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Il personaggio

"Sono la Kamala bianca". Così Paola De Micheli prova a resistere e a darsi forza

La titolare del Mit e il rimpasto: il suo nome c'è sempre e inizia a pensare che sia un problema di genere. Ma lei non molla

Simone Canettieri

Nelle riunioni riservate la ministra dei Trasporti si paragona alla vice di Biden. Un monito al Pd e a un mondo che lei ritiene troppo maschilista. Soprattutto se la critica

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"Sono la Kamala bianca". Della via Emilia, d’Italia, del Pd, del governo? Questo non interessa.  Da un po’ di tempo, quando perde la pazienza o per darsi forza davanti alle indiscrezioni dei giornali che la danno fuori dal governo, Paola De Micheli ripete questa battuta: si paragona alla vice del presidente Joe Biden, senatrice democratica, madre giamaicana e padre indo-americano. Un simbolo: Kamala. 

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"Sono la Kamala bianca". Della via Emilia, d’Italia, del Pd, del governo? Questo non interessa.  Da un po’ di tempo, quando perde la pazienza o per darsi forza davanti alle indiscrezioni dei giornali che la danno fuori dal governo, Paola De Micheli ripete questa battuta: si paragona alla vice del presidente Joe Biden, senatrice democratica, madre giamaicana e padre indo-americano. Un simbolo: Kamala. 

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Che tradotto significa: sono la donna forte del Pd e del governo, la vice del segretario Zingaretti, l’espressione di un mondo che merita rispetto, perdiana. Sotto titolo: non vi libererete così facilmente di me, firmato: Kamala (Paola).

 

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La ministra dei Trasporti, che è succeduta a Danilo Toninelli, è politica, si sa, dalle forti passioni. Emiliana, imprenditrice, sicura di sé al punto di spingersi in gesti di generosità da stropicciarsi gli occhi. Come quando la settimana scorsa ha vestito i panni della collega e titolare dell’Istruzione, Lucia Azzolina, parlando al suo posto dell’ipotesi scuole aperte la domenica.

 

Più polemiche che consensi, certo. Ma poco importa. La titolare del Mit con sede a Porta Pia sa come far breccia: sempre più spesso agita la questione femminile come vera chiave per interpretare il mondo, specie ora, all’epoca del Covid. E quindi, si lamenta spesso, possibile che tutte le volte che esce un ministro in bilico esca solo lei in compagnia di altre donne? E gli uomini? Sono tutti così perfettini? Ma ne siamo sicuri? Stesso discorso per la cabina di regia per la gestione dei fondi del Recovery.  Possibile che nella maestosa piramide  di Conte  (che forse nulla avrebbe da invidiare a quella di Panseca ideata per Craxi) non ci siano donne? I tre ministri coinvolti sono uomini (Roberto Gualtieri, Stefano Patuanelli ed Enzo Amendola), il presidente del consiglio idem. E i trecento tecnici che sesso avranno?

 

De Micheli intanto va avanti e a chi la critica risponde spesso con “ma questo è maschilismo”. O peggio: “Misoginia”. E così al Nazareno, vittime del #Metoo di ritorno, non possono che abbassare il capo. Meglio lasciar perdere. Ma la sinistra in questi dibattiti, si sa, è capace di dare il meglio di sé.

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Per una vita il Pd ha cercato con una certa insistenza l’Obama bianco. L’uomo nuovo della provvidenza, in grado di farsi carico di tutte le diversità e delle ingiustizie nostrane. La rottura. La caccia, nonostante i segretari cambiati, ha dato risultati alterni. E però qualcosa sembra pur muoversi: c’è la Kamala bianca.

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