PUBBLICITÁ

Caro Pd, non basta più dire una maggioranza solida e ampia

Giorgio Gori

La crisi di governo è uno stress test sulle ambizioni del Pd e sulla capacità dei leader di allargare il perimetro del riformismo

PUBBLICITÁ

Al direttore - Il Pd auspica giustamente una maggioranza “solida e ampia, per raccogliere le istanze e la disponibilità che tante forze di ispirazione moderata e liberale hanno manifestato”. E’ logico che questa istanza si accompagni all’indicazione di Conte come “possibile guida di un nuovo Governo”. Il punto è capire se questa maggioranza “solida e ampia” si possa effettivamente raccogliere intorno al nome del premier uscente. La cosa non appare scontata. Se non dovesse accadere, io credo che il Pd – ferma la determinazione a non portare il Paese alle urne in una fase delicatissima sia dal punto di vista sanitario che economico, decisiva per ottenere le risorse europee  dovrebbe anteporre le esigenze del Paese al nome a cui oggi ha comprensibilmente voluto legare la prospettiva di un nuovo governo. Di quali esigenze parliamo? E di conseguenza, di che tipo di governo e di maggioranza? Con quale contenuto politico? Parliamo di un Paese che per colmare i ritardi e le fragilità accumulati negli ultimi anni ha bisogno di diverse importanti riforme. Serve pertanto un governo retto da una maggioranza determinata ad affrontare partire complesse come la riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, del fisco, della concorrenza, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive: tutto ciò che l’Europa ci chiede di fare insieme all’esecuzione del Recovery Plan. A me pare che per assolvere questo compito non basti una maggioranza appesa al voto di pochi “responsabili”, sempre che per questa strada la si arrivi a comporre. Serve una maggioranza “solida e ampia”, ma non solo: serve una maggioranza con una chiara vocazione riformista. Questo richiede che l’allargamento della maggioranza porti ad includere tutte le forze politiche in grado di aggiungere “caratura riformista” all’azione di governo. Quindi non solo Italia Viva, che peraltro sarebbe preferibile non detenesse più la golden share del governo, ma anche +Europa, Azione, Cambiamo! e Forza Italia. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Al direttore - Il Pd auspica giustamente una maggioranza “solida e ampia, per raccogliere le istanze e la disponibilità che tante forze di ispirazione moderata e liberale hanno manifestato”. E’ logico che questa istanza si accompagni all’indicazione di Conte come “possibile guida di un nuovo Governo”. Il punto è capire se questa maggioranza “solida e ampia” si possa effettivamente raccogliere intorno al nome del premier uscente. La cosa non appare scontata. Se non dovesse accadere, io credo che il Pd – ferma la determinazione a non portare il Paese alle urne in una fase delicatissima sia dal punto di vista sanitario che economico, decisiva per ottenere le risorse europee  dovrebbe anteporre le esigenze del Paese al nome a cui oggi ha comprensibilmente voluto legare la prospettiva di un nuovo governo. Di quali esigenze parliamo? E di conseguenza, di che tipo di governo e di maggioranza? Con quale contenuto politico? Parliamo di un Paese che per colmare i ritardi e le fragilità accumulati negli ultimi anni ha bisogno di diverse importanti riforme. Serve pertanto un governo retto da una maggioranza determinata ad affrontare partire complesse come la riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, del fisco, della concorrenza, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive: tutto ciò che l’Europa ci chiede di fare insieme all’esecuzione del Recovery Plan. A me pare che per assolvere questo compito non basti una maggioranza appesa al voto di pochi “responsabili”, sempre che per questa strada la si arrivi a comporre. Serve una maggioranza “solida e ampia”, ma non solo: serve una maggioranza con una chiara vocazione riformista. Questo richiede che l’allargamento della maggioranza porti ad includere tutte le forze politiche in grado di aggiungere “caratura riformista” all’azione di governo. Quindi non solo Italia Viva, che peraltro sarebbe preferibile non detenesse più la golden share del governo, ma anche +Europa, Azione, Cambiamo! e Forza Italia. 

PUBBLICITÁ

 

Serve cioè una maggioranza che richiami la composizione di quella che nel Parlamento europeo sostiene la Commissione di Ursula Von der Leyen, protagonista del profondo cambiamento delle politiche europee avvenuto in questi mesi. Se Giuseppe Conte sarà in grado di comporla intorno ad un chiaro programma di legislatura, orientato alle riforme che necessitano all’Italia, Giuseppe Conte sarà legittimamente e “meritatamente” il leader del nuovo governo. Diversamente toccherà al Pd orientare diversamente la soluzione della crisi, ferma restando la priorità di evitare le urne e di dare al Paese un governo in grado di affrontare una stagione di importanti e impegnative riforme.

 

PUBBLICITÁ

Giorgio Gori 
sindaco di Bergamo, Pd

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ