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L'intervista

Il governo tratta sindaci e presidenti di Regione "come comparse". Parla Nardella

David Allegranti

Il sindaco di Firenze spiega perché affidare le risorse del Recovery Fund "a dei tecnici tagliando fuori la politica e le istituzioni legate ai territori è rischioso"

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“Sindaci e presidenti di Regione sono trattati dal governo come comparse”, dice al Foglio il sindaco di Firenze Dario Nardella, che invece vorrebbe un “tavolo permanente” con l’esecutivo sulla gestione dei 209 miliardi del Next Generation Eu. “Affidare queste risorse a dei tecnici tagliando fuori la politica e le istituzioni legate ai territori è rischioso. Anche perché poi è proprio sui territori che queste risorse saranno inevitabilmente scaricate. Il Recovery Fund pensato in modo così centralizzato e tecnicizzato rischia di uccidere la sussidiarietà che è un principio costituzionale fondamentale”. Dunque, spiega Nardella, un coordinamento fra Stato ed enti locali su come gestire il Recovery Fund dovrebbe essere naturale. “Oltretutto noi siamo gli unici politici eletti direttamente dai cittadini. Escluderci è un vulnus pesante. Per questo vorrei fare una proposta al presidente Giuseppe Conte, per uscire dall’impasse: apra un tavolo permanente con i sindaci delle città metropolitane e i presidenti di Regione. Sono 34 persone, non una cifra eccessiva. Stiamo sprecando tempo prezioso, rischiando di far affogare, tra gli scontri politici che marginalizzano i territori, un piano che invece è ambizioso”.

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“Sindaci e presidenti di Regione sono trattati dal governo come comparse”, dice al Foglio il sindaco di Firenze Dario Nardella, che invece vorrebbe un “tavolo permanente” con l’esecutivo sulla gestione dei 209 miliardi del Next Generation Eu. “Affidare queste risorse a dei tecnici tagliando fuori la politica e le istituzioni legate ai territori è rischioso. Anche perché poi è proprio sui territori che queste risorse saranno inevitabilmente scaricate. Il Recovery Fund pensato in modo così centralizzato e tecnicizzato rischia di uccidere la sussidiarietà che è un principio costituzionale fondamentale”. Dunque, spiega Nardella, un coordinamento fra Stato ed enti locali su come gestire il Recovery Fund dovrebbe essere naturale. “Oltretutto noi siamo gli unici politici eletti direttamente dai cittadini. Escluderci è un vulnus pesante. Per questo vorrei fare una proposta al presidente Giuseppe Conte, per uscire dall’impasse: apra un tavolo permanente con i sindaci delle città metropolitane e i presidenti di Regione. Sono 34 persone, non una cifra eccessiva. Stiamo sprecando tempo prezioso, rischiando di far affogare, tra gli scontri politici che marginalizzano i territori, un piano che invece è ambizioso”.

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Nardella, da presidente di Eurocities, parla con i sindaci di tutta Europa e, sottolinea, nei loro paesi “i territori vengono coinvolti. Così ci hanno superato, mentre noi rischiamo di perdere un’occasione. Quello che vorrei lanciare a Conte è un grido d’allarme: non sprechiamo risorse e tempo”.

 

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Ma questo spreco potrebbe avere ripercussioni anche su Conte stesso? “Gli riconosco di avere avuto un ruolo decisivo dentro l’Unione Europa per inaugurare una fase inedita: l’Europa si è indebitata a favore dei singoli stati membri. Conte in questo ha giocato un ruolo importantissimo. Non dar seguito a questa grande innovazione indebolisce anche lui. Se ci fosse un raccordo diretto fra Regioni e grandi città, il piano di avanzamento del Recovery Fund – così ambizioso – procederebbe speditamente”.

 

D’altronde, ricorda Nardella, “molte volte è stato fatto riferimento per la ripartenza post Covid 19 al Piano Marshall”. All’epoca “oltre 12.000 furono le opere finanziate con il Piano Marshall per la ricostruzione nell’ambito della edilizia scolastica, lavori pubblici, ferrovie, porti, agricoltura. Le opere di ricostruzione furono le più varie, dal piano case per la ricostruzione di 75.000 vani di abitazione, alla riparazione di case (450.000 vani distrutti durante la guerra), agli impianti di illuminazione, ai campi sportivi, ai mercati, ai bagni pubblici alle scuole. La maggior parte delle opere furono realizzate dagli enti locali e produssero fin da subito effetti sulla occupazione perché i lavori iniziarono con rapidità”.

 

Ma in tutto questo il Pd che cosa fa? Non sta traccheggiando un po’? “Registro intanto in questi giorni un cambio di passo intanto da parte dei due capigruppo di Senato e Camera, Andrea Marcucci e Graziano Delrio”.

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E Nicola Zingaretti? “Beh, immagino che la linea dei due capigruppo sia avallata dal segretario. Comunque, il Pd deve essere da un lato responsabile, dall’altro non può restare silente”, dice il sindaco di Firenze, stando attendo a evitare uno scontro frontale con il segretario del Pd. Il Pd deve essere responsabile ma non silente, dice Nardella, non solo sul Recovery Fund. Ma intanto c’è da occuparsi di quello, dice Nardella, e le scadenze incombono. “I lavori previsti dal piano europeo dovrebbero iniziare nel 2023 e finire nel 2026. Da noi però ancora non siamo chi fa cosa, le linee guida sono generiche, non ci sono progetti precisi. Gli altri paesi ci stanno superando, i miei colleghi di Francia e Olanda sono già molto avanti. L’Italia non è che può adagiarsi accusando i paesi dell’Est per i loro veti. Quei veti sono destinati a cadere e a quel punto cosa succederà?”. Per questo, dice Nardella, l’Italia rischia di restare molto indietro e di sprecare un’occasione.

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