PUBBLICITÁ

La scelta del commissario

Il destino sospeso della Calabria infelix

I sindaci calabresi chiedono a Conte un "metodo" diverso, Conte promette "un cambio di passo"

Marianna Rizzini

La girandola di dimissioni, la questione Gino Strada, e il nome nuovo da trovare "con attenzione all'aspetto economico". Intanto si parla di Federico D'Andrea, ex investigatore delle Fiamme Gialle. E (con meno forza) dei medici Pellegrino Mancini e Narciso Mostarda e del prefetto Francesco Paolo Tronca. Ma c'è chi vorrebbe il procuratore Gratteri

PUBBLICITÁ

La disgregazione, la confusione, l’onta, il contagio, il colore rosso, i commissari, i tribunali. E, un attimo prima, il grande lutto: è poco più di un mese, dalla morte della Presidente della Regione Jole Santelli, che la Calabria vede – riflessa negli occhi di chi da Roma vuole risolvere il problema – l’immagine di un luogo condannato al crollo delle aspettative, delle illusioni e delle speranze. E però non si riconosce, in quest’immagine di “Calabria infelix”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


La disgregazione, la confusione, l’onta, il contagio, il colore rosso, i commissari, i tribunali. E, un attimo prima, il grande lutto: è poco più di un mese, dalla morte della Presidente della Regione Jole Santelli, che la Calabria vede – riflessa negli occhi di chi da Roma vuole risolvere il problema – l’immagine di un luogo condannato al crollo delle aspettative, delle illusioni e delle speranze. E però non si riconosce, in quest’immagine di “Calabria infelix”.

PUBBLICITÁ

 

E ieri, nel giorno in cui, ennesima brutta notizia, è stato arrestato il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini (FI), con l’accusa di voto di scambio nell’ambito dell’inchiesta “Farmabusiness”, una delegazione di sindaci calabresi arrivava davanti a Palazzo Chigi, per protestare contro il metodo seguito  negli ultimi anni: balletto di commissariamenti, fino al disastroso presente. Un presente che ha visto, in pochi giorni, le dimissioni (fortemente volute dal premier) di Saverio Cotticelli, colui che “non sapeva” di dover fare un piano Covid per la Regione, e poi le altre dimissioni (sempre fortemente volute dal premier) di Giuseppe Zuccatelli, colui che, nonostante il buon curriculum, mesi prima aveva fatto una gaffe-boomerang sulla non utilità delle mascherine; infine la rinuncia fulminea di Eugenio Gaudio, già rettore dell’Università La Sapienza, ufficialmente costretto (ma ufficiosamente giustificato da altri motivi) a dire un “no” ex post per via della contrarietà della moglie a trasferirsi a Catanzaro.

 

PUBBLICITÁ

Sullo sfondo c’è Gino Strada, il medico di Emergency. Che apparentemente piace in area Cinque Stelle, anche se non con l’unanimità che ci si potrebbe aspettare. Fatto sta che, al momento, Gino Strada ha un mandato, in Calabria, sui Covid Hotel e sugli ospedali da campo, anche se in fonti locali fanno notare “che, a parte i grandi hub ospedalieri di Catanzaro, Cosenza e Reggio, ci sono ospedali più decentrati quasi vuoti, e in grado di accogliere pazienti”. Non solo: i calabresi, dopo l’arrivo di Gino Strada, dice il leghista presidente reggente Antonio Spirlì, “non vogliono essere trattati come un paese in guerra del terzo e quarto mondo. I calabresi hanno il diritto sacrosanto di gestire la propria sanità”.

 

“Vogliamo scelte condivise, commissariamenti a breve termine, più risorse”, hanno detto ieri i sindaci, ricevuti a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, alla presenza del ministro della Salute Roberto Speranza. E Conte, che qualche giorno fa si è assunto “la responsabilità” delle scelte sbagliate, come ha ricordato ieri la sottosegretario alla Salute Sandra Zampa, ha assicurato che “l’attenzione sarà massima”, con l’obiettivo di ritrasformare in “ordinaria” una gestione commissariale che “si trascina come straordinaria da dieci anni”.

 

Il commissario sarà quindi “a tempo”, dice il premier. E, a chi attendeva una rapida decisione sul suo nome, magari per oggi, magari nel corso del Consiglio dei ministri sul decreto Ristori ter, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo diceva che no, “il governo ha intenzione di prendere qualche giorno in più; ha capito l’errore che ha fatto”. E però dal governo, in serata, giungeva la precisazione: “Ci vorrà il tempo necessario, la decisione avverrà nelle prossime ore”. Ore e non giorni, dunque, ma il problema resta: sbagliare una quarta volta aggiungerebbe surrealtà a una realtà già complessa, a destra come a sinistra, visto anche l’appuntamento ravvicinato del voto regionale, la prossima primavera (tanto che ieri, dopo l’arresto di Tallini, riemergevano persino le Sardine). 

PUBBLICITÁ

 
Ma quali caratteristiche deve avere il commissario? “A Roma ci si sta concentrando sull’aspetto economico”, dicono a Catanzaro. Può voler dire che il candidato più in linea con questa esigenza, Federico D’Andrea – calabrese trapiantato a Milano, ex investigatore delle Fiamme Gialle ai tempi di Mani Pulite, poi manager e guida di organismi di Vigilanza di Metropolitane Milanesi, Fondazione Fiera, Banco Bpm, nonché consulente del sindaco Giuseppe Sala – è davvero il primo della lista? O può voler dire che l’altro candidato Pellegrino Mancini, direttore del Centro Regionale Trapianti del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, è  troppo “medico” e quindi non adatto, e  non soltanto perché piace all’opposizione, indicato com’è da Matteo Salvini?  Nel bailamme, c’è chi parla del prefetto Paolo Tronca e chi del medico Narciso Mostarda, direttore generale della Asl Roma 6, e chi vorrebbe consegnare tutta la Regione a Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro che, a “Otto e mezzo”, ha definito Strada uno che “ha fatto grandi cose” ma non va bene come  commissario in Calabria. Intanto anche Salvini incontra i sindaci, spingendosi metaforicamente oltre, e cioè al tema “Ponte sullo Stretto”. 
 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ