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L'idea di Speranza: "Un d-day per partire con i vaccini in tutta Europa"

Dai dubbi sul Mes, ai nì sui vaccini. Eccola l’eredità tossica della cultura del complotto

La cultura anti casta ha aperto il ventilatore del letame gettando fango nei confronti dell’Europa e della scienza. La necessità di un patto sì vax tra leader populisti e anti populisti, per farsi vaccinare in diretta tv

Claudio Cerasa

Il giorno in cui i vaccini saranno disponibili, i leader dei principali partiti italiani avranno l’intelligenza o no di farsi una telefonata, di mettere da parte i litigi e di farsi fotografare tutti insieme in diretta tv mentre si fanno vaccinare contro il Covid-19?

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C’è un’insospettabile simmetria tra due storie molto importanti legate all’attualità e apparentemente distinte l’una dall’altra. La prima storia ha a che fare con il futuro dei vaccini, la seconda con il futuro del Mes. Si dirà: e che c’azzeccano queste due storie? C’azzeccano nella misura in cui mai come oggi risulta piuttosto chiaro quanto il futuro dei vaccini e il futuro del Mes siano direttamente collegati con una delle eredità più tossiche del populismo moderno: la cultura complottista.

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C’è un’insospettabile simmetria tra due storie molto importanti legate all’attualità e apparentemente distinte l’una dall’altra. La prima storia ha a che fare con il futuro dei vaccini, la seconda con il futuro del Mes. Si dirà: e che c’azzeccano queste due storie? C’azzeccano nella misura in cui mai come oggi risulta piuttosto chiaro quanto il futuro dei vaccini e il futuro del Mes siano direttamente collegati con una delle eredità più tossiche del populismo moderno: la cultura complottista.

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C’è la cultura complottista dietro ai sospetti incrociati che mettono a rischio l’ok alla riforma del Fondo salva stati e c’è la cultura complottista dietro ai no, altrettanto incomprensibili, ai vaccini che ci salveranno dalla pandemia. Nel primo caso lo schema è chiaro: l’Europa è brutta e cattiva e non aspetta altro che infilarsi come un orrendo Gremlin nelle viscere dei nostri paesi. Nel secondo caso lo schema è altrettanto chiaro: i vaccini ci salveranno, ok, questo lo dice lei, ma dato che da anni ci sono fior di politici, fior di osservatori, fior di commentatori e fior di opinionisti che litigano su quanto siano efficaci i vaccini, oggi, avere qualche dubbio basato sul nulla, se non sul chiacchiericcio di qualche blogger, è più legittimo. Il formidabile deep state italiano, ovvero quell’insieme di prassi, di regole, di consuetudini, di vincoli e di privilegi che alla lunga trasformano in docili difensori delle istituzioni anche i più irrequieti tra i moderni indignati, ha dimostrato in questi mesi di poter raddrizzare, nello spazio breve di una crisi di governo, il legno storto del populismo. Ma ciò che spesso si fa fatica a considerare rispetto agli effetti generati dalla diffusione delle dottrine anticasta è l’eredità tossica, e a lungo termine, che porta con sé la cultura populista. E non ci vuole molto a capire che convertire un populista in Parlamento è un’operazione mille volte più complicata che far cambiar verso al vortice velenoso dell’ideologia complottista, allontanando cioè dalla testa dei cittadini i mille dubbi spesso senza senso alimentati dalla casta degli anticasta semplicemente per creare zizzania e sperimentare nuove frontiere nella ricerca del consenso: la delegittimazione sistematica della tribù degli esperti.

 

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Nella stagione della pandemia, molti esperti, sedotti dal fascino della visibilità in prima serata e da alcuni buoni contratti con le case editrici, si sono lasciati trascinare nella lotta nel fango con altri esperti e hanno contribuito, in modo certamente più doloso che colposo, a rafforzare l’immagine della scienza indecisa, divisa, frantumata, incapace di offrire risposte univoche e unitarie. La volontà di creare a tutti i costi un grado minimo di zizzania tra gli esperti non è conseguenza solo degli ego ipertrofici di alcuni esperti ma è prima di tutto conseguenza di un canone mediatico figlio della stagione no vax: dimostrare che le certezze della scienza sono scalfibili a tal punto che non fa molta differenza parlare di vaccini prendendo lezioni da uno scienziato o da un Diego Fusaro. L’uno vale uno portato in politica dagli stessi populisti impegnati ora a dimostrare che uno col cavolo che vale uno (grazie al cielo, il M5s non chiederà ai suoi iscritti se votare sì o no alla riforma del Mes, perché uno vale uno solo in campagna elettorale) è entrato purtroppo nella nostra quotidianità con la stessa forza di un virus e in questo senso le partite della riforma del Mes e della campagna sui vaccini per quanto siano apparentemente distanti tra loro in realtà sono molto collegate. Nel primo caso, il caso del Mes, votare a favore della riforma ha un valore che va al di là delle modifiche previste e aiuterebbe a ricordare che la politica italiana ogni volta che si trova costretta a scegliere tra le sirene complottiste degli antieuro e le sirene pragmatiche dell’europeismo, per quanto l’europeismo possa essere riluttante alla fine, sceglierà sempre la seconda opzione piuttosto che la prima.


Nel secondo caso, invece, nel caso dei vaccini, la campagna di vaccinazione di massa che verrà portata avanti dalla classe dirigente italiana – ci auguriamo un secondo dopo che l’Ema autorizzi il vaccino nell’Unione europea e l’Aifa in Italia, cosa che secondo il ministero della Salute potrebbe accadere intorno al 7 di gennaio – sarà un test importante non solo per vaccinare la popolazione contro il Covid-19 ma anche per dimostrare in modo plastico che ogni volta che il nostro paese si trova a scegliere tra le sirene del complottismo anticasta e quelle della scienza globale alla fine il nostro paese sa perfettamente da che parte stare. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiacchierando con il Foglio arriva a dire che sarebbe “un sogno se l’Europa, tutta insieme, scegliesse un giorno per far partire, senza distinzioni tra paesi, la campagna di vaccinazione”. L’idea ci sembra ottima ma accanto a questa idea ce n’è un’altra che la nostra classe politica dovrebbe considerare: il giorno in cui i vaccini saranno disponibili, i leader dei principali partiti italiani avranno l’intelligenza o no di farsi una telefonata, di mettere da parte i litigi e di farsi fotografare tutti insieme in diretta tv mentre si fanno vaccinare contro il Covid-19? Per combattere la cultura dell’uno vale uno e proteggere il paese dalle sirene del complottismo volendo si può partire anche da qui.

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