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editoriali

Meglio Twitter del modello TzeTze

redazione

Casaleggio è un ottimo difensore di Trump, ma non della libertà di parola

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L’esclusione di Donald Trump da Twitter e da Facebook apre numerosissimi interrogativi sulla libertà di parola e i suoi limiti, sul ruolo dei social network e le loro responsabilità, ognuno dei quali non ha una risposta semplice. Tutti i contributi sul tema sono interessanti. Bisogna però fare attenzione ai buoni consigli da parte di chi continua a dare il cattivo esempio. Davide Casaleggio, da anni stella polare anche se ultimamente un po’ cadente del M5s, ha criticato la decisione dei social network di bannare il presidente degli Stati Uniti. “Non essere d’accordo con qualcuno è il miglior punto di partenza per non essere d’accordo sulla sua censura”, scrive il capo di Rousseau, sostenendo che se ne possono comprendere le ragioni dopo l’assalto al Congresso americano, ma deve prevalere il diritto di tutti a dire la propria anche su piattaforme private: “La libertà di parola è anche la libertà di dire ciò che non si vuole sentire, anche se dovesse configurarsi un reato di opinione. Salvo poi essere sanzionato se viene commesso”.

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L’esclusione di Donald Trump da Twitter e da Facebook apre numerosissimi interrogativi sulla libertà di parola e i suoi limiti, sul ruolo dei social network e le loro responsabilità, ognuno dei quali non ha una risposta semplice. Tutti i contributi sul tema sono interessanti. Bisogna però fare attenzione ai buoni consigli da parte di chi continua a dare il cattivo esempio. Davide Casaleggio, da anni stella polare anche se ultimamente un po’ cadente del M5s, ha criticato la decisione dei social network di bannare il presidente degli Stati Uniti. “Non essere d’accordo con qualcuno è il miglior punto di partenza per non essere d’accordo sulla sua censura”, scrive il capo di Rousseau, sostenendo che se ne possono comprendere le ragioni dopo l’assalto al Congresso americano, ma deve prevalere il diritto di tutti a dire la propria anche su piattaforme private: “La libertà di parola è anche la libertà di dire ciò che non si vuole sentire, anche se dovesse configurarsi un reato di opinione. Salvo poi essere sanzionato se viene commesso”.

 

Gli improvvisati apostoli della libertà di espressione vanno però giudicati per le azioni più che per le prediche. Perché da sempre la Casaleggio Associati e le sue derivazioni hanno gestito il M5s in maniera autoritaria, infischiandosene della libertà di parola: la storia del M5s è piena di espulsioni (alcune sanzionate in tribunale) di iscritti che hanno espresso un’opinione e di eletti che hanno manifestato un dissenso. La censura nel M5s è stata la regola. E’ comprensibile quindi la simpatia per Trump da parte di chi ha fatto dell’insulto un’arma di lotta politica, delle fake news (do you remember TzeTze?) una leva per il consenso e dell’assalto al Parlamento uno strumento di mobilitazione (come dimenticare le manifestazioni davanti alla “scatoletta di tonno” di Montecitorio al grido di “Arrendetevi, siete circondati!”), ma non rappresenta esattamente il prototipo del difensore dei valori e dei princìpi liberaldemocratici.

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