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Salvini ora ci prova con la strategia del dialogo

Salvatore Merlo

“Non sono io l’estremista”, dice. Incontri al Colle, foto con Conte, altri segnali. “Salvini ha iniziato un percorso”, dicono

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Quando era lei a darsi un tono di responsabilità, lui metteva il muso del me ne frego. E ora che è invece lui a farsi dialogante, è lei a irrigidirsi. Sono destinati a essere l’una lo specchio rovesciato dell’altro, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Così mentre lei manda platealmente a quel paese Conte, la settimana scorsa alla Camera, lui mercoledì si fa vedere da tutti mentre in Senato parla col premier. Ora ha annunciato anche di volergli telefonare per convincerlo ad allentare la stretta sulle vacanze natalizie. “Matteo ha iniziato un percorso”, dicono i leghisti. E se il Truce giocasse a fare il Dulce?

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Quando era lei a darsi un tono di responsabilità, lui metteva il muso del me ne frego. E ora che è invece lui a farsi dialogante, è lei a irrigidirsi. Sono destinati a essere l’una lo specchio rovesciato dell’altro, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Così mentre lei manda platealmente a quel paese Conte, la settimana scorsa alla Camera, lui mercoledì si fa vedere da tutti mentre in Senato parla col premier. Ora ha annunciato anche di volergli telefonare per convincerlo ad allentare la stretta sulle vacanze natalizie. “Matteo ha iniziato un percorso”, dicono i leghisti. E se il Truce giocasse a fare il Dulce?

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E un po’ è come se fosse in terapia, Matteo Salvini. I suoi amici ora infatti dicono che “ha iniziato un percorso”. Niente di mistico, anche se l’espressione è suggestiva, niente di clinico, anche se quasi ci si immagina una disintossicazione dalle folle twittanti, dalla caccia al negher, dalla rappresentanza parlamentare intesa solo come ostruzione. “Non mi conoscete”, dice. E infatti è come se il segretario della Lega avesse deciso di ricominciare da capo. Passi lenti e misurati. Quel colloquio con Conte, mercoledì, subito dopo il suo intervento nell’Aula di Palazzo Madama, Matteo se l’era preparato. Ci aveva pensato. Aveva pure avvertito i suoi: fotografateci. Click e post su Instagram col nemico. Fa tutto parte del “percorso”. Come l’incontro (da solo) al Quirinale con Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica col quale a lungo non si era preso. O i colloqui con l’ambasciatore americano. In pratica un uso più consapevole del citofono.

 

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Ora almeno suona ai Palazzi giusti. Rapporti, politica, manovra: “Non sono pericoloso”. Così, per esempio, l’ultima è che adesso Salvini dice di non essere lui l’urlatore e l’estremista della Lega. E gli farebbe anche piacere di leggerlo sui quotidiani, che non è lui. Vuole che si sappia. Dice pure che la letteratura giornalistica, quando descrive Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti come dei moderati, sbaglia. E di grosso. E’ tutto un racconto distorto, sostiene. Perché i due, il vicesegretario e il presidente del Veneto, non sono come sembrano. E soprattutto, ripete Salvini, è lui a non essere affatto come viene descritto.

 

Eccolo allora il percorso di Matteo, a metà tra il training autogeno e la strategia politica. Piccoli gesti (il voto in Europa sulla Bielorussia), dialogo pure con i sindacati, aperture al Pd come quelle del suo capogruppo Riccardo Molinari (“uomini della sinistra, democratici, socialisti: ma che ci fate con i grillini?”). Un uso consapevolmente misurato del linguaggio, persino. Strizzatine d’occhio. Al punto che, ieri mattina, dopo aver convocato un vertice del centrodestra, con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, la Lega ha diffuso questa nota alle agenzie di stampa: “Serve un maggior coordinamento del centrodestra, per garantire un’opposizione sempre più costruttiva”. Ecco la parola. Dunque non solo telefona a Conte e incontra Mattarella praticamente per la prima volta dalla fine del governo gialloverde, ma ora il Truce si fa Dulce e vuole portare al governo una serie di proposte sul bilancio, sul Recovery, sull’emergenza sanitaria.

 

E un po’ spiazza la Meloni, che quel ruolo di affidabilità anche nei rapporti internazionali e con il Quirinale, l’aveva fatto suo. Ma ora che lui dialoga, lei rompe. Se lui abbassa la voce, lei subito la alza. Così Matteo esce dai social e telefona a Conte per chiedergli del Natale mentre Giorgia entra su Twitter e manifesta il suo scetticismo: “Basta che si faccia qualcosa”. Anche Meloni si è accorta del “percorso” di Salvini, che ormai sorride a tutti ma per lei ha dei piani infernali sotto la fronte liscia: la federazione, il gruppo unico in Parlamento e il superamento del centrodestra, “una formula vecchia”. Secondo i leghisti la parabola fortunata di Meloni è soprattutto un effetto della guerra con la quale “il sistema” si è contrapposto a Salvini, individuato come un pericolo, un calcolo renale. “Ma se questo atteggiamento cambia, lei è in difficoltà”. Ecco “il percorso”, dunque. E ci si chiede soltanto se il Capitano sgarzolino sia alla fine in grado di trattenersi dentro questo “percorso”, facendo violenza alla sua natura. Si può mai guarire da se stessi?

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