspettiamo, vediamo”) e, qualche tavolo  più in là, un commercialista rivela: “Draghi si taglia i capelli da Riccardo, il mio barbiere che mi ha detto che quando va là tratta sull’euro a seconda del taglio”. Chissà Ennio Flaiano ora.

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