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Geometrie per governare l'Italia

Il nuovo patto del Nazareno non è una marchetta

Claudio Cerasa

Costruire un percorso condiviso uscendo dalla cornice delle ovvietà e lavorando sia sul bilancio sia sul Recovery. L’ex ministro Tria ci spiega perché il patto del Cav. con l’esecutivo “è cruciale e può far bene all’opposizione ancora più che al governo”

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Il punto non è più ragionare sul “se”, ma è cominciare a pensare al “come”. E se si vuole provare a riflettere sul destino di questa legislatura occorre concentrarsi ancora per un po’ sull’unico tema che può cambiare gli schemi della politica italiana: il patto possibile tra la maggioranza di governo e un pezzo di opposizione. Salvo sorprese che non ci dovrebbero essere, lo scostamento di bilancio (il testo arriverà in Parlamento mercoledì) verrà votato oltre che da Pd, M5s e Italia viva anche da Forza Italia (ieri il premier Giuseppe Conte ha auspicato esplicitamente una convergenza con FI). E una volta arrivati a quel punto occorrerà chiedersi in che modo si potrà trasformare la collaborazione tra maggioranza e opposizione in qualcosa di più sofisticato di un agile scambio di marchette economiche.

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Il punto non è più ragionare sul “se”, ma è cominciare a pensare al “come”. E se si vuole provare a riflettere sul destino di questa legislatura occorre concentrarsi ancora per un po’ sull’unico tema che può cambiare gli schemi della politica italiana: il patto possibile tra la maggioranza di governo e un pezzo di opposizione. Salvo sorprese che non ci dovrebbero essere, lo scostamento di bilancio (il testo arriverà in Parlamento mercoledì) verrà votato oltre che da Pd, M5s e Italia viva anche da Forza Italia (ieri il premier Giuseppe Conte ha auspicato esplicitamente una convergenza con FI). E una volta arrivati a quel punto occorrerà chiedersi in che modo si potrà trasformare la collaborazione tra maggioranza e opposizione in qualcosa di più sofisticato di un agile scambio di marchette economiche.

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Abbiamo affrontato ieri pomeriggio questo tema con l’economista che al Mef ha preceduto Roberto Gualtieri, Giovanni Tria, e l’ex ministro del governo gialloverde, che ai tempi dell’esecutivo Conte-Salvini-Di Maio era espressione della Lega, ci ha offerto alcuni spunti di riflessione interessanti per provare a ragionare sul futuro. Il primo punto, dice Tria, è che, arrivati alla situazione in cui ci troviamo oggi, “un accordo tra il governo e Forza Italia non sarebbe salvifico ma sarebbe quanto mai necessario”. A condizione però, dice Tria, che la maggioranza di governo decida come utilizzare questo sostegno: “Il sostegno si può utilizzare per fare un passo in avanti e per archiviare alcuni errori commessi nel passato oppure lo si può utilizzare semplicemente per avere una nuova copertura politica per sopravvivere, vivacchiare e continuare a ripetere gli stessi errori commessi fino a oggi”. Per rendere sensata la collaborazione tra Forza Italia e il governo, dice l’ex ministro, “non serve concentrarsi sulla formula, gli accordi si trovano, ma serve concentrarsi sulla sostanza”. E la sostanza oggi ci dice che una condivisione del cammino deve avvenire non solo sul tema dello scostamento di bilancio ma anche sui temi legati ai progetti europei.

 

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“E’ un ragionamento che vale per Forza Italia ma  che dovrebbe valere anche per la Lega e per Fratelli d’Italia. Mi spiego. Quando un paese sceglie, come sta facendo il nostro, di mettere in campo un nuovo debito pari a 25 punti di pil, e quando un paese deve ragionare su un piano di riforme finanziate dall’Europa che avranno un tempo di realizzazione di sette anni, e che andrà a superare il perimetro di questa legislatura, collaborare non diventa più un’opzione politica ma una necessità per tutti. Lo è per la maggioranza, perché in questo modo si assicura la certezza che ciò che ha messo in cantiere oggi non verrà distrutto un domani se dovesse essere qualcun altro a governare il paese, ma lo è anche per l’attuale opposizione, perché avere voce in capitolo su progetti di riforme con cui potrebbe fare i conti un giorno al governo è un tema che ha a che fare con la razionalità politica, non con la logica degli inciuci”.

 

Accanto a questo tema, dice Tria, c’è anche una questione che riguarda il terreno dell’affidabilità dell’Italia. E l’opposizione, continua l’ex ministro, dovrebbe darsi una svegliata ulteriore (qui Tria si riferisce a Salvini e Meloni) e cogliere al volo quest’occasione, “perché dimostrare concretezza e serietà e responsabilità su questo dossier le permetterebbe di entrare in una nuova stagione di maggiore affidabilità, e le permetterebbe di avere un domani una sorta di patente di immunità politica”. La questione è fin troppo ovvia: “L’Italia viene da una stagione politica in cui, grazie ai molti populismi con cui il nostro paese ha dovuto fare i conti, è stato dimostrato che un patto vincolante firmato da noi non è mai del tutto   vincolante. Pensiamo – e lo dico anche per esperienza personale – a ciò che è successo con la Tav, con la Tap, con Ilva, con Autostrade. Dare copertura politica trasversale a un’emissione di debito pari a 400 miliardi di euro e a un piano di ricostruzione del paese pari a 200 miliardi di euro credo possa aiutare a sanare questa ferita. E credo che anche per questo sia un dovere sia della maggioranza sia dell’opposizione”.

 

Già, ma per fare cosa? “I progetti su cui lavorare sono ovviamente molti, ma penso che oltre ai dettagli vi debba essere un’idea di fondo, un’anima, che oggi purtroppo non vedo. E se si vuole dare un’anima ai progetti di ricostruzione bisogna evitare di fare quello che si sta facendo oggi: trasformare l’Europa in un bancomat utile a rifinanziare tutti i progetti sepolti nei cassetti dei ministeri. Io credo che invece la logica debba essere diversa, opposta: occorre uscire dalla cornice delle ovvietà, occorre mettere da parte espressioni retoriche come Green deal e digitalizzazione, occorre concentrarsi su dieci grandi opere da costruire, occorre costruire un sistema di deroghe per velocizzare questi processi, occorre focalizzare gli investimenti in questi ambiti, occorre investire nei settori più trainanti che creeranno i lavori di domani. L’Italia avrà un futuro solo se la politica deciderà di archiviare la stagione della fuga continua dalla responsabilità. E penso che, all’interno di questa logica, un patto tra maggioranza e opposizione oggi sia una convenienza vera più per l’opposizione che per il governo. L’Italia ha bisogno di una cura di credibilità. E costruire un pezzo di futuro in modo condiviso può essere una parte cruciale di questa cura. Forza: è ora di agire”.  

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