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centrodestra in fibrillazione

Così la svolta del Cav. sul Mes manda in subbuglio Forza Italia

Il ricatto del capo del Carroccio. Lo sconcerto dei parlamentari azzurri, quasi tutti coinvolti nell'intergruppo "Mes subito". Tajani precisa: "Un conto è il Mes sanitario, su cui siamo d'accordo, un conto è questa riforma del trattato che ci vede contrari". Ma FI ora rischia l'isolamento nel Ppe

Valerio Valentini

Salvini emana il diktat. I parlamentari azzurri prima non ci credono ("Ma figurati!"), poi insorgono. Brunetta rinfaccia a Tajani (fautore della nuova linea) i complimenti di Borghi. E al Senato, col M5s in frantumi, Conte rischia davvero

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All’ennesimo tentativo di giustificare la capriola alla luce di una supposta chiarezza, Gigi Casciello, deputato vicino a Mara Carfagna, scrive ai suoi colleghi: “A me l’unica cosa che pare chiara è la confusione. Nelle sue ragioni e nelle sue evoluzioni”. E del resto la svolta del Cav. sul Mes, come che la si osservi, è una mossa che lascia i parlamentari di Forza Italia del tutto disorientati. Alle undici di mattina, per dire, quando Matteo Salvini emana il suo diktat (“Chiunque nel centrodestra vota questo oltraggio, rompe con la Lega”), un manipolo di senatori del Pd mostra l’agenzia alla collega forzista Gabriella Giammanco, e lei si mette a ridere: “Ma figuratevi se il Cav. si fa piegare la testa dal capo della Lega”. Passa mezz’ora e Licia Ronzulli, ufficiale di collegamento tra Arcore e Via Bellerio, annuncia che Forza Italia non voterà la riforma del Mes.

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All’ennesimo tentativo di giustificare la capriola alla luce di una supposta chiarezza, Gigi Casciello, deputato vicino a Mara Carfagna, scrive ai suoi colleghi: “A me l’unica cosa che pare chiara è la confusione. Nelle sue ragioni e nelle sue evoluzioni”. E del resto la svolta del Cav. sul Mes, come che la si osservi, è una mossa che lascia i parlamentari di Forza Italia del tutto disorientati. Alle undici di mattina, per dire, quando Matteo Salvini emana il suo diktat (“Chiunque nel centrodestra vota questo oltraggio, rompe con la Lega”), un manipolo di senatori del Pd mostra l’agenzia alla collega forzista Gabriella Giammanco, e lei si mette a ridere: “Ma figuratevi se il Cav. si fa piegare la testa dal capo della Lega”. Passa mezz’ora e Licia Ronzulli, ufficiale di collegamento tra Arcore e Via Bellerio, annuncia che Forza Italia non voterà la riforma del Mes.

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E allora il renziano Roberto Giachetti chiede lumi sulla chat dell’intergruppo “Mes subito”, trasversale e nato proprio a sostegno dell’attivazione dei prestiti del Fondo salva stati e in cui ci sono, tra deputati e senatori, quasi ottanta azzurri. E Renato Brunetta la liquida con uno sghignazzo, la sortita della Ronzulli. “Ma Licia parla a nome di Berlusconi o a nome di Salvini?”, la incalza Osvaldo Napoli. Un’ora dopo, la nota ufficiale del Cav. fuga evidentemente ogni dubbio. E getta lo sconcerto tra i gruppi parlamentari. La linea, suggerita da Antonio Tajani e Andrea Orsini, sarebbe questa: che sulla richiesta dei 37 miliardi del Mes sanitario, FI resta assolutamente favorevole, ma la riforma del trattato varata ieri dall’Eurogruppo invece no, non li convince.

 

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“Se ne desume quindi che gli entusiasti di questo niet di oggi – scuote il capo il senatore Andrea Cangini, ariete dell'antisovranismo nel gruppo –  preferirebbero il Mes per com’è stato fino ad oggi. Ma non mi sembra sia ragionevole, tanto più in virtù dell’ansia con cui tanti esponenti del Pdl di allora, che pure lo vararono, in questi ultimi tempi lo hanno disconosciuto” Sempre che poi contino davvero qualcosa, le questioni di merito. “E’ chiaro – prosegue Cangini – che il dato politico più generale sta nell’isolamento della nostra posizione all’interno del Ppe, visto che nessun governo a guida popolare si opporrà a questa riforma”. Che è poi quello che lamentano in tanti altri, nella pattuglia azzurra. Il gruppo alla Camera entra in fibrillazione. “E’ davvero difficile far comprendere le ragioni di questa svolta”, insorge Matilde Siracusano. “La posizione suona ondivaga, indecisa e poco difendibile”, insiste Andrea Ruggieri. “Così chi ci guarda fuori dal Palazzo non ci segue”, aggiunge la Milanato. A decine chiedono a Mariastella Gelmini di convocare subito una riunione, che viene rimandata all’indomani per evitare isterismi vari. A chi gli chiede un chiarimento tecnico, Brunetta spiega che tutti i dubbi sollevati sulla riforma dal Mes da FI al Parlamento europeo sono stati recepiti dall’Eurogruppo di lunedì. E insomma “questo è masochismo puro”, prosegue. E per dimostrare che la svolta non fa altro che ribadire la sudditanza azzurra al giogo salviniano da cui ci s’era affrancati nel caso dello scostamento di bilancio, mostra ai colleghi i complimenti che Claudio Borghi, l’alfiere leghista antieuro, rivolge pubblicamente alla svolta di Tajani: “E mi sembra abbastanza indicativo”

E in effetti Salvini se la ride: vive la giornata con la baldanza di chi sa di aver reso la pariglia per lo sgarbo subito. E forse, come si dice tra i leghisti, avrà fatto valere la minaccia di un esodo azzurro verso il Carroccio nel caso in cui il 9 dicembre, al momento della conta, i voti di FI sarebbero stati decisivi per salvare il governo. O forse ha paventato un’esclusione del Cav. dal tavolo per le amministrative. O magari, come gli ha suggerito Giorgetti, ha semplicemente vestito i panni da leader della coalizione che un tempo indossava Berlusconi quando, dopo le bizze di prammatica di Bossi, parafrasava De Gaulle: “Suona la campanella, la ricreazione è finita”. 

 

Potrebbe invece iniziare la festa, per la Lega, se davvero il 9 dicembre, quando Giuseppe Conte riferirà alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo che varerà il nuovo Mes, la maggioranza dovesse saltare. Perché nel M5s il subbuglio è quello di sempre, quando si nominano quelle tre lettere in fila: e così sia alla Camera (con Raduzzi, Maniero, Cabras, Berti) sia al Senato (con Crucioli, Ferrara, Lannutti) sono partite le raccolte di firme carbonare per presentare una risoluzione contro il Mes, che di fatto, almeno a Palazzo Madama, manderebbe in frantumi la maggioranza. E a quel punto perfino le assenze tattiche di qualche azzurro, pronto a manifestare la sua infedeltà alla linea, potrebbero essere superflue. Di chiaro, appunto, c’è solo la confusione. 

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