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manovre di palazzo

Così la Boschi rimuove Nencini dal gruppo. Ma il simbolo del Psi è una grana per Renzi

Valerio Valentini

La cacciata dalla chat pochi istanti dopo il voto di fiducia. Se il leader del Psi migra altrove, la truppa di Renzi potrebbe restare senza gruppo. "Andiamo nel Misto e ci prendiamo il capogruppo", confida l'ex premier. "Ma il regolamento non glielo consente", ribatte De Petris

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Che la rottura non debba essere stata troppo consensuale, lo dimostrano i modi e la solerzia. Perché erano da poco passate le dieci e venti di ieri, quando Maria Elena Boschi ha rimosso Riccardo Nencini dalla chat di Italia viva. Si era insomma appena conclusa la votazione sulla fiducia al Senato, con tanto di baruffa intorno alla moviola per stabilire se il leader del Psi avesse fatto in tempo oppure no a dare il suo responso, e già la Boschi, capogruppo alla Camera che sovrintende alle comunicazioni tra le truppe parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama, prendeva provvedimenti per quel Sì offerto sull'altare del governo di Giuseppe Conte. E così, la presa di posizione della Boschi innescava tutta una serie di commenti non esattamente accomodanti di altri eletti renziani, come quello di Silvia Fregolent: "Gli avevamo chiesto di dircelo, almeno. Senza parole".

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Che la rottura non debba essere stata troppo consensuale, lo dimostrano i modi e la solerzia. Perché erano da poco passate le dieci e venti di ieri, quando Maria Elena Boschi ha rimosso Riccardo Nencini dalla chat di Italia viva. Si era insomma appena conclusa la votazione sulla fiducia al Senato, con tanto di baruffa intorno alla moviola per stabilire se il leader del Psi avesse fatto in tempo oppure no a dare il suo responso, e già la Boschi, capogruppo alla Camera che sovrintende alle comunicazioni tra le truppe parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama, prendeva provvedimenti per quel Sì offerto sull'altare del governo di Giuseppe Conte. E così, la presa di posizione della Boschi innescava tutta una serie di commenti non esattamente accomodanti di altri eletti renziani, come quello di Silvia Fregolent: "Gli avevamo chiesto di dircelo, almeno. Senza parole".

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Segno insomma che l'imboscata di Nencini, da giorni corteggiato da ministri e parlamentari di maggioranza, irretito dalle lusinghe di Palazzo Chigi, alla fine è arrivata all'insaputa dei più. I suoi compagni di partito lo hanno visto lì, alle nove di sera, confabulare col ministro grillino Federico D'Incà, e hanno capito: "Ci tradirà". E così, l'espulsione dalla chat è stata inevitabile. E brusca. L'alta volta, quando a mollare Iv era stato Nicola Carè, tornato nella casa madre del Pd a ottobre 2020, era stato lui, di sua sponte, a uscire dal gruppo. Quando Renata Polverini, lunedì sera, ha votato Sì alla fiducia, il suo congedo dal gruppo di FI lo ha formalizzato con estrema cortesia. "Esco da Forza Italia e dalla chat con enorme dispiacere", ha scritto la deputata poco prima delle 23. "Con voi sono stata bene. Ho voluto e voglio bene a ciascuno di voi e in particolare al presidente Berlusconi. Però a volte le strade si dividono. Un abbraccio a tutti". 

 

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Ma al di là dei rituali di commiato ai tempi delle chat, la rottura con Nencini può essere un problema serio, per Matteo Renzi. Perché, qualora il socialista folgorato sulla via di Volturara ("un fine intellettuale", lo ha definito ieri Conte nella sua replica in Aula) dovesse decidere di aderire a un altro gruppo parlamentare, allora ad Italia viva verrebbe meno il simbolo del Psi a cui agganciarsi per mantenere la propria autonomia di gruppo. Il regolamento di Palazzo Madama stabilisce infatti che per costituire una formazione, servono almeno dieci membri e un logo che sia stato utilizzato alle elezioni politiche con cui si è eletto il nuovo Senato. Renzi ha lasciato trapelare che però a quel punto lui avrebbe una exit strategy: quella, cioè, di portare tutti i suoi nel Gruppo misto, reclamandone la presidenza in virtù del loro numero. "Mettiamo la Bellanova capogruppo del Misto, e per il governo è ancora peggio", ha confidato l'ex premier.

 

Solo che le cose potrebbero essere più complicate. Perché l'articolo 5 del Regolamento del Misto impedisce questo tipo di blitz: "Il presidente del Gruppo - vi si legge - è eletto dall’assemblea. Viene eletto presidente il senatore che abbia riportato almeno la metà più uno dei voti dei componenti dell’assemblea. Il presidente dura in carica fino alla fine della legislatura". La frase finale è quella decisiva. "Vuol dire che non posso essere sostituita fino allo scioglimento delle Camere", spiega Loredana De Petris, attuale capogruppo del Misto e senatrice di Leu. "E' una norma che venne introdotta proprio per evitare scorribande e colpi di mano dentro il Misto". E dunque la De Petris è e resta intoccabile? "Bisognerebbe modificare il Regolamento. Ma per farlo - ci dice a telefono - c'è bisogno della maggioranza dei due terzi del gruppo". Insomma, molto complicato. 

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