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Il caso

Roma attende il processo di Raggi. E Beppe Grillo le telefona: "Virgy, sono con te"

E mentre la Capitale si interroga sul futuro giudiziario della sindaca, a fari spenti ecco Fico a Napoli

Simone Canettieri

In tribunale la sentenza d'appello del caso Marra. Lombardi: se condannata deve dimettersi, altro che ricandidarsi. Sugli spalti c'è il Pd

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Che traffico, che sorpassi. Ma anche che inchiodate, sull’asse Roma-Napoli. Il derby del sole sull’autostrada A1. A sud  c’è Roberto Fico, il presidente grillino della Camera  che coccola e non smentisce la suggestione di candidarsi sindaco “nella sua Napoli”, con l’abbraccio del Pd.  A nord c’è Virginia Raggi, la sindaca della Capitale, che in molti nel M5s vorrebbero si facesse da parte: ottima moneta di scambio. Ai dem Roma, al M5s Napoli. Con reciproci abbracci elettorali. Finirà così? Di sicuro questa mattina c’è la sentenza Raggi. La condanna aprirebbe scenari impazziti. Beppe Grillo l’ha chiamata: “Sono con te”.  
 

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Che traffico, che sorpassi. Ma anche che inchiodate, sull’asse Roma-Napoli. Il derby del sole sull’autostrada A1. A sud  c’è Roberto Fico, il presidente grillino della Camera  che coccola e non smentisce la suggestione di candidarsi sindaco “nella sua Napoli”, con l’abbraccio del Pd.  A nord c’è Virginia Raggi, la sindaca della Capitale, che in molti nel M5s vorrebbero si facesse da parte: ottima moneta di scambio. Ai dem Roma, al M5s Napoli. Con reciproci abbracci elettorali. Finirà così? Di sicuro questa mattina c’è la sentenza Raggi. La condanna aprirebbe scenari impazziti. Beppe Grillo l’ha chiamata: “Sono con te”.  
 

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E così la vicenda romana, la Capitale appesa ancora una volta a un’aula di tribunale, rischia di mangiarsi tutto il resto.  Eppure Napoli sarebbe una storia divertente. Più di un retroscena. Meglio di un laboratorio. Una marcia rossogialla già avviata per il dopo De Magistris: a Napoli si stanno muovendo le ambasciatrici grilline Gilda Sportiello (Fico) e Valeria Ciarambino (Di Maio) alle prese con gli omologhi del Pd e il segretario locale Marco Sarracino, “per progettare la città del futuro partendo dal Recovery e da una nuova alleanza”, come ripetono da tempo da entrambe le parti. Ovvio: un accordo di governo per Palazzo San Giacomo, con il presidente della Camera pronto a candidarsi, aprirebbe margini di manovra incredibili nel governo e a Montecitorio. Sarebbe l’inizio del rimpasto con Dario Franceschini al posto di Fico e una serie di movimenti a catena?

 

Forse sì. Il presidente della Camera, però, aspetta. Nel dubbio si è informato nelle settimane scorse con il Mef sulla situazione di cassa del Comune, ma allo stesso tempo, prima di fare scelte avventate, vuole capire le mosse dell’ex viceré Antonio Bassolino, fresco della sua diciannovesima assoluzione. Ma prima c’è Roma.

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E la sentenza che questa mattina il presidente della Corte d’appello, Antonio Lo Surdo, pronuncerà nei confronti della sindaca, imputata per falso nella vicenda della nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. In primo grado venne assolta, questa mattina si vedrà. Inutile dire che nel M5s i gufi non mancano (anche se gli assessori Frongia e Mammì ci fanno sapere il contrario: “Nessuno di noi gufa”). Ma al di là dell’ornitologia, c’è una questione politica grande come Roma.

  

Se dovesse andare male il processo, Raggi ha dalla sua parte Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista, Barbara Lezzi e altri pezzi della vecchia guardia. Neutrale – così dice di essere – Luigi Di Maio. Chi sta intorno a lui con molto realismo già vede il punto di caduta in caso di condanna: Virginia si autosospende subito dal M5s e se proprio non vuole farsi da parte, si ripresenta con una lista civica appoggiata dai grillini. Operazione complicata, ma fattibile. Anche se in Campidoglio puntano direttamente allo scenario più semplice: se va male si fa finta di nulla, si dice che in primo grado è stata assolta e dunque, con piglio garantista, si aspetta la Cassazione. Anche perché lo statuto sull’argomento presenta il solito bug: prevede dimissioni e autosospensione solo in caso di condanna in primo grado. E poi c’è la storia di Chiara Appendino, condannata in primo grado, autosospesasi dal M5s e per questo “intenzionata a non ricandidarmi”.  In questa commedia  non mancano i custodi dell’ortodossia, come Roberta Lombardi. La quale in caso di condanna chiede le dimissioni seduta stante della sua nemica, altro che bis, perché “le regole sono uguali per tutti e non si interpretano per gli amici”. Il Pd aspetta di capire come andrà a finire visto che Carlo Calenda sta col fucile puntato. Un giorno in tribunale. Scenari impazziti. Tutto può succedere sulla Roma-Napoli.

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