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Il centrodestra da Mattarella

Al voto (ma davvero?). Salvini-Meloni-Tajani al Quirinale come da Freud

Ricevuti dal presidente. Per tenersi insieme chiedono il voto. In segreto ognuno ha la sua variante

Carmelo Caruso

Il centrodestra granitico sul voto ma non pronuncia mai la parola elezioni. Berlusconi loda Biden, Giorgetti non parla. Sono entrati perfino alla spicciolata

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Roma. Non avevano niente da dire ma volevano dirlo bene. Ieri mattina, quando si è saputo che alle 17, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, sarebbero stati ricevuti al Colle, i giornalisti si sono in maniera immotivata preoccupati. Hanno chiesto ai parlamentari di Lega-FdI-Fi: “Cosa diranno a Sergio Mattarella? Cosa proporranno? Un nome? Una soluzione? Le urne? Il governo istituzionale?”. Nulla del genere. Di fronte al presidente hanno solo ripetuto che “con questo Parlamento è impossibile lavorare” e si sono consegnati alla sua “saggezza”. Volevano fargli capire che sono per il voto, anche se non hanno mai pronunciato la parola.

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Roma. Non avevano niente da dire ma volevano dirlo bene. Ieri mattina, quando si è saputo che alle 17, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, sarebbero stati ricevuti al Colle, i giornalisti si sono in maniera immotivata preoccupati. Hanno chiesto ai parlamentari di Lega-FdI-Fi: “Cosa diranno a Sergio Mattarella? Cosa proporranno? Un nome? Una soluzione? Le urne? Il governo istituzionale?”. Nulla del genere. Di fronte al presidente hanno solo ripetuto che “con questo Parlamento è impossibile lavorare” e si sono consegnati alla sua “saggezza”. Volevano fargli capire che sono per il voto, anche se non hanno mai pronunciato la parola.

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E’ vero che la Lega dice: “Alle urne”. Ma in segreto, e neppure tanto, Salvini accarezza la fantasia di un governo con tutti gli sbandati che Giuseppe Conte non sta riuscendo a convincere: “Se lui non ce la fa, ci provo io”. E in questo ha pure ragione. Ha delle competenze. Giorgia Meloni che dichiara che l’unità di centrodestra non si discute, è in chiaro disaccordo con Salvini. Lei sì che è per votare anche domani. Come darle torto. Surclasserebbe Salvini. L’unico che aveva un’idea, Silvio Berlusconi, si teneva lontano da entrambi. E’ per la responsabilità in ogni senso.

 

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Con tempestività, proprio ieri, ha lodato il discorso del presidente Joe Biden che “rappresenta un invito a tutti i paesi liberi a ritrovare una strada comune all’insegna della collaborazione, dell’intesa, dell’armonia”. Al Quirinale ha mandato il suo vice Antonio Tajani. Berlusconi si proteggeva solo dal Covid? Neppure loro tre, Salvini, Meloni, Tajani, volevano essere presi troppo sul serio.

 

A ora di pranzo hanno fatto recapitare una nota. Avvertivano che alla fine del loro incontro non ci sarebbe stato nessun punto stampa  per “evitare inutili attese e assembramenti”. Da quando questa ammirevole prudenza? I fotografi si sono presentati malgrado il loro sconsiglio congiunto. Volevano fare chiasso ma piano. Quanto basta per dire che ci sono pure loro. Non dimenticateli. Esistono.

 

Quando sono stati ricevuti dal presidente avevano concordato una linea che serviva  a tenerli ancora insieme. Solo per questo hanno scartato il governo di unità nazionale. “Caro presidente, se possiamo permetterci, la situazione impone che Conte si dia un vestito istituzionale. Ma è evidente che non ci riesce. Con quei numeri non si può governare. Dietro ai responsabili non c’è una comunità politica”.

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Questo hanno riferito nell’ora di colloquio che Mattarella gli ha concesso. La loro volontà di rimanere il più possibile discoli ma discreti è stata esaudita anche dagli uomini del cerimoniale. Il Quirinale ha tre ingressi. Quello solenne per i giuramenti, quello di fronte ai giardini di Sant’Andrea al Quirinale e quello della Dataria. E’ il meno presidiato dai teleobiettivi. E’ in prossimità di una curva. E’ stretto. Sia detto con il massimo garbo. E’ il meno monumentale. Anzi, sembra l’ingresso di una questura.

 

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Ebbene, Salvini, Meloni, Tajani sono entrati da quell’ingresso ma sono usciti poi dall’altro. Ed è davvero una fortuna che il centrodestra abbia uno come Tajani che conosce la grammatica. Ha indossato il suo vestito buono e una cravatta. Salvini si è presentato al cospetto di Mattarella come se stesse andando a fare un’apericena. Era tutto scuro e scravattato. Giorgia Meloni era vestita come si doveva.

 

Non sono stupidaggini. In politica anche il guardaroba è un programma di governo, un disegno per uscire da questa crisi. Quello di Salvini è lo stesso del suo vice Giancarlo Giorgetti? In questi giorni non parla e di solito quando non parla è perché pensa, ma non la pensa come il suo leader. Salvini, Meloni, Tajani, cosa sono andati a fare al Quirinale? Avevano bisogno anche loro di essere ascoltati. E’ un po’ come quando ci si sfoga. Non si risolve nulla, ma ci si sente meglio. Mattarella dicono che annuisse con la testa. Anche per loro, come per Conte, è stato il presidente dottor Freud.
 

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