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Il retroscena

"Dove mettiamo Fofò?". Bonafede rischia di non essere più ministro

La parabola del capo delegazione M5S: non sarà più Guardasigilli e fatica a ricollocarsi anche in un futuro governo

Simone Canettieri

Per il Guardasigilli si parla di una nomina in un cda o in una Autorità delegata, comunque lontano da un eventuale Conte ter

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Nell'ora della tremarella dei ministri grillini, ci sono  una domanda e una risposta che prendono consistenza guardandosi allo specchio: "Chi ci difenderà in un eventuale Conte ter? Chi tratterà per nostra permanenza?". E ancora: "Di sicurò questo non sarà Fofò, quello ha già tanti guai per conto suo".

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Nell'ora della tremarella dei ministri grillini, ci sono  una domanda e una risposta che prendono consistenza guardandosi allo specchio: "Chi ci difenderà in un eventuale Conte ter? Chi tratterà per nostra permanenza?". E ancora: "Di sicurò questo non sarà Fofò, quello ha già tanti guai per conto suo".

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Fofò è Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia e capo delegazione uscente del M5s.  Un totem da abbattere politicamente, l'unico e concreto punto di raccordo in questo momento tra Italia viva e il Partito democratico: nessuno lo può vedere. 

Una figura, suo malgrado, nemmeno tanto amata dai colleghi di governo: troppo leggero al cospetto del parigrado dem Dario Franceschini, troppo vicino al premier Conte per essere considerato ormai uno dei nostri. E dunque è sacrificabile. Si può fare a meno di lui.

Tutti sanno che Bonafede non sarà più Guardasigilli, non si occuperà più di giustizia e che la sua agenda è destinata a essere corretta, come minimo. Ma adesso in molti iniziano a chiedersi dove andrà Fofò?

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In queste ore nel Movimento c'è chi pensa pure che potrebbe uscire dal governo, stare fermo un giro, finire in qualche Autorità o meglio in qualche grande partecipata.

Insomma, lontano da Palazzo Chigi, dai dicasteri. La strada per Bonafede è impervia e sembra trovare più porte chiuse che aperte: sottosegretario alla presidenza del consiglio? Mai. Alla Difesa? I no sono fortissimi. Ci sarebbe la Funzione pubblica, già presidiata  però senza particolari affanni da Fabiana Dadone, grillina con spirito sabaudo.

Possibile che non ci sia posto Fofò, l'uomo che scovò Conte in un'università di Firenze per portarlo a capo del governo del cambiamento? Strano ma vero: è così. E giorni fa durante una riunione anche Luigi Di Maio ha ricordato al "fratello" Alfonso che "per colpa tua abbiamo già avuto due crisi di governo". Una battuta, per carità. Ma che la dice lunga su una parabola che potrebbe essere cinica e beffarda com'è il mondo dei 5 Stelle. Soprattutto nell'ora della tremarella grillina dove tutti cercano santi a cui votarsi. 

 

 

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