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Il ragionatore

Il ritorno di D'Alema, eccitato raffreddato

Giuliano Ferrara

Nelle interviste ha perso la postura poco serena di una volta, tende a ragionare. Dice che ci vuole un'ideologia di sinistra, ma quale? E rifare un partito di iscritti come il Pci. Una storia inverosimile

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C’è una categoria che non si sopporta più: gli eccitati. Quelli che ardono di opinione e dissenso, fanno la lezione sui morti, sui primati macabri, e subito dopo sui cenoni, sui primati festaioli, e non possono trattenersi nel perculare questo o quello per banali ragioni di bottega. La loro mente è sempre in vacanza, si permettono di mostrarcene il funzionamento poco sobrio senza alcun pudore. Il senatore Salvini addirittura annuncia che cenerà a Natale con i clochard, magari anche negher, pur di trasgredire le regole assassine dell’odiato Conte? Com’è buono lei. E come è eccitato.

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C’è una categoria che non si sopporta più: gli eccitati. Quelli che ardono di opinione e dissenso, fanno la lezione sui morti, sui primati macabri, e subito dopo sui cenoni, sui primati festaioli, e non possono trattenersi nel perculare questo o quello per banali ragioni di bottega. La loro mente è sempre in vacanza, si permettono di mostrarcene il funzionamento poco sobrio senza alcun pudore. Il senatore Salvini addirittura annuncia che cenerà a Natale con i clochard, magari anche negher, pur di trasgredire le regole assassine dell’odiato Conte? Com’è buono lei. E come è eccitato.

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Sarà per questo che sono disponibile, fino a un certo punto, a una ripresa della dalemomania? Cacciari è eccitatissimo, ma è simpatico, ciò che difficilmente si può dire di D’Alema. Il quale però è raffreddato dalle sconfitte, che sono il pane della politica, anche quella buona, non è più un uomo né dunque una canna pensante, come diceva Pascal, è un curriculum, un elder statesman, almeno così si pensa, così si piace. Nelle interviste mostra però misericordia, da qualche tempo, non ha quella postura poco serena di una volta, tende a ragionare, e anche Zoom gli si addice, quando parla su sfondo di teiera o giù di lì, in bella posa sulla madia (niente libri, lo snobismo li rigetta come companatico banale).

 

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Fatto sta che D’Alema dice tranquillo che a questo governo Conte non c’è alternativa, il che non vuol dire che sia il migliore esecutivo possibile. Ben trovato, perfino ovvio. Poi esagera, com’è nella sua natura, e afferma che i grillini del 2018, quando stravinsero le elezioni, erano un gruppazzo di sinistra con cui la sinistra si doveva alleare. Sa che non è vero, che non c’erano le condizioni, che qualcun altro doveva triturarli e umiliarli in identica postura di vincitore, e fu il provvidenziale Truce a farlo, finché si è potuto approfittare dell’occasione Papeete (Deus amentat quos perdere vult) e passare a un mediocre governo parlamentare di risulta e di opposizione al populismo, che ha cambiato tante carte in tavola, anche a prescindere dalle vicissitudini della pandemia.

 

Ora per D’Alema ci vuole visione. La destra ha i confini, la terra, l’identità, la nazione, la famiglia. E gli altri? Il leader postcomunista dovrebbe a rigore proporre l’Europa, la globalizzazione, una battaglia per la famosa riforma del capitalismo, un grado accettabile e integrato di autonomia individuale e protezione collettiva, ma sono concetti in apparenza difficili. Dunque la dittatura del proletariato? La via italiana al socialismo? Un’ideologia ci vuole, dice, ma quale non è specificato. L’unica a disposizione sarebbe quella che tutti criticano, a sinistra, in nome della paura del futuro e del presente, l’ibrido di liberalismo e socialismo che poi è il liberalismo inteso secondo i suoi propri principi (e il socialismo all’indomani della scomparsa). Ma non si può, visto che si è passati da “all you need is love” cantato con i profeti della terza via a uno scimmiottamento di Varoufakis.

 

Non resta che sciogliere il partito che c’è, il Pd, e magari anche le altre organizzazioni fallimentari (su questo D’Alema ha un soprassalto di onestà) e rifare un partito di iscritti come era il Pci. Sono eccitato anch’io, oops!, per il centenario del 2021, senza però esagerare. E’ vero che il Pci era serio, formava classi dirigenti, diede una mano a fare e conservare la Repubblica, ma con la scuola che c’è, con le tecnologie che ci sono, con i social, con l’esperienza snervante della pace, dello statalismo, dell’assistenzialismo (benedetto, in certi casi), bè, diciamolo, il modello umanista, atroce e leninista o stalinista, di un partito stato, di un partito esercito, di un partito chiesa, non è esattamente riproducibile. D’Alema non vuole sentire parlare, ché gli sa di Veltroni, di vocazione o ambizione maggioritaria, di primarie, di apertura dell’organizzazione alla società. Va bene, ma questa storia di duecentomila iscritti che votano nei congressi e così riportano la sinistra di classe al trenta per cento e oltre, magari con i sonetti di Cavalcanti in parlamento, bè, è una storia inverosimile. Bisognerà studiare e pensare ancora, a occhio e croce.

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