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1\L'intervista

Il socialista Nencini ci spiega perché Conte ha sottovalutato Renzi

Parla il presidente del Partito Socialista Italiano, senatore del gruppo Italia viva - Psi

David Allegranti

"Non ho mai creduto prima e non credo oggi che si tratti di una questione di dicasteri", dice l'ex presidente del Consiglio regionale toscano.

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Roma. Matteo Renzi non sta bluffando, assicura al Foglio uno che lo conosce bene e da anni come il fiorentino Riccardo Nencini, presidente del Psi, senatore del gruppo Italia viva - Psi. “Non ho mai creduto prima e non credo oggi che si tratti di una questione di dicasteri”. Insomma, Renzi non sta facendo solo tattica? “Non è questo il punto. Più volte in aula al Senato è stata sollevata una questione: come si passa dalla fase 1 del governo in piena emergenza a una fase di rinascita per l’Italia, pur essendoci ancora l’emergenza?”, dice l’ex presidente del Consiglio regionale toscano. Non è una partita di carte, quindi. “Nencini non ragiona così e per quel che vedo anche Renzi non ragiona così. Ma a dire la verità, è tutta la maggioranza a non ragionare così. La seconda fase non è uguale alla prima, sono due fasi distinte”. 

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Roma. Matteo Renzi non sta bluffando, assicura al Foglio uno che lo conosce bene e da anni come il fiorentino Riccardo Nencini, presidente del Psi, senatore del gruppo Italia viva - Psi. “Non ho mai creduto prima e non credo oggi che si tratti di una questione di dicasteri”. Insomma, Renzi non sta facendo solo tattica? “Non è questo il punto. Più volte in aula al Senato è stata sollevata una questione: come si passa dalla fase 1 del governo in piena emergenza a una fase di rinascita per l’Italia, pur essendoci ancora l’emergenza?”, dice l’ex presidente del Consiglio regionale toscano. Non è una partita di carte, quindi. “Nencini non ragiona così e per quel che vedo anche Renzi non ragiona così. Ma a dire la verità, è tutta la maggioranza a non ragionare così. La seconda fase non è uguale alla prima, sono due fasi distinte”. 

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Le questioni poste da Renzi sono giuste, quindi, dice Nencini, che ha fatto parte del governo Renzi come viceministro delle Infrastrutture: “Il Recovery Plan ora comincia ad avere una fisionomia. Prima era una materia informe. D’altronde lo si è scritto anche fuori dalle aule parlamentari. Lo hanno detto Cottarelli, De Rita, Prodi”. Secondo Nencini nelle ultime settimane dunque è stato toccato un “nervo scoperto”. Ed è grazie alle osservazioni di Italia viva - Psi che la bozza del Recovery è stata migliorata: “La sanità è passata da 9 miliardi a 20. L’istruzione e la ricerca ora contano 28 miliardi, il turismo e la cultura da 3 sono passati a 8. Un altro punto significativo: dentro ai territori, i comuni possono giocare la loro partita”. 


Per Nencini, politico di lungo corso, abituato alle trattative serrate e alle crisi politiche delicate, Giuseppe Conte ha proprio sbagliato impostazione: avrebbe potuto arginare per tempo Renzi, diciamo così, evitando di far accavallare le questioni. “Nel corso dei mesi si sono sommate quattro questioni che non sono mai state sciolte. Il Mes è la prima in ordine di tempo, poi è arrivata la scuola, con tutto il caos che stiamo vedendo, poi è giunto il Recovery Fund e, per ultima, si è acuita la questione del ruolo del Parlamento. Così è nata una fortissima tensione all’interno della maggioranza e l’errore fatto da Conte è stato quello di essersi sottratto troppo a lungo al chiarimento, evitando di dare risposte sui punti chiave”. E ora come se ne esce? “Tutti i leader, Renzi compreso dunque, dovrebbero stare in un nuovo governo. Se restassimo all’accademia, le direi che bisogna ricostruire un governo di rinascita come quello del 1945, superando le partigianerie. Ma questo non è possibile perché la destra radicale non vuole. Dunque non resta che un governo autorevole. Non forte, eh, ma autorevole”. 


Un governo che non contenga gli “eccessi di bonus” visti in questi mesi. Sicché, il combinato disposto Recovery Fund più vaccino “ci obbliga a pensare non soltanto a come governare l’emergenza. Già oggi noi dobbiamo pensare all’Italia dei prossimi anni, non soltanto quella del 2021 ma quella del 2022, 2023, 2024. Per questo serve un governo più autorevole”. Un governo che non perda tempo in task force, per esempio, aggiunge il senatore. Nencini condivide dunque l’idea renziana della rapidità d’esecuzione per la risoluzione della crisi e senza “la minaccia delle elezioni anticipate”, che farebbero solo danni al paese. Il governo di tutti, naturalmente, avrebbe questo senso: “Anche perché quando finirà il divieto di licenziamenti e finiranno i bonus, non possiamo neanche immaginare che cosa succederà dal punto di vista sociale…”.

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