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Santo o santone?

"SanPa non era bastonate. Muccioli ci liberò dall'angoscia" Parla Rosa Russo Iervolino

Carmelo Caruso

"Vincenzo Muccioli si è misurato con l'estremo. Non va santificato ma neppure demonizzato. E' una figura complessa. La nostra era una buona legge". Parla l'ex ministra madre del testo  contro gli stupefacenti chiamato Iervolino-Muccioli

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Roma. La ministra di Vincenzo Muccioli, la ministra della legge Iervolino-Vassalli, anzi, della legge Iervolino-Muccioli. E’ stata amica di un bastonatore? “Non sono stata amica di un bastonatore, ma neppure di un santo. Ho conosciuto un uomo, anche furbacchione se volete, che si è misurato con l’estremo. Muccioli non era né buono né cattivo. E’ stata una figura complessa in un momento difficile. Non santificatelo né demonizzatelo. Comprendetelo. Se ci riuscite”. Le violenze, le botte, i suicidi, i processi, l’omicidio di Roberto Maranzano fino alla morte del fondatore di San Patrignano. Di cosa è morto?

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Roma. La ministra di Vincenzo Muccioli, la ministra della legge Iervolino-Vassalli, anzi, della legge Iervolino-Muccioli. E’ stata amica di un bastonatore? “Non sono stata amica di un bastonatore, ma neppure di un santo. Ho conosciuto un uomo, anche furbacchione se volete, che si è misurato con l’estremo. Muccioli non era né buono né cattivo. E’ stata una figura complessa in un momento difficile. Non santificatelo né demonizzatelo. Comprendetelo. Se ci riuscite”. Le violenze, le botte, i suicidi, i processi, l’omicidio di Roberto Maranzano fino alla morte del fondatore di San Patrignano. Di cosa è morto?

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C’è un documento, una docuserie, che ha prodotto Netflix e che racconta una vecchia e lontana Italia frastornata che in provincia di Rimini aveva trovato un suo rimedio. Si chiama “SanPa” ed è un’opera sicuramente discutibile, forse incompleta, come lamenta la comunità che non si sente rappresentata, magari parziale, come pensano alcuni degli ex ospiti. Ma non è straordinario questo parlarne? E’ la prima volta che accade. Rosa Russo Iervolino la serie non l’ha vista. La vedrà? “Ho deciso che la vedrò”.

 

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Dice che da ieri i giornalisti la chiamano e la cercano. La sorprende? “Un poco, ma mi fa piacere che se ne discuta”. Oggi ha 84 anni. E’ stata democristiana, ministro degli Affari sociali negli anni in cui Muccioli assemblava la comunità di recupero per tossicodipendenti; un esperimento inedito.  La legge più contestata in materia di stupefacenti porta infatti il nome della Iervolino. E’ del 1990. E’ nata dall’esperienza e dalle sue visite a San Patrignano e successivamente abrogata perché ritenuta eccessivamente proibizionista. “E invece non lo era. Insieme a Muccioli sono stata accusata di aver riempito le carceri. Hanno scritto che avevamo recluso piccoli tossicodipendenti. Quando la legge è stata abrogata non è uscito nessuno. Era la prova che in carcere c’erano solo spacciatori e che quella non era una cattiva, ma solo una buona legge”.

 

Per assimilazione, il testo ha preso il nome di Muccioli mentre è scomparso quello del socialista Giuliano Vassalli a causa di una campagna stampa che l’ex ministra definisce violentissima. “Una campagna che ha colpito me per prima. Sono stata abbandonata dal mio partito. Parte della sinistra non voleva aprire gli occhi sul consumo di droghe, un fenomeno nuovo che stava devastando l’Italia. Ho trovato sostegno solo in Bettino Craxi, un altro dei politici che andò personalmente a San Patrignano”.

 

E’ vero che avete lasciato a Muccioli il compito di sostituire lo stato? “E’ vero che Muccioli ha rappresentato per molti genitori, e non solo, l’ultima speranza. Il mio ministero era senza portafogli, senza sede, senza competenze, senza deleghe. Non eravamo preparati. A San Patrignano ho scoperto che c’era un uomo che la pensava come me. Non è il Muccioli delle torture, delle catene, ma quello della prevenzione che molti hanno rimosso”. Anche la Iervolino, come Letizia Moratti e il marito Gian Marco, è stata una delle ospiti illustri della comunità. Per anni è tornata con il figlio: “E  crede davvero che se fosse stato un posto di violenza lo avrei portato?”. Intende negare quello che hanno stabilito i tribunali? “Non lo nego e sono verità storiche. Quando mi presentai a Muccioli gli dissi in maniera chiara che detestavo qualsiasi tipo di violenza. E ricordo cosa mi rispose: “Se ha un altro metodo, me lo indichi, per favore. Ci provi lei”.

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I ragazzi che oggi vivono a San Patrignano hanno dichiarato che non è stata raccontata l’allegria della prima San Patrignano. E la Iervolino la pensa come loro: “Sento solo parlare della violenza, dei metodi coercitivi, ma io ricordo quel bellissimo refettorio, le cene a cui ho partecipato insieme alla signora Moratti. Lì anche due donne diverse come noi sono riuscite a diventare amiche e parlare di piccole cose semplici. In quel posto si cantava, si sorrideva. Il 26 dicembre di ogni anno si organizzava una festa e si salutavano i ragazzi che decidevano di tornare a casa. Non era una prigione”. Ma davvero non è stata mai turbata da un omicidio, da un cadavere occultato? “Hanno turbato non solo me ma anche Muccioli. Ma quello era un paese improvvisato, per certi aspetti improvvisato come è improvvisato adesso. Si è sbagliato senza dubbio ma per salvare. Credo che sia questa la ragione dell’interesse per la serie. Muccioli non era un santone ma liberò l’Italia dall’angoscia”.

 

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Rosa Russo Iervolino assicura che non si è mai pentita della sua legge e di quello speciale incontro. Al figlio, proprio ieri, ha chiesto: “Ma ti ricordi di Vincenzo?”.


 

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