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La fretta di Renzi e i malumori dei suoi senatori. Com'è andata l'assemblea di Iv

Faraone invoca il "modello testuggine", poi apre: "Ci va bene anche un Conte Ter". Ma nel gruppo dei senatori renziani c'è chi espone i dubbi. Alla Camera c'è chi propone l'astensione

Valerio Valentini

Il leader ai suoi: "Resistiamo alle pressioni, da Chigi cercano i responsabili". L'attacco della Conzatti ("Matteo è come Conte"), le critiche di Comincini e Marino ("Se bocciamo il governo martedì, rischiamo di impedire lo scostamento e i ristori"). L'incognita su Nencini e il suo simbolo 

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Lui si è unito, in videocollegamento, che la riunione era quasi terminata. E quindi alcuni degli interventi più critici dei suoi senatori, Matteo Renzi non ha potuto ascoltarli. Ha dettato però la linea, ribadendo di fatto il concetto che già il suo capogruppo, Davide Faraone, aveva anticipato: "E' una questione di tempo", ha detto il leader di Italia viva in assemblea, nel primo pomeriggio di un giovedì convulso. "Bisogna pretendere che questa crisi si risolva in fretta in Parlamento - ha spiegato l'ex premier - perché a Palazzo Chigi useranno ogni giorno in più per perseguire il loro unico obiettivo: trovare i responsabili e far saltare i gruppi di Iv".

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Lui si è unito, in videocollegamento, che la riunione era quasi terminata. E quindi alcuni degli interventi più critici dei suoi senatori, Matteo Renzi non ha potuto ascoltarli. Ha dettato però la linea, ribadendo di fatto il concetto che già il suo capogruppo, Davide Faraone, aveva anticipato: "E' una questione di tempo", ha detto il leader di Italia viva in assemblea, nel primo pomeriggio di un giovedì convulso. "Bisogna pretendere che questa crisi si risolva in fretta in Parlamento - ha spiegato l'ex premier - perché a Palazzo Chigi useranno ogni giorno in più per perseguire il loro unico obiettivo: trovare i responsabili e far saltare i gruppi di Iv".

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Quanto agli esiti della crisi, Renzi è rimasto più cauto. E, se nel vertice serale di mercoledì, subito dopo l'annuncio delle dimissioni di Teresa Bellanova, Elena Bonetti ed Ivan Scalfarotto, aveva ammesso l'impossibilità di prevedere il destino dei prossimi giorni ("Mi chiedete come finirà? Non lo so. Non lo sa nessuno. Ma se resistiamo compatti per un paio di giorni, poi torneremo centrali per la formazione di qualsiasi maggioranza"), oggi Renzi ha lasciato che fosse Faraone a delineare uno scenario. "Un nuovo governo con la stessa maggioranza sarebbe comunque un buon risultato, per noi", ha esordito il capogruppo. "Siamo disponibili anche a un Conte Ter che però sia più forte e con un'agenda nuova. E di certo siamo pronti a votare lo scostamento", ha proseguito. Poi, ha rinnovato l'invito all'unità: "Cercheranno di dividerci, andranno a caccia di responsabili. Per questo non possiamo concedere troppo tempo. Ma noi dobbiamo restare compatti, come una testuggine".

 

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E qui, in verità, lo slancio motivazionale di Faraone ha cozzato coi malumori di alcuni dei suoi senatori. Perché, oltre agli interventi entusiasti di Giuseppe Cucca e di Laura Garavini, agli elogi al leader di Ernesto Magorno e di Anna Maria Parente, oltre alla caparbietà di Gelsomina Vono, arrivata in Iv dopo essere uscita dal M5s e che ora si spinge fino a invocare "l'appoggio esterno", perché "Conte non è neppure un politico", ecco che oltre a tutta questa esibizioni di ottimismo, sono emersi anche i dubbi e le paure di alcuni.

 

La più dura è stata sicuramente Donatella Conzatti, commercialista trentina che proviene dalle file di Forza Italia. Che ha criticato il suo leader con un paragone che deve essere risuonato fastidioso come non mai. "Renzi attacca tanto Conte - ha detto la Conzatti - ma in fondo si comporta come lui. Renzi lo condanna perché, mentre il Senato è riunito per approvare la legge di Bilancio, il premier va in conferenza stampa. Ma poi Renzi fa una conferenza stampa per annunciare il ritiro della nostra delegazione al governo proprio mentre noi siamo riuniti qui a Palazzo Madama. E poi - ha proseguito la senatrice - sempre a proposito della forma: perché Teresa ed Elena, le nostre due ministre, non hanno annunciato in prima persona le loro dimissioni? Io sono femminista, a queste cose ci tengo". 

 

Sempre sugli aspetti della comunicazione s'è concentrata anche la vicentina Daniela Sbrollini, già candidata presidente per Iv alle ultime regionali in Veneto. "Basta con le iniziative mediatiche non condivise. Io sono contro il partito dell'Io". Anche Leonardo Grimani, più volte citato tra quanti sarebbero pronti a lasciare la comitiva, ha esternato un certo disagio: "Mandare il paese alle elezioni ora sarebbe un fatto distruttivo. Noi dobbiamo invece lavorare per costruire, non per distruggere".

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Più di merito, invece, le critiche esposte da Eugenio Comincini e Mauro Marino. I quali, con toni diversi, hanno manifestata la stessa perplessità procedurale: "Perché chiedendo un'accelerazione nella parlamentarizzazione della crisi, rischiamo che bocciando Conte finiamo con l'impedire di fatto anche l'approvazione del decreto Ristori V, perché un governo dimissionario non è detto che possa approvare lo scostamento di bilancio necessario. E ci prenderebbero per pazzi". E in effetti, il calendario ideato dal premier pone proprio questo rischio. Riferendo alla Camera lunedì, e al Senato martedì, l'avvocato di Volturara pone una seria ipoteca sul provvedimento che, di lì a qualche giorno, dovrà garantire l'avvio dell'iter per fornire i rimborsi a commercianti e imprenditori costretti a chiudere le loro attività a causa del Covid. Bocciare Conte prima che il Parlamento abbia votato lo scostamento di bilancio, potrebbe voler dire, in sostanza, stoppare il Ristori V. Con quel che ne conseguirebbe. E non è un caso che qualcuno, specie a Montecitorio, stia prospettando un'astensione sulle comunicazioni di Conte, anziché un voto contrario. Ipotesi ancora tutte da verificare. 

 

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E a proposito di tecnicismi, c'è un'altra incognita che grava sul destino di Italia viva. Quella che riguarda Riccardo Nencini. Il senatore toscano è infatti il detentore del simbolo del P.S.I., quello che ha consentito di fatto la formazione del gruppo di Italia viva nel settembre del 2019. E non è un caso se proprio su di lui si concentrano molte delle avances da parte di Palazzo Chigi. Nencini, durante l'assemblea, ci ha tenuto a spiegare in un lungo intervento come in realtà certe sue dichiarazioni, certe sue uscite, siano state fraintese e strumentalizzate. "E' stata la Lonardo a cercarmi, ed è stata lei a snaturare poi il senso di un mio ragionamento in cui semplicemente auspicavo che non si arrivasse a una crisi al buio", ha detto il socialista, riferendosi a quella Sandra Lonardo che, forte del sostegno di suo marito Clemente Mastella, sta molto brigando per radunare una pattuglia di responsabili in sostegno del premier. E proprio i collaboratori di Conte, però, stanno facendo pressing su Nencini. "Se lui molla", dicono dall'entourage del premier, "il senatore di Rignano si ritrova al gruppo Misto". 

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