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I rimpalli tra il Cav. e Salvini: federazione di centrodestra e legge elettorale

Salvatore Merlo

Berlusconi dice sì alla federazione con la Lega, ma pone tante condizioni. Mentre Conte lo invita a collaborare

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Oggi Silvio Berlusconi dirà che la proposta di federazione avanzata da Salvini è accettabile, purché si chiarisca qual è la politica della Lega nei confronti dell’Europa e del Mes. Già domenica sera aveva telefonato a Brunetta, che nella triangolazione col Pd ha ritrovato ragione d’entusiasmo: “Non prendere troppo l’iniziativa”, gli ha detto il Cavaliere. “Altrimenti rendi tutto più difficile”. E insomma il Sultano di Arcore prima va incontro al governo con le mani tese (e ieri Giuseppe Conte gliele ha afferrate: “Approccio responsabile”) poi però rallenta, si volta e sorride a Salvini.

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Oggi Silvio Berlusconi dirà che la proposta di federazione avanzata da Salvini è accettabile, purché si chiarisca qual è la politica della Lega nei confronti dell’Europa e del Mes. Già domenica sera aveva telefonato a Brunetta, che nella triangolazione col Pd ha ritrovato ragione d’entusiasmo: “Non prendere troppo l’iniziativa”, gli ha detto il Cavaliere. “Altrimenti rendi tutto più difficile”. E insomma il Sultano di Arcore prima va incontro al governo con le mani tese (e ieri Giuseppe Conte gliele ha afferrate: “Approccio responsabile”) poi però rallenta, si volta e sorride a Salvini.

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La vita politica è una faccenda allegramente interstiziale. E così, come Berlusconi conduce due partite parallele, una con la Lega e una con il Pd, mentre lascia che i plenipotenziari di Mediaset parlino con i sottosegretari grillini (e Gianni Letta con Luigi Di Maio), mentre rassicura anche Salvini (oggi potrebbero sentirsi assieme a Giorgia Meloni), ecco che il leader della Lega fa lo stesso identico gioco. Allentata infatti la strategia irruente, rozzamente provocatoria nei confronti del Cavaliere – le risoluzioni contro Mediaset e lo scippo di tre deputati a Forza Italia – ecco che la Lega deposita sabato notte una risoluzione al Senato, in vista del voto di giovedì sullo scostamento di bilancio, che avvicina le posizioni dei due partiti: “Votiamo sì, a condizione che si abbassino Iva e Irap”. Che non è diverso da ciò che dice Forza Italia. Allo stesso tempo Salvini avanza anche la proposta di una federazione di centrodestra. E insomma, in un attimo, il segretario della Lega rivela di essere tornato a fare politica, a giocare di strategia e non di muscoli. Si sente insomma dietro queste ultime scelte un passo più riflessivo, furbo, un andamento che viene attribuito, come sempre succede quando la Lega non appare scomposta, ai consigli di Giancarlo Giorgetti, il vicesegretario. Chissà. E’ d’altra parte Giorgetti che da tempo ripete, riferendosi ai rapporti con gli alleati del centrodestra che “un aggiornamento della proposta politica è necessario. La proposta del centrodestra dovrà tenere conto di quello che è cambiato. Dev’esserci spazio per tutte le articolazioni, i sovranisti ma anche i popolari e i liberali”.

 

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Dunque la federazione. Che oggi Berlusconi non rifiuterà. Ma ponendo tante condizioni a Salvini. Forse abbastanza da gettare la palla nuovamente nel campo della Lega. E infatti il gioco nel centrodestra è tutto tattico, per adesso. Ciascuno degli attori sul proscenio, Salvini come Berlusconi, un po’ recita, prova a stanare l’altro. D’altra parte si sa, perché lo raccontano la politica e la cronaca, che ciascuno di loro è assalito da un sottile fastidio per i compagni di coalizione da averne forse persino paura. Salvini e Giorgia Meloni si prendono, e non solo perché sono concorrenti e addirittura alternativi: pescano nello stesso stagno, con lo stesso amo e addirittura con la stessa esca. Quanto a Berlusconi, oltre alle aziende, sono in questione sentimenti d’orgoglio, rivalsa, desiderio, tutti ingredienti di una vicenda classica. L’istinto, e una parte della sua Corte, sempre gli suggeriscono di maneggiare Salvini con quei riguardi, quelle particolari circospezioni e cautele che si debbono alle bestie feroci. Eppure la voglia di liberarsi del più giovane padano è forte, malgrado non gli stia antipatico. E da tempo la voce di Gianni Letta risuona abbastanza chiara a questo proposito: “Salvini non ti vuole”, “non ti rispetta”, “vuole metterti da parte e non lo nasconde nemmeno”. E’ anche per questo che il governo tra la sinistra e i grillini assume agli occhi del Cavaliere le parvenze di un’opportunità. La lima per segare le catene che Salvini gli ha stretto alle caviglie si chiama riforma elettorale proporzionale. Lo scenario, e l’obiettivo, ancora innominabile, che sta sullo sfondo di ogni mossa. Oggi Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia terranno una conferenza stampa congiunta, al Senato. Tutti insieme, uniti per chiedere le dimissioni del grillino Morra dalla presidenza della commissione Antimafia. Ma questa è la superficie liscia al di sotto della quale si agitano contraddizioni (e ambizioni) divergenti.

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