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Il retroscena

Renzi-Salvini: ritorna l'intesa, ma lo sgambetto a Conte è quasi impossibile

Dopo quella del cavallo, il leader di Iv sogna la mossa del dromedario con la Lega. Ma è complicatissima

Simone Canettieri

Storia del feeling tra i due Mattei: messaggi, pranzi insieme saltati all'ultimo momento e l'obiettivo di far cadere il governo. Ma il Pd fa le barricate e Ia Meloni è pronta ad andare all'attacco

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Si telefonano, si mandando messaggi, si danno il cinque in Senato, si inviano i rispettivi emissari. Lo scorso ottobre dovevano anche andare a mangiare “un boccone insieme” in una trattoria del centro, ma poi all’ultimo è saltato. I due Mattei  tornano di nuovo a fare gli slalom tra le smentite dei retroscena, tra chi li vedrebbe uniti in un governissimo. O di salute pubblica o tecnico. Purché insomma non ci sia più Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

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Si telefonano, si mandando messaggi, si danno il cinque in Senato, si inviano i rispettivi emissari. Lo scorso ottobre dovevano anche andare a mangiare “un boccone insieme” in una trattoria del centro, ma poi all’ultimo è saltato. I due Mattei  tornano di nuovo a fare gli slalom tra le smentite dei retroscena, tra chi li vedrebbe uniti in un governissimo. O di salute pubblica o tecnico. Purché insomma non ci sia più Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

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Un’opera di ingegneria politica, ma anche una Torre di Pisa da raddrizzare. Uno scenario che garberebbe a Renzi e che, tutto sommato, darebbe a Salvini (nel nome dell’atlantismo) la spinta per il grande azzardo, quello che ha subito subodorato, sputando parole di fuoco, Giorgia Meloni. Da giorni. Sarebbe la mossa del dromedario. Dopo quella del cavallo dell’estate 2019.     

 
Eppure rimanendo agli atti siamo qui perché Renzi disse no ai pieni poteri di Salvini, ma siamo sempre qui in questo Dolce stil novo – Matteo, io vorrei che tu Giggino e io fossimo presi per incantamento… – con l’ex premier fiorentino che è pronto a tutto, dice, contro i pieni poteri a Conte. 

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Ed è dunque con queste premesse che Italia viva e Lega pensano e sognano, fantasticano e fanno infuriare tutti gli altri. D’altronde, proprio all’inizio del governo rossogiallo fu una “chiacchierata tra maschietti al bagno” a sbloccare l’impasse per la presidenza del Senato a Elisabetta Casellati. “Tra uomini al bagno ci si scambia confidenze”, disse infatti Renzi agli allora colleghi del Pd, dopo aver incontrato Salvini in uno degli angoli più riservati e con distanziamento sociale di Palazzo Madama. Acqua – e sciacquone – passata.

  

Ma è chiaro a tutti che i due siano da tener d’occhio. “Ma questa volta allora romperete? Farete sul serio?”, ha domandato garrulo Massimiliano Romeo della Lega al collega capogruppo di Iv Davide Faraone. E’ successo l’altro giorno, con risposte sospese in aria. Il tutto e il niente. Il gossip? “Macché – racconta  un deputato renziano del giro strettissimo – qui la scena è più forte del retroscena: non si tratta di andare noi con il centrodestra, ma semmai di arrivare a un ipotetico governo Draghi con Forza Italia e con Salvini che non sia ostile”.

  

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La mossa del dromedario, appunto. Quella a cui non crede (quasi) nessuno, ma che per esempio Dario Franceschini, che con Renzi non ha più consuetudine da tempo, teme. “Se gli lasciamo uno spazio di manovra, se ci sono spiragli per un Conte ter può succedere di tutto e Matteo può infilarsi in mezzo”, è il ragionamento condiviso dal capo delegazione del Pd con i suoi senatori. Il ministro della Cultura riconosce a Renzi una dose di inaffidabilità che spesso fa rima con spregiudicatezza. La strambata impossibile. Quella che esorcizza, da sponde opposte Giorgia Meloni, con Salvini. “La Lega è infida”, ha scritto la “capa”  nella chat di Fratelli d’Italia, la settimana scorsa accorgendosi per prima di strane manovre.

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“Ragazzi, è inutile che mi chiediate le cose: noi siamo all’opposizione”, Giancarlo Giorgetti che del leader della Lega è braccio destro, ma anche fratello maggiore che spesso osserva e sbuffa, bluff per bluff, ha consigliato al segretario del Carroccio di non chiudere tutti gli usci all’avventura.

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Questione di politica internazionale di cui Giorgetti è il responsabile. Secondo lui infatti, con il quadro cambiato negli States, Renzi rimane se non un punto di riferimento, almeno un gancio con l’amministrazione Biden. E dunque in queste ore la parola d’ordine è: “Ragazzi, proviamo a essere morbidi, vediamo che succede”.

 

D’altronde il boccino  è nelle mani dell’altro Matteo, che oggi alle 13 varcherà la soglia mai dimenticata di Palazzo Chigi per l’incontro clou di questa verifica. Per andare in buca la palla avrà bisogno di una serie di sponde pazzesche. Forse impossibili. Di sicuro il leader di Italia viva si presenterà al cospetto di “Giuseppi” carico a pallettoni. Dicono i suoi parlamentari: “Prima condizione: per noi il piano di Conte sul Recovery è carta straccia. Seconda: il rimpasto non ci interessa, deve essere il premier a proporlo, e poi dovrà rincorrerci”. Proclami bellicosi che sapranno tradursi in realtà? E se Conte, forte degli altri alleati, dicesse di no? “Allora noi ci tireremmo fuori”.

 

E forse il telefono di Renzi tornerebbe a compulsare quello di Salvini. Anche se dalla Lega, forse consapevoli che pure questa volta “non si farà strano”, ieri sera mettevano le mani avanti: “Matteo non ha avuto contatti con Renzi, tenetene conto per favore”. Anche perché svegliare di nuovo la furia di Meloni è un attimo.   Intanto c’è sempre una trattoria in centro che ancora aspetta i due amici-nemici. Per brindare e per dannarsi per quel tiro non andato in porta. Per un soffio, anche questa volta.  

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