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Verifica pure in Rai. Oggi il bilancio, poi la Vigilanza

E il Pd vuole sostituire Salini (difeso da Conte) con Alberto Matassino

Lorenzo Marini

In Viale Mazzini è iniziata una verifica sull’attuale governance con i democratici nel ruolo di guastafeste. Intanto l'ad si prepara a tre giorni di fuoco

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È Natale e in Rai si litiga pure sul presepe. Perché l’opera laica (e luminosa), con Lucio Dalla al posto di San Giuseppe e Gigliola Cinquetti come Madonna, commissionata a Marco Lodola, pagata 36 mila euro e finita in magazzino, sta scatenando polemiche a non finire, comprese interrogazioni della Lega in Vigilanza. Sembra che l’azienda abbia deciso di toglierla di mezzo per due ragioni: primo perché considerata “troppo laica”, temendo quindi gli attacchi della destra conservatrice; poi perché in tempi di magra aver speso 36 mila euro per il presepe non è il massimo. Quindi meglio non esporlo. Ma la polemica, sollevata da Striscia la notizia, è scoppiata lo stesso. Non sarà un Natale sereno quello che si appresta a vivere Fabrizio Salini. Perché se nel Palazzo sta andando in scena una nevrotica verifica sul governo di Giuseppe Conte con Matteo Renzi a fare da cappellaio matto, anche a Viale Mazzini è iniziata una verifica sull’attuale governance col Pd nel ruolo di guastafeste.

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È Natale e in Rai si litiga pure sul presepe. Perché l’opera laica (e luminosa), con Lucio Dalla al posto di San Giuseppe e Gigliola Cinquetti come Madonna, commissionata a Marco Lodola, pagata 36 mila euro e finita in magazzino, sta scatenando polemiche a non finire, comprese interrogazioni della Lega in Vigilanza. Sembra che l’azienda abbia deciso di toglierla di mezzo per due ragioni: primo perché considerata “troppo laica”, temendo quindi gli attacchi della destra conservatrice; poi perché in tempi di magra aver speso 36 mila euro per il presepe non è il massimo. Quindi meglio non esporlo. Ma la polemica, sollevata da Striscia la notizia, è scoppiata lo stesso. Non sarà un Natale sereno quello che si appresta a vivere Fabrizio Salini. Perché se nel Palazzo sta andando in scena una nevrotica verifica sul governo di Giuseppe Conte con Matteo Renzi a fare da cappellaio matto, anche a Viale Mazzini è iniziata una verifica sull’attuale governance col Pd nel ruolo di guastafeste.

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Sono i dem, infatti, quasi tutti schierati sulla linea di Roberto Gualtieri, a chiedere un cambio di passo che, secondo Nicola Zingaretti, non è mai arrivato. Il problema è che, se finora il Pd ha giocato di rimessa per mancanza di alternative a Salini, ora sembra averne individuata una nel direttore generale corporate Alberto Matassino. E’ lui l’uomo con cui il Pd vorrebbe sostituire l’ad. Ce la farà? Difficile dirlo, perché Salini è ancora fortemente difeso da Giuseppe Conte (“Sta facendo bene e può continuare”, ha detto il premier e non ha cambiato idea) e dalla maggior parte dei 5 Stelle, compresi i due pentastellati che danno le carte dentro mamma Rai, Vincenzo Spadafora e Stefano Buffagni. Schierato al suo fianco, in Cda, è pure il consigliere meloniano Giampaolo Rossi, con cui l’ad fila d’amore e d’accordo. Contro, oltre al Pd, Salini ha la Lega, Forza Italia e Italia Viva, che però anche in Rai – a parte Michele Anzaldi – non sembra avere un centro di gravità permanente e cambia idea a seconda del momento. L’ad intanto si prepara a tre giorni di fuoco. Oggi e domani va in scena un Cda diviso in due in cui dovrà presentare il budget del 2021, dove potrà contare sugli 84 milioni che il governo restituirà all’azienda, ovvero una parte dell’extragettito del canone, che permetteranno alla tv pubblica di respirare un po’ in una situazione di conti sempre drammatica, anche a causa del crollo degli introiti pubblicitari. Proprio per questo Salini in consiglio presenterà un piano d’incentivi all’esodo: soprattutto prepensionamenti, che però nell’immediato peseranno di più sulla bilancia dei costi.

 

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Poi verranno presentati i palinsesti televisivi della prossima primavera, mentre alcuni consiglieri (i soliti Rita Borioni e Riccardo Laganà) chiederanno spiegazioni sulla mancata partecipazione della Rai al progetto di Netflix culturale voluto da Dario Franceschini: si vuole sapere perché il tema non è mai passato per il Cda. Venerdì mattina, invece, Salini sarà in Vigilanza dove è stato chiamato per riferire della situazione dei conti e del futuro del piano industriale. Come risponderà alle obiezioni del ministro del Tesoro? Deputati e senatori però gli chiederanno conto anche dei numerosi incidenti: il caso Morra, quello di Franco Di Mare e Mauro Corona, gli episodi di Raisport con la battuta sessista di Leonarduzzi e l’ospitata di Di Maio a 90esimo minuto, solo per citarne alcuni. Gaffe e scivoloni che non fanno bene alla credibilità della tv pubblica. “La situazione è fuori controllo: ormai nessuno risponde più a nessuno e l’azienda è allo sbando. Si può arrivare fino a luglio in queste condizioni?”, si chiedono in molti. Insomma, per Salini questo è il momento per dare l’ultimo colpo d’ala, anche per smentire chi dice che sia in attesa di essere ricollocato dalla politica in qualche altra azienda pubblica. Sanremo, però, si farà e questo è già qualcosa: possibilmente col pubblico (ma distanziato).

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