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Incosciente, chi?

Conte (il sindaco): "Norme schizofreniche. A Treviso ho chiuso io".

Carmelo Caruso

Assembramenti in ogni città d'Italia, ma regole (di fatto) rispettate. E' il caso di Treviso. "Sono stati gli stessi commercianti a chiamarci". Parla il sindaco leghista, Mario Conte

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Roma. Prima si sono inventati il cashback e adesso vogliono fare come la Germania. E significa che dopo aver stimolato gli acquisti, il governo è pronto a combattere il regalo di Natale, “l’esercizio di prossimità” che, come prometteva Giuseppe Conte, “con questa misura favoriremo” (conferenza stampa, 3 dicembre 2020).

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Roma. Prima si sono inventati il cashback e adesso vogliono fare come la Germania. E significa che dopo aver stimolato gli acquisti, il governo è pronto a combattere il regalo di Natale, “l’esercizio di prossimità” che, come prometteva Giuseppe Conte, “con questa misura favoriremo” (conferenza stampa, 3 dicembre 2020).

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Non è vero che c’è un paese criminale. A Roma, questo fine settimana, i vigili hanno dovuto transennare una parte di via del Corso. A Milano, è tornata la coda e, per carità, dice il sindaco Beppe Sala, “la politica non dia la colpa alla gente. Era scontato che succedesse”. Non era forse autorizzata a uscire? C’è un caso Treviso che fa scuola. Su 86 mila abitanti ben 60 mila passeggiavano lungo le vie del centro a volto scoperto ma con mascherina ben tenuta. Andiamoci. Il sindaco fa di cognome Conte ma di nome Mario e lui sì che ha chiuso (la strada principale) senza aspettare la verifica di governo.

 

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E’ a metà mandato ed è il sindaco più giovane che la città ha mai avuto. Fosse per lui manderebbe  a reti unificate le conferenze quotidiane del governatore Luca Zaia che in pratica sono la versione un po’ impastata di Angela Merkel. Dunque a Treviso cosa è successo? “In verità è andato tutto secondo le regole. Almeno le regole che aveva dato il governo”. In Veneto sono così scientifici che si sono dotati di un sistema di videosorveglianza che registra perfino gli ingressi delle autovetture. Un po’ di numeri. “Tra sabato e domenica i software ci dicono che a Treviso sono transitate 130 mila auto”. Ed è chiaro che sono numeri che non si possono sopportare e dire che è pericoloso è banale. Ma si può ripetere che gli italiani sono i soliti incoscienti? “E infatti, io non sono tra quelli che lo dicono. Di certo, non scarico la colpa sui miei cittadini che hanno ‘ottemperato’ al dpcm” dice il vero Conte “tre”. Come si sa, i primi due sono entrambi targati Giuseppe. Quello che parla è invece l’unico che è di colore verde.

 

Solo per smontare l’altra bufala che circola, ovvero che i ristoratori e i commercianti benedicono l’assembramento, valga ancora l’esempio Treviso. Le cose sono andate come si raccontano. “Sa chi ha chiamato la polizia locale? Sa chi ha avvertito che la situazione ci stava sfuggendo di mano?”. Chi? “I commercianti, i ristoratori. Vi prego, venite. Altrimenti qui la situazione scappa. E sa cosa abbiamo fatto il venerdì? Abbiamo controllato che il distanziamento venisse rispettato in ogni locale” rivela ancora il sindaco. Dove è l’infrazione? Chi si è comportato secondo logica? Chi ha “rilanciato” l’economia con i suoi acquisti o chi come il ministro Francesco Boccia li ha consentiti e che ieri, sul Corriere della Sera, ha stigmatizzato “le foto che mostrano scene ingiustificabili, irrazionali”?

 

Mario Conte parla di “schizofrenia generale e di confusione organizzata”. Che sarebbe sintetizzabile con una formula. Lui la accorcia nel “il fai da te dei cittadini”. Se acquisti online nessun beneficio. “E non discuto la misura. E’ giustissimo aiutare le nostre categorie ma non bombardiamo gli italiani con notizie e informazioni contraddittorie”. La contraddizione sarebbe questa: “In Veneto, ma non solo in Veneto, i sindaci hanno portato avanti una campagna comunicativa che aveva lo scopo di scoraggiare le uscite. E ce l’abbiamo fatta, ma se poi autorizzi, torni indietro. L’effetto è solo il cortocircuito. Treviso ha una situazione sanitaria importante e difficile. 125 ricoveri, 25 casi in terapia intensiva”.

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E infatti Zaia è preoccupato, il Conte sindaco pure, ma questa è “anche la prova che il nostro tracciamento funziona. Più tamponi ci permettono di scoprire più contagi”. E’ finita come sapete è andata. Nella città di Giovanni Comisso, domenica sera, si è deviato il flusso e per il prossimo week-end si ragiona su restrizioni che potrebbero essere prese a livello regionale. Non c’entra la politica. Continua il Conte veneto: “C’è una cosa che non ci possiamo permettere. Sono le mezze vie. Non voglio contestare il governo, ma ho  la sensazione che ci sono troppi consulenti e cattivi consiglieri. Poche regole, ma chiare. Sa qual è la verità? Gli sbagli li fanno loro, ma le parolacce le prendiamo noi”. Chissà come si dice cashback in tedesco.

 

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