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editoriali

E ora una normale trattativa

Redazione

Via la task force e i toni ultimativi. Conte e Renzi possono discutere sul Recovery

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Dopo due ore di confronto tra la delegazione di Italia viva (senza Matteo Renzi che probabilmente ha scelto questa strada per non essere accusato di protagonismo) e il premier Giuseppe Conte coadiuvato da un paio di ministri, Teresa Bellanova ha parlato di passi in avanti e si è detta soddisfatta che dal nuovo testo sul Recovery plan sia scomparsa la task force inizialmente prevista. Tolto di mezzo il sospetto che Conte volesse presiedere contemporaneamente il governo politico e un altro “governo” tecnico che avrebbe gestito somme assai considerevoli, il confronto con Italia viva ha assunto il carattere di una normale trattativa. Si è cominciato a discutere della suddivisione dei fondi, del numero dei progetti da finanziare, insomma di questioni serie ma sulla quali è sempre possibile trovare una mediazione. Renzi, che rischiava di finire in un cul de sac, anche per l’irruenza di alcuni toni ultimativi che aveva impiegato, ora sembra se ne tiri fuori, evitando sia di apparire come uno che si accontenta di poco o niente sia di fare la figura dello sfasciacarrozze in un momento particolarmente delicato.

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Dopo due ore di confronto tra la delegazione di Italia viva (senza Matteo Renzi che probabilmente ha scelto questa strada per non essere accusato di protagonismo) e il premier Giuseppe Conte coadiuvato da un paio di ministri, Teresa Bellanova ha parlato di passi in avanti e si è detta soddisfatta che dal nuovo testo sul Recovery plan sia scomparsa la task force inizialmente prevista. Tolto di mezzo il sospetto che Conte volesse presiedere contemporaneamente il governo politico e un altro “governo” tecnico che avrebbe gestito somme assai considerevoli, il confronto con Italia viva ha assunto il carattere di una normale trattativa. Si è cominciato a discutere della suddivisione dei fondi, del numero dei progetti da finanziare, insomma di questioni serie ma sulla quali è sempre possibile trovare una mediazione. Renzi, che rischiava di finire in un cul de sac, anche per l’irruenza di alcuni toni ultimativi che aveva impiegato, ora sembra se ne tiri fuori, evitando sia di apparire come uno che si accontenta di poco o niente sia di fare la figura dello sfasciacarrozze in un momento particolarmente delicato.

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Naturalmente non basta il giudizio distensivo su un incontro a chiudere la partita: la presentazione del progetto di utilizzo dei fondi europei, sul quale l’Italia è in ritardo, non è ancora pronta e bisognerà vedere se seguirà la filosofia risanatrice indicata da Mario Draghi o se insisterà su una prevalenza dell’assistenzialismo. Sarà sul merito delle scelte che il governo giocherà la sua credibilità all’interno e all’estero, e su questi temi, per la loro rilevanza non solo quantitativa, è ragionevole che si arrivi in caso di dissenso permanente anche a una rottura, che ora sulle condizioni preliminari sarebbe apparsa immotivata. La trattativa proseguirà, c’è da sperare, sul merito delle varie questioni concrete, oltre che sulla capacità di gestione dei vari dossier da parte dei vari ministeri. Una trattativa normale, ma non secondaria, il cui esito finale non è affatto scontato, ma che ha imboccato la strada giusta, almeno dal punto di vista metodologico.

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