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Lo sfogo del capo della task force

Colao: "Il Recovery? Conte non ci ha coinvolti, eppure l'Italia era partita per prima"

Il manager chiamato a maggio per la fase 2: "Aspetto di vedere il progetto finale prima di dare giudizi, con noi è mancato il follow up"

Simone Canettieri

I ragionamenti dell'ex ad di Vodafone: "Dopo quest'estate chiusi i canali ufficiali con il governo, solo chiacchierate informali con i ministri. Nessun componente della commissione è stato coinvolto ufficialmente nel progetto per gestire i fondi europei"

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“Potevamo accelerare i tempi, essendo partiti quest’estate, certo. Ma è presto per dare giudizi visto che il lavoro, quello del Recovery, ancora non è stato concluso. Di sicuro, al di là di telefonate con i vari ministri, chiacchiere informali, non c’è stato un follow-up ufficiale tra la nostra commissione e il governo”.

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“Potevamo accelerare i tempi, essendo partiti quest’estate, certo. Ma è presto per dare giudizi visto che il lavoro, quello del Recovery, ancora non è stato concluso. Di sicuro, al di là di telefonate con i vari ministri, chiacchiere informali, non c’è stato un follow-up ufficiale tra la nostra commissione e il governo”.

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Vittorio Colao è il manager che venne chiamato dal premier Giuseppe Conte per disegnare la fase 2. Un pool di esperti – 21  in tutto –   che produsse centodue idee divise in sei capitoli. Iniziative per  rilanciare l’Italia e portarla fuori dal coronavirus: economia, ambiente,  scuola, digitale,  cultura e i temi sociali.

 

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Per un periodo fu dunque Colao-mania, un appiglio nel  lockdown e nella crisi più feroce.  Poi però, in giugno, ci fu la parata di  Villa  Pamphilj: gli Stati generali di Conte. Una settimana di incontri, con solo un appuntamento dedicato al capo della task force. L’inizio di un lento affrancamento del governo. Di cui Colao   sembra non dolersene. Ma prenderne atto.  

 

E così si sono chiusi i canali ufficiali. E i telefoni bianchi diventati muti. 

 
Il manager bresciano non è stato più consultato da Conte per  dare continuità al suo piano, per innestarlo nel Recovery. Medesimo discorso per gli altri venti componenti della commissione. 

 
Eccezion fatta per Riccardo Cristadoro, l’economista di Bankitalia che sta scrivendo progetti a cui destinare la pioggia di miliardi europei su mandato dal governo. 

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L’ex amministratore delegato di Vodafone sembra non nutrire alcun astio nei confronti dell’esecutivo. Aspetta prima di leggere il piano che uscirà dalle varie bozze che in questi giorni rimbalzano tra il ministero dell’Economia  e Palazzo Chigi. “D’altronde si tratta di applicare parametri europei abbastanza rigidi elaborando progetti  a seconda della visione politica, senza distaccarsi da un perimetro che è già delineato”, dice Colao a chi lo interroga su che fine abbiano fatto lui e il suo piano e sul perché il premier, dopo un’iniziale infatuazione, li abbia dimenticati. 

  
Morale della favola: salvo stravolgimenti il piano Colao non ha impollinato il Recovery. Nessun filo ha legato i due imponenti lavori. Tempo e fatiche sprecati? Possibile che a giugno Colao diventò così ingombrante da essere messo da parte (si parlò, ovviamente, anche di un governo Colao) solo perché faceva ombra al capo dell’esecutivo? Insomma, anche lui, che di fatto vive a Londra, è finito nella spirale tutta italiana della gelosia nei confronti dell’uomo tecnico e del fare? 

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A chi gli sottopone queste domande, Colao  chiude le porte alle polemiche: “Sono abituato a rispondere con i fatti e non mi interessano questi retropensieri. Vedremo i risultati finali e trarremo le conseguenze, accompagnandole, se sarà il caso, dai giudizi”. 

 
Ecco si vedrà dunque se i fatti ancora una volta avranno la testa dura. Che uso si farà della fibra e della banda larga, se gli incentivi per le imprese si trasformeranno in fondi a pioggia per accontentare tutti, se la pubblica amministrazione potrà sfruttare l’occasione della pandemia per cambiare pelle, se Cassa depositi e prestiti giocherà un ruolo attivo. Se insomma il piano Colao avrà avuto in qualche modo uno sviluppo concreto. O se – com’è il sospetto – si siano persi occasioni  e tempo. Di sicuro, come si è sfogato Colao in queste ore, “potevamo partire con mesi d’anticipo”. Possibilità che i fatti non sembrano confermare. Questione di follow-up. “D’altronde non c’è stato chiesto nulla”.

 

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