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Il romanzo tutto da leggere dei due Matteo

Storia, illusioni e negoziati della trama più interessante della legislatura: Renzi e Salvini 

Claudio Cerasa

Parlano due lingue diverse, ma ora si parlano. E  il loro gioco, più che far cambiare maggioranza, può portare a un altro governo, ma sempre guidato da Conte

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Sono l’uno l’opposto dell’altro. Rappresentano due mondi molto distanti tra loro. Vengono da partiti che si detestano. Parlano due lingue completamente diverse. Ma sono in qualche modo i due volti simbolo di questo governo. Lo sono stati un anno e mezzo fa, quando i colori dell’esecutivo sono passati dal gialloverde al rossogiallo, e lo sono ancora oggi, con i colori dell’esecutivo rossogiallo che ogni giorno, grazie all’incrocio dei due Matteo, risplendono un po’ meno del giorno prima. Un anno e mezzo fa, Matteo Renzi mise in campo il proprio personalissimo “whatever it takes”, ah Mario Draghi, e fece tutto ciò che nessuno avrebbe mai immaginato potesse fare pur di impedire a Matteo Salvini di arrivare al governo: mossa del cavallo, alleanza con il M5s, assist a Giuseppe Conte e tanti saluti ai pieni poteri.

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Sono l’uno l’opposto dell’altro. Rappresentano due mondi molto distanti tra loro. Vengono da partiti che si detestano. Parlano due lingue completamente diverse. Ma sono in qualche modo i due volti simbolo di questo governo. Lo sono stati un anno e mezzo fa, quando i colori dell’esecutivo sono passati dal gialloverde al rossogiallo, e lo sono ancora oggi, con i colori dell’esecutivo rossogiallo che ogni giorno, grazie all’incrocio dei due Matteo, risplendono un po’ meno del giorno prima. Un anno e mezzo fa, Matteo Renzi mise in campo il proprio personalissimo “whatever it takes”, ah Mario Draghi, e fece tutto ciò che nessuno avrebbe mai immaginato potesse fare pur di impedire a Matteo Salvini di arrivare al governo: mossa del cavallo, alleanza con il M5s, assist a Giuseppe Conte e tanti saluti ai pieni poteri.

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Un anno e mezzo dopo, Matteo Renzi è ancora lì a negoziare, a chiedere una svolta, a suggerire un nuovo schema, a evocare nuove mosse del cavallo, ma a differenza dell’estate del 2019 – nella legislatura più pazza del mondo, dopo una crisi di governo a Ferragosto non poteva non esserci una quasi crisi di governo a Natale – il suo rapporto con Matteo Salvini è del tutto diverso ed è infinitamente più cordiale, diciamo così, rispetto all’estate del Papeete.

 

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Un anno e mezzo fa, Renzi contribuì a far nascere un’alleanza trasversale contro i pieni poteri di Salvini. Un anno e mezzo dopo, Renzi sta usando Salvini per far nascere un’altra alleanza trasversale contro i pieni poteri stavolta di Giuseppe Conte. I pieni poteri di Conte sono una magnifica farsa (si può accusare contemporaneamente un premier di voler fare troppo e di non voler fare nulla?) ma sono anche una geniale invenzione di Renzi. E in politica, si sa, le definizioni a volte contano più dei fatti e anche per questo l’idea di Renzi al momento è diventata un fatto: Conte ha troppo potere e bisogna fare di tutto, whatever it takes, per evitare che, avendo troppo potere, continui a fare troppi danni, non facendo nulla. E dunque ecco che in questa storia, in questo romanzo pandemico dove la politica tenta gentilmente di farci respirare un po’ di normalità comportandosi come se non ci fosse in corso una pandemia, entra Matteo Salvini.

 

Nessuno crede, neppure chi scrive, che dal rapporto tra i due Matteo possa nascere qualcosa di concreto, per esempio un’altra maggioranza, per esempio un altro governo, ma chi si occupa di politica deve registrare sul proprio sismografo anche le scosse telluriche che generano movimenti invisibili e non solo quelle che generano terremoti visibili. E questo, se vogliamo, è esattamente il caso dei due Matteo. Matteo Renzi e Matteo Salvini si parlano, si cercano, si confrontano, si motivano ed entrambi non hanno timore a far sapere in giro che questo dialogo sta avvenendo. Non ha timore Matteo Renzi di farlo sapere perché più le alternative a questo governo, anche le più impensabili, prendono forma, più aumentano le possibilità che prendano quota le rivendicazioni di Renzi. Non ha timore Matteo Salvini di farlo sapere in giro perché più le alternative a questo governo, anche le più impensabili, prendono forma, più aumentano le possibilità per Salvini di tenere ancora in mano il pallino del centrodestra del futuro.

 

E così succede che Ettore Rosato, uomo macchina del partito di Renzi, dica, a questo giornale, che il partito di Matteo Salvini deve pensare a come diventare grande – “è il momento della coesione nazionale, il leader della Lega decida da che parte stare”. E così succede che una salviniana di ferro come Susanna Ceccardi, candidata mesi fa contro Eugenio Giani in Toscana, dica, sempre a questo giornale, che un governo con Renzi non è il massimo della vita, ok, ma se il convento non passa nulla di meglio, bene anche un governo con Italia viva – “Perché no, a certe condizioni. Non è il migliore dei mondi possibili, ma…”.

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Renzi e Salvini. Salvini e Renzi. Renzi e Salvini. Salvini e Renzi. Con i nemici di Renzi che usano questo dialogo per dimostrare che Renzi è come Salvini. E con gli amici di Renzi che usano questo dialogo per dimostrare che o si fa come dice Renzi oppure finisce male. Lo schema è chiaro ma il punto è: davvero può nascere qualcosa lungo questo asse? Difficile – anche se Berlusconi in privato suggerisce da mesi a Salvini e Meloni di smetterla di parlare male di Renzi: se si vuole governare, oggi e domani, Renzi non deve essere considerato un nemico, ma una possibile risorsa, dice in giro il Cav. Improbabile – anche se nel 2019, prima di costruire un governo con il M5s, i renziani tentarono di farlo con la Lega, almeno così racconta Gian Marco Centinaio che ancora oggi ricorda quando i renziani nell’agosto del 2019 gli chiesero di far cadere il governo gialloverde per farne uno rossoverde.

  

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Forse persino impossibile – l’equilibrio di questo governo è tanto eternamente precario quanto incredibilmente stabile e paradossalmente più risulta evidente che l’alternativa al governo nato per far fuori Salvini è un governo con Salvini, più il governo quasi automaticamente si rafforza. Ma la verità è che, da mesi, qualcosa che si muove c’è davvero. Si muove a livello di spin (e Renzi in questo è un maestro). Si muove a livello di speranze (Salvini sarebbe disposto ad allearsi anche con Carola Rackete pur di far cadere il governo). Si muove a livello di strategie (Giancarlo Giorgetti si augura davvero, di cuore, che possa nascere un qualche governo in questa legislatura capace di mettere insieme il renzismo e il salvinismo: non solo per poter governare il paese ma anche per provare a fare quello che Giorgetti tenta di fare senza troppo successo da mesi, ovvero costringere la Lega a un percorso forzato di europeizzazione e istituzionalizzazione, e quale occasione migliore di farlo con 209 miliardi di euro da gestire per i prossimi sette anni?). Si muove anche all’interno del Pd (il progetto di Renzi, provare a fare un governo tecnico con Lega, Forza Italia, Pd, M5s e chi ci sta non è il progetto di Nicola Zingaretti ma gli ex renziani del Pd, da Andrea Marcucci a Tommaso Nannicini, non vedrebbero male un’opportunità del genere). E’ possibile che non succederà nulla, e quello tra Salvini e Renzi in effetti sembra un romanzo del nulla, ed è possibile che la spallata tentata da Salvini si trasformi ancora una volta in una ennesima lussazione (come sperano in fondo i suoi due alleati del centrodestra). Ma la trama politica più interessante della stagione presente e forse futura è questa e solo questa. E’ il dialogo tra i due Matteo. Che il Matteo più furbo, quello toscano, usa per rafforzarsi, e che il Matteo meno furbo, quello della Lega, usa per tentare di sentirsi ancora forte come lo era un tempo. Senza però rendersi conto, entrambi, di un fatto difficilmente contestabile: più le alternative a questo governo risultano chiare, più risulta evidente che l’alternativa a Giuseppe Conte non è un governo con Draghi ma è un governo con Salvini. E così paradossalmente lo splendido gioco tra i due Matteo, piuttosto che far fuori il governo Conte, potrebbe contribuire, per la gioia degli alleati di Renzi e anche di quelli di Salvini, a creare un altro governo Conte. E’ il romanzo del nulla. Ma dentro questo nulla c’è un mondo politico che si riorganizza e che forse merita di essere studiato per provare a capire quale può essere l’asse in grado di  movimentare la legislatura di oggi e forse anche quella di domani. 

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