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Roma sogna Denver

Piano vaccini, la road map a sbalzi delle Regioni

Il caso delle prenotazioni nel Lazio, i drive-in americani, le regioni in ordine sparso e il tema sul tavolo della crisi di governo

Marianna Rizzini

La difesa dell'assessore alla Sanità del Lazio D'Amato: "Ritardo dovuto ai molti accessi contemporanei, tutti gli over 80 potranno prenotarsi nei prossimi 10 giorni"

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Si sognava Denver, con il grande parcheggio e le file di macchine ordinate nel drive-in vaccinale da 16 mila dosi a weekend. E ci si ritrova, nella tarda mattinata di ieri (primo giorno in cui, per gli over 80 del Lazio, era possibile prenotarsi per la somministrazione anti-Covid), con il caso della corsa al click sul portale della Regione: blocco del sistema, attesa, ritardo nell’avvio del tutto, e parallelo centralino intasato (poi nel pomeriggio le registrazioni prendevano quota). E c’era chi trasecolava e chi si adirava e chi paragonava (della serie: non siamo in Israele o Danimarca, ma insomma velocizzate) e chi, su Twitter, magnificava il sistema toscano “facile e rapido” e quello abruzzese. Anche se l’Abruzzo non è in cima alla lista delle regioni per numero di dosi somministrate rispetto a quelle ricevute.

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Si sognava Denver, con il grande parcheggio e le file di macchine ordinate nel drive-in vaccinale da 16 mila dosi a weekend. E ci si ritrova, nella tarda mattinata di ieri (primo giorno in cui, per gli over 80 del Lazio, era possibile prenotarsi per la somministrazione anti-Covid), con il caso della corsa al click sul portale della Regione: blocco del sistema, attesa, ritardo nell’avvio del tutto, e parallelo centralino intasato (poi nel pomeriggio le registrazioni prendevano quota). E c’era chi trasecolava e chi si adirava e chi paragonava (della serie: non siamo in Israele o Danimarca, ma insomma velocizzate) e chi, su Twitter, magnificava il sistema toscano “facile e rapido” e quello abruzzese. Anche se l’Abruzzo non è in cima alla lista delle regioni per numero di dosi somministrate rispetto a quelle ricevute.

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L’assessore Alessio D’Amato, interpellato, dice al Foglio che, a parte il blocco di ieri dovuto “ai prevedibili numerosissimi accessi contestuali”, il sistema laziale “permetterà agli oltre 450 mila over 80 di prenotarsi per entrambe le dosi nei prossimi dieci giorni” (anche se potranno farlo per tre mesi). La buona notizia – corsa alla prenotazione, alla faccia di scettici e no-vax, rischiava però ieri di essere offuscata dal problema tecnico. Dice D’Amato (che chiede ai cittadini di essere “comprensivi” con il disguido del primo giorno, tanto più che il Lazio è “tra i primi a partire, l’8 febbraio”): “Tutti avranno la possibilità di prenotarsi, il sistema on line è attivo h 24”.

 

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E se il Lazio, per la precedente fase della campagna vaccinale (personale sanitario e pazienti e operatori delle Rsa), ha somministrato l’81 per cento delle dosi consegnate, la Regione che risulta averne somministrate il 100 per cento (la Campania), dove però oggi, dopo due giorni di avvio delle prenotazioni per gli over 80, con partenza prevista tra il 10 e il 15 febbraio, sorge il problema: come fare per indicare se si vuole la vaccinazione a domicilio?

    

E insomma Regione che vai situazione che trovi, cosa che, al netto dei ritardi non dovuti a negligenza delle amministrazioni ma allo slittamento della consegna dei vaccini da parte di Pfizer e Moderna, compone un quadro in prospettiva non idilliaco, anche se sicuramente migliorabile. A partire per prime con la somministrazione agli over 80, fatto salvo il Trentino Alto Adige, avviatosi in anticipo per causa di forza maggiore (troppi dubbiosi tra gli operatori sanitari), ci sono Puglia, Valle D’Aosta e Umbria, che come il Lazio prevedono l’8 febbraio come data iniziale della seconda fase della campagna vaccinale.

    

Ma c’è anche un (ennesimo?) caso Lombardia: gli anziani over-80 potranno vaccinarsi solo dopo il 26 marzo. Ha detto Letizia Moratti, in commissione Sanità della sua regione, che in Lombardia si sta ancora procedendo con i richiami per le prime categorie vaccinate, e che poi verranno vaccinati gli operatori per l’assistenza domiciliare, i farmacisti, gli odontoiatri, gli infermieri che rinforzeranno, nelle prossime fasi, gli organici già presenti e i medici liberi professionisti. 

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In mezzo c’è la polemica generale sul piano vaccinale nazionale: non soltanto i ritardi di Pfizer e di Moderna, ma anche la questione Astrazeneca, vaccino appena approvato dall’Aifa, e però consigliato solo per la fascia d’età 18-55 anni.

 

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È davvero “solo” colpa delle aziende? Il Piemonte, che pensava di partire il 6 febbraio, ha dovuto far slittare l’avvio. Il governatore del Veneto Luca Zaia dice “noi siamo pronti, basta avere in vaccini”. Intanto la Toscana – che finora ha iniettato il 93 per cento delle dosi ricevute per la prima fase – ha riaperto le prenotazione (quelle definite “rapide”) ma non ha ancora una data precisa. Stessa cosa per l’Abruzzo. E se in Puglia si è deciso di partire l’8, le isole sono state costrette a posticipare di qualche settimana. E la questione vaccini piomba anche sul tavolo di lavoro della crisi (di governo): nella maggioranza pericolante, infatti, oltreché nell’opposizione, c’è chi si chiede: se le dosi di vaccino ricominciano ad affluire, l’Italia sarà in grado di somministrarle senza (ulteriori) intoppi?
    

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