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Editoriali

Non si governa senza flessibilità

Mes, lavoro, giustizia. Le tre aperture necessarie di Conte per andare avanti
 

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Per fare il ter, cioè per finire la legislatura, gestire la più grande operazione di politica economica dal Dopoguerra, pesare nell’indicazione del presidente della Repubblica, bisogna rafforzarsi non tanto (non solo) nel sostegno parlamentare ma, molto di più, nell’armamentario di riforme e progetti. Per Giuseppe Conte serve una specie di rovesciamento questa volta non di alleanze ma di attitudini, un passaggio dalla prudenza all’innovazione. L’occasione vale  qualche rischio e, come dire, fa l’uomo leader, e comunque non si può immaginare il ter senza riforme e senza coraggio. A partire dal tema della giustizia. Meglio affrontare subito la questione più complessa e ovvero la giustizia modello Bonafede.

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Per fare il ter, cioè per finire la legislatura, gestire la più grande operazione di politica economica dal Dopoguerra, pesare nell’indicazione del presidente della Repubblica, bisogna rafforzarsi non tanto (non solo) nel sostegno parlamentare ma, molto di più, nell’armamentario di riforme e progetti. Per Giuseppe Conte serve una specie di rovesciamento questa volta non di alleanze ma di attitudini, un passaggio dalla prudenza all’innovazione. L’occasione vale  qualche rischio e, come dire, fa l’uomo leader, e comunque non si può immaginare il ter senza riforme e senza coraggio. A partire dal tema della giustizia. Meglio affrontare subito la questione più complessa e ovvero la giustizia modello Bonafede.

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Sì, è noto, che parte dell’armamentario cui attingere verrà letto da molti come proveniente dal renzismo, e questo è tanto vero quanto politicamente ingaggiante per un presidente del Consiglio espresso, prima di tutti, dal M5s. Ma occorre semplicemente più schiettezza, perché non sarebbe pensabile che un governo  impegnato in modo esplicito sull’agenda con cui si completerebbe la legislatura continui a fare sì un po’ di innovazione e a realizzare progetti, ma senza dare nell’occhio, come è successo, per vedere due esempi, con il completamento del Tap e con le piccole misure con cui però si è smontata parte del decreto “Dignità”.

 

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Alle risorse, che ci sono grazie al piano negoziato con l’Ue dallo stesso Conte, devono corrispondere idee e progetti. Con le risorse si può riparlare anche di giustizia da rimettere in grado di funzionare in tutte le sue articolazioni. E si può  riavviare il lavoro verso una condizione il più possibile di mercato aperto, perché il blocco dei licenziamenti non è proseguibile all’infinito e soprattutto perché la formazione e le politiche attive ora non sono più materia da convegno ma, con la pandemia, sono un tema drammatico e bruciante. Mentre un governo stabile rende possibile e pensabile anche un piano di riorganizzazione della sanità. A fronte di un progetto chiaro e forte si può difendere anche la scelta di usare parte del Mes. Gli diranno che è renziano, potrà rispondere di no, è un suo diritto, ma potrà anche chiedere di essere giudicato a fine legislatura.

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