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L'intervista

Giovanni Donzelli ci spiega perché Fratelli d'Italia è pronta al voto

Parla il capo dell'organizzazione del partito di Giorgia Meloni

David Allegranti

"Renzi? Gli va riconosciuto che è riuscito a distruggere la sinistra più di quanto sia riuscito a noi…”

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Siamo pronti al voto: la modalità più naturale è ridare la parola agli italiani con il ricorso alle urne”, dice al Foglio Giovanni Donzelli, deputato e capo dell’organizzazione di Fratelli d’Italia. “Non è vero che siccome c’è la pandemia non si può o è da irresponsabili votare. Siamo invece consapevoli che purtroppo la maggior parte dei parlamentari non pensa al bene dell’Italia ma alla propria sopravvivenza. I Cinque stelle voterebbero qualsiasi cosa, persino il mostro di Lochness, pur di restare in sella. Non a caso si parla infatti di Conte ter”.

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Siamo pronti al voto: la modalità più naturale è ridare la parola agli italiani con il ricorso alle urne”, dice al Foglio Giovanni Donzelli, deputato e capo dell’organizzazione di Fratelli d’Italia. “Non è vero che siccome c’è la pandemia non si può o è da irresponsabili votare. Siamo invece consapevoli che purtroppo la maggior parte dei parlamentari non pensa al bene dell’Italia ma alla propria sopravvivenza. I Cinque stelle voterebbero qualsiasi cosa, persino il mostro di Lochness, pur di restare in sella. Non a caso si parla infatti di Conte ter”.

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Ma tutto il centrodestra è su questa posizione? La Lega non ha paura del voto?

“Capisco che quando si parla di politica ci sia sempre qualche interpretazione da dare alle parole. Però il comunicato stampa uscito dopo la riunione con gli alleati era chiaro e condiviso da tutti. Guardi, paradossalmente a Fratelli d’Italia converrebbe pure rimandare il voto di uno-due anni. Così continueremmo a crescere e a diventare ancora più forti, facendo una opposizione responsabile. Ma qui c’è in gioco il bene degli italiani. Quando finiranno sia la crisi sanitaria sia la crisi economica ci sarà un effetto rimbalzo sui mercati mondiali che andrà intercettato. Se non avremo in quel momento un governo adatto, perderemo treni per i prossimi decenni”.

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Ma andare al voto non ricompatterebbe Pd e Cinque stelle? “Ma noi non vogliamo andare al voto perché pensiamo di vincere. Chiediamo il voto perché è giusto farlo. Poi possono anche vincere gli altri, se gli italiani valuteranno che il loro progetto è migliore e più credibile del nostro. Non abbiamo la presunzione di voler scegliere al posto degli italiani. È un rischio che possiamo assumerci e in ogni caso la situazione sarebbe migliore di quella attuale”.

 

Donzelli è fiorentino, conosce bene Matteo Renzi, non si può non chiedergli che cosa ne pensi delle mosse del senatore di Scandicci. Risposta: “Renzi ha guardato troppo House of Cards. Gli piace pensare di essere quello che manovra tutto e che stupisce il pubblico. Vedo troppe ricostruzioni, troppi retroscena, mentre il dato più importante è quello caratteriale. E comunque, questo genio politico renziano è tutto da dimostrare. Era al governo della nazione, a capo del principale partito italiano. Adesso è costretto a sperare che non si vada al voto perché non saprebbe come superare la soglia di sopravvivenza. Se fosse l’amministratore delegato di una azienda privata, direi che non ha avuto un gran successo per la sua ditta. Però gli va riconosciuto che è riuscito a distruggere la sinistra più di quanto sia riuscito a noi…”.

 

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Fratelli d’Italia al momento è il partito più in salute del centrodestra. Cresce stabilmente. Potrebbe scavalcare la Lega? Chissà. Intanto Donzelli esulta: “Siamo drammaticamente banali, non siamo fantasiosi. Abbiamo una leader che studia e siamo coerenti. Abbiamo chiuso il tesseramento e a occhio direi che abbiamo triplicato i numeri dell’anno precedente. In questi mesi di emergenza sanitaria abbiamo continuato come partito a lavorare, organizzando coordinamenti regionali a distanza. Facciamo formazione. Abbiamo un centro studi che elabora e invia i dettagli dei vari dossier ai rappresentanti sui territori, con gli approfondimenti sulle posizioni da tenere. Abbiamo un dipartimento che si occupa di enti locali che aiuta i nostri eletti a studiare i bilanci, a redigere gli atti urbanistici. Siamo insomma un partito come dovrebbe essere, siamo vecchio stile. La nostra forza sta nel fatto che eravamo così anche quando eravamo piccolissimi e c’erano molte meno persone che si accorgevano di quanto è preparata Giorgia Meloni”. E in più, dice Donzelli, “in Fratelli d’Italia non ci sono le correnti. È una reazione. Tutti noi abbiamo sofferto la correntizzazione di An. Io e Andrea Delmastro, mio compagno di banco in aula e migliore amico in politica, con cui divido l’appartamento a Roma, da giovani eravamo in correnti diverse e rischiavamo di fare a cazzotti ogni volta. Oggi siamo legatissimi, perché la nuova generazione Atreju cresciuta attorno a Meloni si era stancata della correntizzazione di An. Quindi viviamo le correnti con rifiuto. Ne abbiamo sofferto troppo”. Resta l’ultima domanda: ma la fine dell’amministrazione Trump non rischia di essere un problema per la destra italiana? “La destra preesisteva già. Il disagio dei molti che si erano stancati delle decisioni prese da una ristretta élite, Trump l’ha cavalcato e ben rappresentato, ma non l’ha inventato lui”.

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