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primo round

Il processo a Salvini sul caso Gregoretti è uno show politico

Al leader della Lega del processo interessa solo in quanto strumento per catalizzare microfoni e telecamere

Riccardo Lo Verso

La difesa vuole dimostrare che la scelta fu collegiale, presa dall'intero governo. Ma le vicende giudiziarie scompaiono davanti agli imbarazzanti "non ricordo" di Toninelli e alla capacità di Salvini di trasformare un tribunale in un palcoscenico. Il leghista riserva l'ultima stoccata a Giuseppe Conte, premier di ieri e di oggi, che sarà sentito a Roma il 28 gennaio

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Uno smemorato Danilo Toninelli serve il migliore degli assist al suo ex collega di governo Matteo Salvini. Al contempo il senatore grillino offre la peggiore immagine politica di se stesso.

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Uno smemorato Danilo Toninelli serve il migliore degli assist al suo ex collega di governo Matteo Salvini. Al contempo il senatore grillino offre la peggiore immagine politica di se stesso.

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L'ex ministro ai Trasporti veste, suo malgrado, il ruolo che il leader della Lega immaginava di cucirgli addosso chissà da quanto tempo nella seconda giornata del processo show per il sequestro dei migranti a bordo della nave Gregoretti.

   

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Nell'aula del carcere Bicocca di Catania, dove Salvini viene processato, ci pensa l'avvocato Giulia Bongiorno, che del governo gialloverde faceva parte, a costringere Toninelli ad una serie di imbarazzanti “non ricordo”. L'ex ministro non ricorda cosa ha firmato, non ricorda cosa ha dichiarato alla stampa e sui social, non ricorda persino come ha votato quando il Parlamento fu chiamato a decidere se autorizzare il processo all'allora ministro dell'Interno.

    

    
L'obiettivo della difesa è chiarissimo: dimostrare che Salvini non è il duro - almeno non più, perché quando era ministro dell'Interno aveva tutto l'interesse a mostrarsi tale – che decideva da solo di lasciare i migranti a largo. La decisione era collegiale. Una scelta dell'intero governo, a cominciare dal premier Giuseppe Conte di cui l'avvocato Bongiorno ha depositato un video.

   
Fuori dall'aula, nell'albergo scelto per la conferenza stampa (lo show prevede ormai un secondo round), il leader della Lega si sente molto più a suo agio. E con Toninelli gioca al tiro a bersaglio. La faccenda si fa strettamente politica, il codice penale passa in second'ordine. È l'ex ministro e senatore del Movimento 5 stelle il suo obiettivo. Tralascia, infatti, la testimonianza dell'ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, pure lei citata in aula stamani. Solo un cenno da parte di Salvini per dire che “non era un ministro politico, ha risposto con tranquillità e serenità in base a quello che le competeva”. Quindi tira dritto contro Toninelli: “Se c'era dormiva, non ricorda nulla, così ha un problema a rientrare a casa, spero che ricordi dove abita, se non veniva era meglio”.

  
È un crescendo quello del leghista: “Toninelli con me ha firmato i divieti di sbarco, ha approvato i decreti sicurezza e ora voterà per cancellarli. Ha una personale concezione della coerenza e della dignità. Io vado orgoglioso di quello che ho e abbiamo fatto”. E ancora: “Io non cambio idea, non mi dimentico ciò che ho fatto, coerenza e dignità hanno un valore. Non commento le dichiarazioni di chi parla per due ore e per un'ora e mezza non ricorda”. Bugia da show, visto che lo sta facendo da mezz'ora. E via con i numeri, citati pure prima in aula, per rivendicare le politiche sull'immigrazione del governo di cui faceva parte e grazie alla quale erano calati sbarchi e morti in mare.

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"Quello che sta avvenendo nell'aula è che l'uomo forte che a parole si vanta di aver difeso i confini italiani sta tentando di scaricare su di me le responsabilità”, dice nel frattempo Toninelli appena uscito dall'aula.

   

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È un palcoscenico, dove ormai si fa solo politica. Davanti ai giornalisti a Salvini del processo interessa solo in quanto strumento per catalizzare microfoni e obiettivi. La cesura nel suo canovaccio arriva quando ricorda il video in cui Conte diceva che tutto il governo (“Noi”) lavorava per la ricollocazione e solo “poi” consentiva lo sbarco dei migranti. “Per me il processo finisce qua”, dice Salvini. Che aggiunge: “Mi dispiace per il tempo e il denaro sottratto a processi che hanno ben altra rilevanza solo perché qualcuno ha deciso che doveva fare un processo politico”. Le vicende giudiziarie scompaiono del tutto dalla conferenza: “Mentre Renzi, Conte, Di Maio, Zingaretti, Franceschini che si stanno occupando di poltrone e rimpasti noi ci occupiamo di manovra economica per difendere gli interessi delle famiglie”.

 

Il processo è davvero sparito dai radar. Giusto un cenno un po' ruffiano a Nunzio Sarpietro, il presidente che deve decidere le sue sorti giudiziarie: “Mi sembra che sia preciso, puntuale, informato, molto più competente degli avvocati delle parti civili”. Ce l'ha soprattutto con Legambiente: “La pubblica accusa è la difesa, perché la Procura ha chiesto l'archiviazione, la difesa è difesa, ad attaccare c'è rimasta Legambiente”.

  
L'ultima stoccata la indirizza a Giuseppe Conte, premier di ieri e di oggi che sarà sentito a Roma il 28 gennaio: “Catania si trasferisce da lui, Palazzo Chigi diventerà aula bunker, sono certo che ricorderà quello che abbiamo fatto insieme”. La linea difensiva dell'avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno è chiarissima.

 

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