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Il sogno del governo Draghi

Claudio Cerasa

Mattarella chiama Draghi, prende a sberle il partito del voto e mostra all’Italia la gran stagione del futuro 

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Alla fine delle consultazioni, registrato l’esito negativo del mandato esplorativo di Roberto Fico, Sergio Mattarella impugna il microfono, alza lo sguardo e spariglia. Sono le 21 e 15 minuti e il presidente della Repubblica, dopo molta pazienza, cambia schema, dice che la vecchia maggioranza non c’è più, dice che i vecchi equilibri sono cambiati e dice che l’Italia ha il dovere di entrare in una nuova stagione. E per fare questo ci sono due strade: o quella del voto o quella della responsabilità e del governo istituzionale.

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Alla fine delle consultazioni, registrato l’esito negativo del mandato esplorativo di Roberto Fico, Sergio Mattarella impugna il microfono, alza lo sguardo e spariglia. Sono le 21 e 15 minuti e il presidente della Repubblica, dopo molta pazienza, cambia schema, dice che la vecchia maggioranza non c’è più, dice che i vecchi equilibri sono cambiati e dice che l’Italia ha il dovere di entrare in una nuova stagione. E per fare questo ci sono due strade: o quella del voto o quella della responsabilità e del governo istituzionale.

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Mattarella, per la prima volta durante il suo mandato presidenziale, da semplice arbitro diventa giocatore e da buon giocatore prende in mano la palla e dice al partito dei votosubitisti mi dispiace, scusate, ma per voi la strada è complicata, e votare subito oltre che essere una sciocchezza sarebbe pericoloso per l’Italia. Serve responsabilità, serve un governo largo, serve un governo istituzionale, serve un governo nella pienezza dei suoi poteri, serve un governo all’altezza della sfida della ricostruzione e serve un governo all’altezza della sfida del futuro.

 

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Si rivolge al centrodestra, naturalmente, il presidente della Repubblica, ma si rivolge anche al centrosinistra e in particolare al Pd e con una mossa del cavallo vera, costruita involontariamente con Matteo Renzi, convoca per questa mattina Mario Draghi al Quirinale, per conferirgli un incarico. Non è una sfida semplice, ma caduta la maggioranza che sosteneva Conte – e caduto anche il nome del presidente del Consiglio uscente – al capo dello stato non restava che questa strada da sballo: scommettere sull’italiano più autorevole al mondo, l’ex governatore della Bce, per provare a ricostruire l’Italia del futuro.

 

E per farlo, per provare a scommettere su Draghi, Mattarella ha scelto di puntare su un’altra scommessa: portare dentro questo perimetro il Pd (anche a costo di sconfessare la linea del suo segretario, Nicola Zingaretti, che da settimane si dice indisponibile a qualsiasi governo diverso da quello di Conte); portare dentro questo perimetro il M5s (che ora dovrà scegliere una volta per tutte se seguire l’agenda Travaglio o seguire l’agenda dell’Europa); e soprattutto provare a dividere in due il centrodestra facendo scouting tra le forze della coalizione. 

   
Quello di Mattarella, in modo involontario, forse, non è solo un appello alla responsabilità ma è anche un appello all’europeismo del centrodestra e la mossa del presidente della Repubblica servirà anche a questo. A capire se il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, ha intenzione di morire sovranista. A capire se il partito di Matteo Salvini, la Lega, ha intenzione oppure no, attraverso questa mossa, di resettare il salvinismo, di cambiare registro e di trovare una nuova dimensione per collocare il primo partito italiano nel perimetro dell’europeismo.

 

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Capiremo nelle prossime ore se il sogno Draghi, che è anche un nostro sogno – il Fogliuzzo nel suo piccolo a gennaio ha regalato ai suoi lettori i migliori discorsi dell’ex governatore della Bce in un libretto intitolato “Ripartire da Draghi –, si potrà realizzare oppure no (e pensare che il Parlamento più anti europeista della storia d’Italia possa incoronare Draghi come premier oggi e come capo dello stato domani dà l’idea del miracolo fatto in questi anni da Sergio Mattarella). Me se le cose andranno così l’Italia avrà due persone da ringraziare. La prima si chiama Sergio Mattarella. La seconda si chiama Matteo Renzi. Viva la ricostruzione, viva il nuovo schema, viva Mattarella, viva Mario Draghi! 

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