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Il racconto

In trattoria con Zingaretti: "Sono preoccupato. Perché Renzi non va da Conte?"

Nel giorno in cui anche il M5s evoca e fa i complimenti a Mario Draghi, il big del Nazareno mette in fila i problemi nell'esecutivo

Simone Canettieri

Lo sfogo del segretario del Pd durante la pausa pranzo: "Non ci sono margini per altre manovre". Ma il leader di Iv continua a tessere trame intorno a Palazzo Chigi evocando la crisi e la conta in parlamento

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Una fettina ai ferri e un piatto di cicoria. Niente vino. Nicola Zingaretti esce dal Nazareno,  all’ora di pranzo, per mettere qualcosa nello stomaco. La dieta del segretario non concede spazi di manovra alla gola. Così come il  muro che il suo Pd sta erigendo  davanti alle possibili mosse di Matteo Renzi. “Sì – dice il segretario dem al Foglio – non vedo altri governi oltre a questo. L’ho ribadito anche martedì sera quando sono uscito da Palazzo Chigi: per noi Conte deve andare avanti. Non ci sono spazi di manovra per altro”.

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Una fettina ai ferri e un piatto di cicoria. Niente vino. Nicola Zingaretti esce dal Nazareno,  all’ora di pranzo, per mettere qualcosa nello stomaco. La dieta del segretario non concede spazi di manovra alla gola. Così come il  muro che il suo Pd sta erigendo  davanti alle possibili mosse di Matteo Renzi. “Sì – dice il segretario dem al Foglio – non vedo altri governi oltre a questo. L’ho ribadito anche martedì sera quando sono uscito da Palazzo Chigi: per noi Conte deve andare avanti. Non ci sono spazi di manovra per altro”.

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Zingaretti attraversa via del Tritone, accompagnato  da portavoce, capo ufficio stampa e social media manager. La comitiva si infila in una trattoria in via dello Scavolino, a due passi da Fontana di Trevi. Panorama lunare (con crateri locali). Unici clienti del locale. Soli. Un morso alla situazione politica: “Sono molto preoccupato, da questa situazione. A proposito: perché Renzi, secondo lei, non si è presentato da Conte?”. 

 

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La domanda è retorica. La preoccupazione di Zingaretti è riferita al governo, al bilancio bloccato in commissione e alle coperture che non tornano per il taglio delle tasse annunciato dal M5s (servono 9 miliardi)  e soprattutto alle mosse di chi è stato segretario del Pd prima di lui.

 

E che ora è intenzionato, com’è evidente a tutti, a tenere alta tensione, non a caso questa sera Renzi sarà in tv a “Carta bianca” per caricare ancora di più di pathos la questione, per dire che la delegazione di Iv è pronta a uscire dal governo, per evocare la crisi e la conta in Parlamento. Per circondare Conte in una nuvola di gas, fatta di attesa e sospetti.

 

Per esempio ieri dalla Lega chi sta intorno a Matteo Salvini confessava al Foglio che “il dialogo con Renzi va avanti in queste ore” (anche se il Capitano ufficialmente nega). Segnali, mezze verità e poi quel nome di Mario Draghi, che tanto piace a Giancarlo Giorgetti, evocato dall’ex premier fiorentino nella sua e-news, ma citato anche da un pezzo da novanta del M5s come Laura Castelli, mente economica di Luigi Di Maio. Ombre. Pensieri. Casualità, che in politica non hanno cittadinanza.

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Non rimane che pranzare. Zingaretti ci va leggero, gli altri si concedono l’abbacchio. Il clima nella trattoria è tristanzuolo.  Parlano da soli i tavolini vuoti con le tovaglie a scacchi bianchi e rossi. Una volta questa era una delle tante mecche per turisti affamati di carbonara. Zingaretti ha brutti pensieri, ma non è l’unico. Anche il cameriere del locale non scherza: “Prima eravamo in cinque adesso sono rimasto da solo. Ormai il sabato e la domenica siamo chiusi”. Fontana di Trevi sembra più grande in questo deserto che la circonda. Il segretario del Pd, dopo pranzo, rinuncia alla passeggiatina digestiva. Saluta due passanti che lo riconoscono da sotto la mascherina.

 

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E si rificca al Nazareno, fortezza Bastiani dove si attende l’arrivo del nemico: il futuro prossimo. La giornata, d’altronde, è iniziata con il forfait della delegazione di Italia viva da Conte. Per via degli impegni della ministra Teresa Bellanova. Rinvio tattico. Com’è chiaro a tutti.

 

A partire da Conte che però sembra non cadere nel tranello e nel gioco di nervi. Ecco, come ha preso il premier il rinvio dell’incontro alla prossima settimana? “Stamattina ci hanno comunicato che la Bellanova non poteva partecipare per impegni istituzionali e quindi molto semplicemente abbiamo rinviato. Non possiamo certo fare un incontro senza la capa della delegazione”. Sfumatura: l’ho disdetto io, non Renzi. Poi stop. Nessuno spazio alle dietrologie. Già, come si chiede appunto Zingaretti, perché Renzi non è andato? Ovvero: cosa ha in mente? Dal Pd si danno tre risposte: non sa come uscire da questa situazione, vuole trascinare il premier nella palude, gli serve tempo per trattare con l’altro Matteo. L’attenzione di tutti ritorna su Draghi, sul suo intervento. La mossa di Renzi, questa volta, ha spiazzato persino i renziani. “Andando da Conte avrebbe potuto portare a casa il successo sul Recovery e sulla task force smontata. Invece non lo ha fatto. Deve avere un altro schema in testa”, raccontano i parlamentari che lo sentono più di frequente. Renzi in queste ore sta dicendo a Luigi Di Maio, ai parlamentari Pd e forse anche a Salvini che “signori, è l’ultima finestra per cambiare gli assetti del governo, l’ultimo slot disponibile. Poi non lamentatevi”. L’ex premier punta comunque a prendere tempo, a cercare di allungare il brodo dentro cui cuocere Conte.  Scenari che non sfuggono a Zingaretti. Nemmeno a pranzo. L’analisi della situazione è chiara per il segretario del Pd. “Sono molto preoccupato”. E quando lo raccontiamo al cameriere anche lui concorda: “A chi lo dici!”

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