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Il mistero del piano pandemico

L'ira funesta di Pierpaolo Sileri, viceministro contro il (suo) ministero

La lite con Ranieri Guerra, la rabbia contro la "sciatteria" delle burocrazie. "Kramer contro Kramer" al ministero?

Marianna Rizzini

Era considerato un "grillino non grillino". Ora tra Senato e Salute si domandano "che cosa gli sia successo", come fosse una piccola crisi all'interno della grande crisi. 

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Che cosa mai starà mai succedendo a Pierpaolo Sileri, senatore a Cinque Stelle e viceministro della Salute, si sono domandati tra Senato e ministero, e tra Leu e Pd, partiti alleati del M5s nel Conte bis, nel vedere che l’ira funesta si impadroniva del solitamente moderato esponente governativo, medico che vuol tornare alla medicina (frase rivelatrice della grande rabbia di Sileri contro alcuni dirigenti ed ex dirigenti del ministero che vice-dirige, detta a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, su La7: “Il piano pandemico è vecchio di dieci anni, dov’è questo comitato per la pandemia?”). E la cosa non finiva lì, come si vedrà, ma intanto, a sentirlo, ci si domandava se per caso non fosse scoppiata una piccola crisi, con scenari da “Kramer contro Kramer”, all’interno dell’area “gestione emergenza Covid”, crisi parallela a quella che aleggia a intermittenza sul governo vero e proprio.

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Che cosa mai starà mai succedendo a Pierpaolo Sileri, senatore a Cinque Stelle e viceministro della Salute, si sono domandati tra Senato e ministero, e tra Leu e Pd, partiti alleati del M5s nel Conte bis, nel vedere che l’ira funesta si impadroniva del solitamente moderato esponente governativo, medico che vuol tornare alla medicina (frase rivelatrice della grande rabbia di Sileri contro alcuni dirigenti ed ex dirigenti del ministero che vice-dirige, detta a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, su La7: “Il piano pandemico è vecchio di dieci anni, dov’è questo comitato per la pandemia?”). E la cosa non finiva lì, come si vedrà, ma intanto, a sentirlo, ci si domandava se per caso non fosse scoppiata una piccola crisi, con scenari da “Kramer contro Kramer”, all’interno dell’area “gestione emergenza Covid”, crisi parallela a quella che aleggia a intermittenza sul governo vero e proprio.

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Si dà il caso infatti che Sileri, chirurgo oncologico eletto nel M5s, divenuto molto mediatico nell’anno e mezzo di esperienza ministeriale, con numero di presenze considerevoli (da Giletti e non solo), e con tabella di marcia tra radio e tv da tour de force pre-elettorale, avesse fama di grillino che piace ai non grillini proprio per il suo sembrare non grillino nei toni e nei modi. Il viceministro, fino a qualche giorno fa, era dunque colui che smorzava e mediava, evitando sia le derive catastrofiste (per non dire di quelle “no vax” di una parte del Movimento) sia quelle rigoriste, tanto da guadagnarsi fama imperitura di “comprensivo” per via delle sue precisazioni ecumeniche alla fine del primo lockdown(della serie “sono affetti stabili anche gli amici”). Con il senno del poi, fanno notare nel Pd, “quello poteva essere un primo segnale di non totale accordo con la linea dura” (ovvero quella del ministro titolare ed esponente di LeU Roberto Speranza).

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Tuttavia l’inizio dell’autunno aveva visto Sileri puntare sul compromesso storico tra chi pensava che a forza di chiudere e riaprire, con buona pace dei decreti Ristori, si rischiassero problemi “nella tenuta sociale del paese” e quelli che volevano chiudere il più possibile (Franceschini-Boccia-Speranza). E però la questione del piano pandemico monco secondo Sileri, lanciatore di j’accuse a ritroso verso i vari ex direttori generali della Prevenzione al ministero – valicava i confini dei dipartimenti per sbarcare in prima serata e in prima pagina, ché il viceministro non risparmiava ostilità di lessico verso la “sciatteria” della burocrazia ministeriale (tra “La Verità” e “Il Fatto”): “Che cosa è stato fatto per l’influenza?”. E ancora: “Se io fossi stato direttore generale avrei scritto una nota relativa al piano che riepilogasse quanto avvenuto negli ultimi dieci anni. Non una semplice paginetta …come fa un ministro a sapere a che punto è il lavoro?”.

 

E insomma sono finiti nel mirino Ranieri Guerra, attuale vicedirettore dell’Oms, Claudio D’Amario, attuale capo della Sanità in Abruzzo e Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute. Con finale in crescendo su La7: “Io ho chiesto di darmi le date e i componenti dei vertici che hanno lavorato alla bozza. Venissero qui tutti e tre gli ex direttori generali e ci confrontiamo sulle carte. Inaccettabile per gli italiani, non per Sileri che non conta un cazzo”. 

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