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Terzo giorni di consultazioni

Evviva Berlusconi che ingabbia Salvini nel Papeete 2.0

Perché Draghi offre alla destra la chance di azzerare il sovranismo e uscire finalmente dalla stagione del trucismo

Claudio Cerasa

Lo show di Berlusconi in fondo oggi è questo: dimostrare al centrodestra che l’unica linea possibile per uscire dalla stagione dell’impresentabilità è quella di costringere la Lega ad appoggiare Draghi anche per azzerare il salvinismo. Niente male, come risultato, per un governo che ancora non è neppure nato

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Allo stato attuale è difficile immaginare quale sarà la fisionomia definitiva che andrà ad assumere la maggioranza che sosterrà il governo guidato da Mario Draghi. Ma alla luce delle notizie raccolte durante la seconda giornata di consultazioni, organizzata dal presidente del Consiglio incaricato, si può dire che già oggi si intravede all’orizzonte una certezza che riguarda il risultato prodotto dall’incredibile show messo in scena da Silvio Berlusconi attraverso l’abbraccio quasi liberatorio offerto dal suo partito all’ex governatore della Bce. Un abbraccio importante dal punto di vista numerico, perché offre a Mario Draghi numeri ampi per governare, ma un abbraccio importante anche dal punto di vista simbolico, per una ragione che riguarda direttamente il Cav. e per un’altra che riguarda invece Matteo Salvini – che grazie alla mossa di Berlusconi si ritrova intrappolato in un Papeete 2.0.

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Allo stato attuale è difficile immaginare quale sarà la fisionomia definitiva che andrà ad assumere la maggioranza che sosterrà il governo guidato da Mario Draghi. Ma alla luce delle notizie raccolte durante la seconda giornata di consultazioni, organizzata dal presidente del Consiglio incaricato, si può dire che già oggi si intravede all’orizzonte una certezza che riguarda il risultato prodotto dall’incredibile show messo in scena da Silvio Berlusconi attraverso l’abbraccio quasi liberatorio offerto dal suo partito all’ex governatore della Bce. Un abbraccio importante dal punto di vista numerico, perché offre a Mario Draghi numeri ampi per governare, ma un abbraccio importante anche dal punto di vista simbolico, per una ragione che riguarda direttamente il Cav. e per un’altra che riguarda invece Matteo Salvini – che grazie alla mossa di Berlusconi si ritrova intrappolato in un Papeete 2.0.

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Dal punto di vista personale, l’abbraccio offerto a Draghi rappresenta per il Cav. la chiusura di un cerchio. Nel 2011, da presidente del Consiglio, Berlusconi lavorò con successo per portare l’allora governatore di Bankitalia alla guida della Bce. Ma pochi mesi dopo, da neo governatore dell’istituto, Draghi firmò con il suo predecessore Jean-Claude Trichet la famosa lettera contenente l’elenco delle drastiche misure che l’Italia avrebbe dovuto adottare per non essere travolta dalla crisi dello spread. E quella lettera, come ricorderete, innescò un effetto domino bestiale, che nel giro di poche settimane avrebbe portato il governo Berlusconi a essere abbattuto. Dieci anni dopo la situazione si è ribaltata: Berlusconi oggi viene invocato al governo anche da coloro che nel 2011 festeggiarono per le sue dimissioni e, mostrando la disponibilità a votare la fiducia a un governo Draghi, accetterà magnificamente di far votare sì a un’agenda programmatica che in parte riprenderà alcuni dei punti presenti proprio nella lettera che nel 2011 fu il preludio alla caduta del suo governo. Perfetto.

 

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Dal punto di vista politico, invece, la scelta di portare il suo centrodestra nelle braccia di Draghi permette a Berlusconi di fare quello che avrebbe voluto fare da chissà quanto: portare il salvinismo di fronte allo specchio, mettere a nudo le contraddizioni della Lega e costringere il partito guidato dal suo alleato a uscire fuori dalla politica dell’ambiguità e a scegliere finalmente da che parte stare. Che si fa? Si sta con Draghi o contro Draghi? Si sta con l’Europa o contro l’Europa? Si sta con l’euro o contro l’euro? Si sta con Putin o contro Putin? Si sta con la Merkel o contro la Merkel? Si sta con i complottisti o con i conservatori? E soprattutto, caro Matteo, si sta o no con quel pezzo di paese produttivo, che si trova soprattutto al nord, che chiede da mesi alla destra di occuparsi un po’ più del futuro del paese e un po’ meno dei like su Facebook?

 

Ha scritto giustamente ieri su Twitter il nostro amico Dario Di Vico (Corriere) che se Zaia e Giorgetti riescono nell’operazione pro Draghi si potrebbe scongelare il voto del nord produttivo, si potrebbe europeizzare il primo partito italiano, si potrebbe rendere la politica italiana più fluida e gli effetti di tutto questo potrebbero farsi sentire sull’intera coalizione di centrodestra che tornerebbe a essere un polo non più così radioattivo per il riformismo liberale. Quale che sarà la scelta che farà oggi Matteo Salvini dopo aver incontrato Mario Draghi, quella scelta sarà divisiva e anche traumatica per il trucismo salviniano. Perché di fronte alla leadership leghista oggi ci sono due strade che determineranno il futuro del salvinismo.

 

La prima strada, che è anche quella meno auspicabile, è la continuità con un passato estremista, nazionalista, sovranista e populista che ha contribuito a mettere la Lega ai margini del governo del paese (Papeete 1). La seconda strada, che è anche quella più auspicabile, è la discontinuità con il passato estremista (come ripete in queste ore giustamente Goffredo Bettini, “il problema dell’ingresso della Lega al governo non si pone per il Pd perché l’impostazione ultraeuropeista di Draghi pone un problema di identità per la Lega e non per il Pd”) ed è la trasformazione del sostegno a un governo Draghi in una occasione per dar vita non a un secondo Papeete ma a una Bad Godesberg della destra italiana. Lo show di Berlusconi in fondo oggi è questo: dimostrare al centrodestra che l’unica linea possibile per uscire dalla stagione dell’impresentabilità è quella di costringere la Lega ad appoggiare Draghi anche per azzerare il salvinismo. Niente male, come risultato, per un governo che ancora non è neppure nato. 

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