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Cercasi una Lega bavarese (modello Csu)

Il nuovo patto del Nazareno può liberare anche la Lega

Perché il possibile dialogo tra Berlusconi e il governo può trasformarsi in un vaccino contro l’estremismo salviniano (e può costringere anche la Lega a fare i conti con la fine del sogno nazionalista)

Claudio Cerasa

Ciò che non è stato descritto a sufficienza ha a che fare con la presenza nella Lega di un fronte politico silente ma non assente che spera in un accordo di Forza Italia con il governo non per mettere al tappeto Berlusconi ma per provare a mettere al tappeto il salvinismo

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C’è una storia interessante, e finora poco raccontata, che riguarda un tema direttamente collegato alle improvvise e splendide fibrillazioni del centrodestra. Le fibrillazioni sapete ormai perché ci sono e sapete anche da cosa nascono: un pezzo di centrodestra (quello guidato da Silvio Berlusconi) considera  prioritario trovare un modo per non respingere a priori la proposta del governo di lavorare insieme allo scostamento di bilancio (con un doppio relatore) e di porre insieme le basi anche per la costruzione del Recovery fund (208 miliardi di euro). Forza Italia ci sta e il gruppo dirigente del suo partito (in particolare Gianni Letta) sta studiando un modo concreto per avviare la collaborazione con il governo (sarà sufficiente votare insieme lo scostamento di bilancio o sarà necessario un rimpasto con qualche ministro tecnico d’area?).

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C’è una storia interessante, e finora poco raccontata, che riguarda un tema direttamente collegato alle improvvise e splendide fibrillazioni del centrodestra. Le fibrillazioni sapete ormai perché ci sono e sapete anche da cosa nascono: un pezzo di centrodestra (quello guidato da Silvio Berlusconi) considera  prioritario trovare un modo per non respingere a priori la proposta del governo di lavorare insieme allo scostamento di bilancio (con un doppio relatore) e di porre insieme le basi anche per la costruzione del Recovery fund (208 miliardi di euro). Forza Italia ci sta e il gruppo dirigente del suo partito (in particolare Gianni Letta) sta studiando un modo concreto per avviare la collaborazione con il governo (sarà sufficiente votare insieme lo scostamento di bilancio o sarà necessario un rimpasto con qualche ministro tecnico d’area?).

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Le reazioni di Salvini rispetto a questo scenario sono state già descritte (arruolamento di parlamentari di Forza Italia, applausi per le inchieste contro Forza Italia, iniziative parlamentari contro Mediaset). Ciò che invece non è stato descritto a sufficienza ha a che fare con la presenza nella Lega di un fronte politico silente ma non assente che spera in un accordo di Forza Italia con il governo non per mettere al tappeto Berlusconi ma per provare a mettere al tappeto il salvinismo. Una vecchia volpe della Lega ci offre fuori dalle virgolette un ragionamento di questo tipo che vale la pena di seguire.

 

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Primo punto: nella Lega sono in molti ad avvertire il lento declino di Matteo Salvini e in modo più o meno discreto la Lega sta pensando a cosa fare in caso di collasso (anche per ragioni non politiche) dell’attuale leadership. Secondo punto: la Lega che sogna di superare l’attuale modello salviniano (e che si ispira al modello degli alleati bavaresi della Merkel: la Csu) non è solo quella incarnata dalla figura di Giancarlo Giorgetti (che proprio a questo giornale ha detto che “in un mondo che cambia deve cambiare anche la Lega”) ma è anche quella Lega pragmatica legata al nord che si presenta con un profilo più di governo e meno di lotta (Massimiliano Fedriga,  Massimo Garavaglia, Riccardo Molinari). Punto numero tre: un possibile avvicinamento di Forza Italia alla maggioranza (il punto oggi non è più il se, ma è il come) porterebbe un pezzo importante della Lega a chiedersi quanto nel lungo periodo possa essere sostenibile l’estremismo nazionalista in una stagione pandemica. E porsi questa domanda avrebbe due conseguenze immediate, che anche al governo stanno considerando: valutare se vi sia un pezzo di Lega disposto a staccarsi da Salvini per avere voce in capitolo nella più grande stagione di spesa mai vista dall’Italia dal Dopoguerra a oggi o valutare in alternativa se nella stagione post trumpiana e post populista sia possibile cercare di cambiare il salvinismo senza provare a cambiare direttamente Salvini. Difficile prevedere oggi gli scenari futuri. Più facile però notare che allo stato attuale ad aver preso la tessera numero uno del partito dei rottamatori del salvinismo non è un nemico di Salvini ma è proprio un suo alleato: il super Cav.

 

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