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I pensieri dalla "tazza"

Antonio Martino: "La collaborazione di governo è come limonare"

Carmelo Caruso

Il padre di Fi parla dal luogo più riflessivo di casa sua: "Preferisco la conciliazione alla collaborazione. Di Maio è un borracciaio del San Paolo ma abile. Fossi il Cav. starei al sole"

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Roma. L’intervista inizia e finisce al gabinetto. Sono pensieri dalla “tazza”. “Dove mi state raggiungendo. Luogo maieutico, formidabile, ripostiglio di idee e ovviamente. Mi avete compreso”. Proprio dalla “tazza”? “La “tazza” di Antonio Martino, il luogo della casa dove l’ex ministro di Forza Italia, il professore di storia e politica monetaria, legge, approfondisce e ancora riflette. Mi trovo a mio agio”.

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Roma. L’intervista inizia e finisce al gabinetto. Sono pensieri dalla “tazza”. “Dove mi state raggiungendo. Luogo maieutico, formidabile, ripostiglio di idee e ovviamente. Mi avete compreso”. Proprio dalla “tazza”? “La “tazza” di Antonio Martino, il luogo della casa dove l’ex ministro di Forza Italia, il professore di storia e politica monetaria, legge, approfondisce e ancora riflette. Mi trovo a mio agio”.

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Le andrebbe di riflettere sulla disponibilità da parte di Forza Italia a collaborare con il governo e poi sulla possibilità di federare il centrodestra, senari economici, geopolitici. Lei è l’ultimo degli atlantisti. “Se me lo consente, preferirei ancora ragionare sulla centralità della “tazza” in politica e non solo”. Henry Miller nel suo “I libri nella mia vita” (Adelphi) faceva un’importante separazione. “Il discorso mi attrae. La prego di continuare. Seguiranno le mie considerazioni sempre dal posticino medesimo”. Dunque, secondo Miller, “la differenza tra la gente che si rifugia, dove sappiamo, per leggere, meditare, e coloro che vi vanno per compiere le loro funzioni, è che i primi si trovano sempre con delle cose non finite per le mani, mentre i secondi sono sempre pronti a fare la prossima azione”.

 

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Professore Martino, è ancora al telefono? “Certamente. L’argomento mi ‘stimola’ e la parola non è voluta. E’ la vecchia separazione fra lottatori e contemplatori. Chi soggiorna in questa magnifica stanza è un riflessivo mentre chi ha fretta di agire è di solito l’uomo d’azione”. Che professore, permetterà, si collega con la circostanza attuale. Parliamo della collaborazione di governo da favorire con celerità per il bene del paese. E’ d’accordo? “La conoscete la prova di forza di Howard Hughes? Fu una prova strepitosa. Soffriva di quel problema che impedisce la piena espressione del corpo. Rimase ben 72 ore accovacciato. Anche da questo si vede la tempra dei popoli. Io non ci sono mai riuscito. Al massimo qualche ora”.

 

Magari ci ritorniamo successivamente. “Come preferisce. Mi chiedeva quindi di Berlusconi e del governo. Sarò lieto di risponderle”. Concorderà che è un’ulteriore prova di responsabilità da parte del Cav. che volle lei al suo fianco. Cosa ne pensa? “Si dice limonata. Se permette, mi sembra una ‘limonata’ di governo”. Intende un bacio lungo? “Sì, una limonata. Capisco che la politica è l’arte del possibile. Ma in questo caso…”. Mi sembra di capire, dalle sue parole, che il Cav. stia sbagliando. “Il pensiero è complesso. Vede, il problema non è il Pd, ma il M5s. Ritengo Grillo quanto di peggio abbia prodotto questo tempo che ci è dato vivere. Un fanfarone, un giullare, uno che ha avuto successo con il vaffa”. Dimentica che ha un ruolo ormai minimo e che il vero uomo di comando del M5s è Luigi Di Maio. Perché non aiutare il governo? “Ma io sono d’accordo. Non riesco tuttavia a superare l’ostilità verso il M5s. Sa perché ho rinunciato al mio seggio? Perché il M5s mi era insopportabile al ‘naso”. Io ho un certo naso. I grillini sono venuti male. Ciò non significa che siano tutti uguali. Ma sono eccezioni”.

 

Anche lei stima Di Maio? “Il borracciao del San Paolo”. Un ministro che sta dando buona prova di sé. “Ah, ma questo è sicuro. E’ napoletano. Grande città”. E lei meridionale, siciliano. “Orgogliosamente. Di Maio è abile. Ripeto. Lo premia l’origine”. Berlusconi cosa dovrebbe fare? “Andare nel Blue Horizon”. Una zona blu? E’ l’unico colore che il governo non ha utilizzato per tingere l’Italia e le regioni. “Chiaro. Si trova ad Antigua. Trattare con Di Maio? Ma io prenderei il sole all’equatore. Sa quale è il problema del Cav.? Che non ha una casa ma molte case, che non ha una barca ma tante barche. Non si accontenta. Ha bisogno sempre di sfide nuove mentre io ho la stessa casa da cinquant’anni, la stessa barchetta. Una bella barchetta. Modesta”. Ha provato a parlargli? “Ho provato ma non me lo passano”. Questo è sgradevole. “Non sono preoccupato e non solo perché il posto da dove guardo le cose del mondo è un luogo comune …”. Quello è indiscutibile. E’ tutto ormai chiaro. “So che il 22 dicembre, come ogni anno, qualunque cosa accada, lui chiamerà per fare gli auguri a questo vecchio rudere. Io però, adesso, sono arrivato”. Si è convinto quindi che serve collaborare. “No, serve una conciliazione nazionale. Le collaborazioni sono furbizie. Ma io volevo dire che sono arrivato al momento desiderato. Sono costretto a concludere. Comprenderà”. Dalla “tazza”.

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