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Passeggiate romane

Rimpasti senza amore

A Roma, Pd e M5s ai ferri corti. Zinga non vuole lasciare il Lazio. E con Conte non si sente da molti giorni

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In vista delle prossime elezioni amministrative le cose tra Pd è M5s vanno sempre peggio. A Roma, dicono i dem, la candidatura di Virginia Raggi ormai è sicura. “Così faranno vincere la destra e spaccheranno la coalizione di governo”, si lamentano al Pd. E anche in Calabria, chiamata a votare dopo la morte della presidente Jole Santelli, le cose non vanno meglio. Pure in quella regione, dove il Pd sperava in un accordo, non sembra profilarsi nessuna intesa. “Stanno in un congresso permanente e hanno un forte rinculo identitario. Già fare accordi con loro prima era difficile, figuriamoci ora”, dicono i dem.

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In vista delle prossime elezioni amministrative le cose tra Pd è M5s vanno sempre peggio. A Roma, dicono i dem, la candidatura di Virginia Raggi ormai è sicura. “Così faranno vincere la destra e spaccheranno la coalizione di governo”, si lamentano al Pd. E anche in Calabria, chiamata a votare dopo la morte della presidente Jole Santelli, le cose non vanno meglio. Pure in quella regione, dove il Pd sperava in un accordo, non sembra profilarsi nessuna intesa. “Stanno in un congresso permanente e hanno un forte rinculo identitario. Già fare accordi con loro prima era difficile, figuriamoci ora”, dicono i dem.

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Dal Nazareno evitano accuratamente di rispondere a Matteo Orfini. “No comment” è la linea ufficiale. Ma la sortita di Orfini e degli altri dem sulla patrimoniale è stata vista come una vera e propria provocazione. Spiega un autorevole deputato dem assai vicino al segretario: “Da quando Zingaretti è stato eletto segretario Orfini ha scavalcato a sinistra Marco Rizzo. Perché la patrimoniale non l’ha proposta quando giocava a biliardino con Renzi? E’ tutto strumentale, tant’è vero che ormai le sue uscite le definiamo orfiniate”.

  
Sempre in tema di patrimoniale, molti dirigenti dem sono rimasti male perché anche il neo commissario del Pd in Umbria, nonché ex presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ha rilanciato e fatto spazio alla presa di posizione di Orfini. “Un commissario di federazione deve stare più attento alle sue uscite, deve essere più istituzionale”, si sono lamentati molti dem.

 
Chiunque parli in questi giorni di rimpasto con Nicola Zingaretti si sente ripetere sempre lo stesso ragionamento: “Io la regione non la lascio, specie ora che c’è la pandemia. Non ci pensò proprio”. Per il segretario dem è così, alcuni suoi alleati lo vorrebbero invece al governo per poter giustificare l’ingresso all’esecutivo di altri big (dovesse esserci Zingaretti, potrebbe non esserci Renzi?)

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Ieri il presidente del Consiglio Conte ha celebrato se stesso sul Corriere della Sera e per dimostrare che tutto va bene ha riferito che sente praticamente ogni giorno Nicola Zingaretti. Peccato che il segretario del Pd racconti sempre a tutti che sono giorni che non parla con il premier.

Notizie dalla Rai: l’amministratore delegato, Fabrizio Salini, sa   che la sua avventura a viale Mazzini sta volgendo al termine (a luglio del 2021 scade il contratto) e al Mef c’è chi lo ha proposto per alcune nomine relative alle prossime aziende di Stato per accelerare la transizione. 
 

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