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L'intervista

Nardella: “Noi con la Lega? Il problema è tutto del centrodestra”

David Allegranti

Parla il sindaco di Firenze: "La carta di Draghi ha messo in subbuglio il centrodestra, diviso in europeisti e sovranisti. Per il M5s è un test importante e ora i grillini sono di fronte a un bivio"

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Non è ora il momento di parlare del futuro del Pd, dice Dario Nardella, sindaco di Firenze, perché la priorità ora è completare la fase di costruzione di governo. Dopo, dunque, si potrà parlare di congresso? “Ora  bisogna pensare al nuovo esecutivo. Oggi sono molto più ottimista del successo del governo Draghi, viste le significative dichiarazioni di Conte e anche le importanti dichiarazioni di molti esponenti del M5s. Sono dunque convinto che il governo Draghi partirà e anzi credo che per il Pd può costituire una bella opportunità di rilancio politico. Draghi è una personalità di assoluto rilievo internazionale. L’aver difeso Conte con grande lealtà non deve far sentire in colpa chi sostiene Draghi con altrettanto entusiasmo”. Ma non è stata sconfitta la linea Zingaretti-Bettini? “Credo che il momento della discussione arriverà. Adesso l’importante è che il Pd resti unito per far partire il governo Draghi. Verrà il tempo di analizzare gli aspetti su cui il Pd può migliorare”.

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Non è ora il momento di parlare del futuro del Pd, dice Dario Nardella, sindaco di Firenze, perché la priorità ora è completare la fase di costruzione di governo. Dopo, dunque, si potrà parlare di congresso? “Ora  bisogna pensare al nuovo esecutivo. Oggi sono molto più ottimista del successo del governo Draghi, viste le significative dichiarazioni di Conte e anche le importanti dichiarazioni di molti esponenti del M5s. Sono dunque convinto che il governo Draghi partirà e anzi credo che per il Pd può costituire una bella opportunità di rilancio politico. Draghi è una personalità di assoluto rilievo internazionale. L’aver difeso Conte con grande lealtà non deve far sentire in colpa chi sostiene Draghi con altrettanto entusiasmo”. Ma non è stata sconfitta la linea Zingaretti-Bettini? “Credo che il momento della discussione arriverà. Adesso l’importante è che il Pd resti unito per far partire il governo Draghi. Verrà il tempo di analizzare gli aspetti su cui il Pd può migliorare”.

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Serve un congresso? “Del congresso se ne parlerà dopo. Arriverà il momento di questa discussione, non adesso. Ogni cosa ha il suo tempo”. E l’alleanza Pd-Cinque stelle che fine farà? “Non lo so, intanto bisogna vedere che tipo di sistema elettorale sarà varato dal parlamento e poi va capito come si svilupperà la dialettica politica con il nuovo governo. Alle elezioni amministrative invece è diverso, le regole sono già chiare e c’è la necessità di avere coalizioni larghe e candidati forti, capaci di fare sintesi. Sicuramente quindi in alcune città può avere senso lavorare sulle alleanze”.

 

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Ma qualcuno del vecchio esecutivo può essere recuperato come ministro? “Anzitutto, spero che il nuovo esecutivo mantenga una consistente parte politica; questo agevolerebbe l’indicazione di una maggioranza solida, larga e consentirebbe ai partiti di riscattarsi dopo la fallimentare gestione della crisi prima dell’intervento di Sergio Mattarella. Non sta a me fare nomi ma alcuni esponenti potrebbero rimanere. Anche perché Draghi non ha parlato da tecnico ma da leader politico, indicando un programma ambizioso che sembra guardare alla fine della legislatura”. Dice Nardella che questo è un punto importante anche per i sindaci: “Non basta gestire i 209 miliardi del Recovery Plan. I progetti vanno selezionati e poi seguiti nella loro realizzazione, che deve iniziare entro e non oltre il 2023. In definitiva, sono sicuro che Draghi non si muoverà da figura tecnica di passaggio, credo che imprimerà un forte carattere politico all’azione del governo. Per questo, serve un governo misto che lo possa aiutare così come possa aiutare i partiti”.

 

Ma la preoccupa governare con la Lega? “Noto che la carta di Draghi ha messo in subbuglio il centrodestra. È un aspetto che tatticamente non dobbiamo trascurare. La scelta di Draghi mette in crisi e fa emergere le contraddizioni di fondo del centrodestra, diviso in europeisti e sovranisti. È un bel problema per quel campo. Dopodiché, è chiaro che un voto favorevole da parte della Lega potrebbe aprire alcuni problemi politici per il Pd, ma io penso che per noi la scelta di Draghi sia irreversibile. Comunque, va detto che fin dall’inizio sia Mattarella sia lo stesso Draghi hanno parlato di una coalizione ampia”. Insomma, dice Nardella, “serve una coalizione vera. Però noi non dobbiamo preoccuparci del modo in cui voterà la Lega: noi non possiamo non scegliere Draghi. Vede, il suo arrivo farà emergere più di ogni altro la vera essenza del bipolarismo italiano, costruito sulla divisione fra europeisti e sovranisti. In questo senso il partito più in difficoltà sarà la Lega”.

 

E i Cinque stelle? “Hanno fatto grandi passi in avanti, superando il loro anti europeismo. Hanno votato la von der Leyen e sostenuto Conte. Quindi non è innaturale che sostengano Draghi, alla luce del percorso che hanno fatto finora. Per il M5s è un test importante e ora è di fronte a un bivio, se tornare alle origini con una politica di contrapposizione oppure marciare definitivamente verso la trasformazione in forza europeista di governo. Questo dibattito interno al M5s è serio e va rispettato, perché riguarda la loro identità”.

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