(foto LaPresse)

E adesso Dibba minaccia di lasciare il M5s

redazione

L'ex deputato reputa "un grave errore politico" la scelta di tornare a sedersi al tavolo con Renzi. "Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie"

Alessandro Di Battista reputa "un grave errore politico e direi storico" tornare a sedersi al tavolo con Renzi, continuando a considerare Italia viva come parte della maggioranza. Insomma l'ex deputato romano non ha gradito l'apertura ("non è il momento dei veti. Torniamo alla maggioranza precedente") che il capo reggente del M5s Vito Crimi ha manifestato dopo il colloquio con Mattarella. E così scrive questo: "Il 12 gennaio scorso condivisi la linea presa dai principali esponenti del Movimento 5 Stelle e scrissi queste parole: «Non so quel che farà o meno nelle prossime ore il manipolo di anti-italiani. Mi interessa quel che farà il Movimento. Ebbene io credo che se i renziani dovessero aprire una crisi di governo reale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti». Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un "accoltellatore" professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta".  

 

 

Ma c'è un di più. Perché Dibba, dopo aver per mesi manifestato il suo dissenso rispetto all'indirizzo del Movimento, facendo intuire che se ne potesse andare da un momento all'altro, dopo le parole al Quirinale questo spettro è tornato ad agitarlo sedutastante. "L'ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie", ha scritto, minacciando lo strappo definitivo che avrebbe come primo effetto quello di trascinarsi dietro un po di esponenti della cosiddetta ala dibattistiana. Di fatti, a caldo anche le senatrice Barbara Lezzi e Bianca Laura Granato, il senatore Nicola Morra hanno chiesto di conto di questo cambio repentino di indirizzo. "Leggo che siamo più dorotei dei dorotei. Io no", ha scritto su Facebook il presidente della Commissione parlamentare antimafia. "Vecchia politica 1, italia zero", ha commentato la Granato in gergo calcistico. 

 

 

Quando al Di Battista scrittore dedicammo "I diari di Dibba" 

Ma quello che minaccia di far saltare il banco, andandosene sbattendo la porta, al Foglio sta particolarmente a cuore. Magari non come politico. Sicuramente come scrittore di piccole perle, che nel 2016 abbiamo cercato di raccogliere alla nostra maniera, curando una speciale rubrica dal titolo "I diari di Dibba". Un condensato delle pubblicazioni del vate grillino racchiuso in poche battute, tratte dall'imperdibile romanzo "A testa in sù". Ne riproponiamo qualcuna. 

 

 

 

 

 

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